Anno 1779: le strade della Comunità di Barga (terza parte). La via Imperiale della Giovicchia.

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Con il precedente articolo ci siamo fermati alla discesa della Giovicchia, detta anche nel passato il Pontaccio, vedendo quanto sia stato importante per Barga quel delicato passaggio della sua Strada Imperiale, che tramite il Ponte sull’Ania, conduceva il passeggero da Barga alla capitale Firenze, Lucca, Pisa e così dicendo.

Per tenerci sul reale e capire meglio le cose di Barga, intanto va detto che in questi 1779, da sette anni, ha avuto termine l’Ufficio del Podestà per dare spazio a quello del Vicario Regio, mentre la vecchia amministrazione della comunità è cambiata con l’istituzione del Gonfaloniere. Questa riforma o nuovo regolamento della Comunità era entrata in vigore con il 1° gennaio 1777. In pratica prima il Podestà aveva un’ingerenza anche nella conduzione pratica della podesteria, sempre in accordo con l’Assessore dei Consoli del Consiglio (quasi un sindaco) mentre ora i suoi poteri si sono divisi in due: Vicario Regio e Gonfaloniere. Barga entra in questi anni, pian piano, nella provincia pisana e l’amministrazione pratica delle cose da farsi, Cancelleria e Comunità, mentre prima avevano come referenti i vari uffici fiorentini, ora tutto passerà sotto il controllo pisano, tramite l’Ufficio dei Fossi di Pisa. Tutte queste cose e altre, sono state sancite da tre anni dal Granduca Pietro Leopoldo, come la nuova composizione del Consiglio, che ora, come detto, avrà un Gonfaloniere (sindaco), cinque Priori e dodici Consiglieri.

Illustrato un poco come fosse il nuovo ordinamento della Vicaria di Barga, si torna al nostro percorso assieme al tecnico settecentesco Merrighi. Dall’immagine che apre l’articolo e come si era già accennato, vediamo che oltrepassata la discesa del ponte della Giovicchia, ormai quasi un pontaccio, la strada, come ancora oggi, riprendeva una certa linearità. La discesa della Giovicchia, però, presentava sempre dei nuovi problemi da dover affrontare e rispetto a quanto si narra nel Registro o Campione delle Strade di quest’anno 1779 che noi teniamo a riferimento, quando saremo all’allora futuro anno 1782, possiamo dire che le cose sono peggiorate. Infatti, si ha l’inizio della quasi impossibilità del transito ai Barrocci e si ragiona di un intervento, non solo limitato allo sbalzo sempre più drammatico, ma anche a tutta la via sino a Fornaci, questo per renderla più agevole.

Sono anni che un po’ tutte le strade del Vicariato sono poste sotto controllo e si supplica anche il Granduca affinché voglia prendere in esame un suo intervento, atto a non lasciare scollegata Barga dal resto delle terre, soprattutto circa la sua via Imperiale in direzione del nuovo capoluogo: Pisa ma anche Lucca da cui si doveva transitare. La questione si risolse con l’invio a Barga di Scudi 300, essenzialmente per la Giovicchia.

Eccoci allora a dire qualcosa di ciò che sotto il pontaccio della Giovicchia, si presentava al tecnico Merrighi che in genere descrive la strada, come tutte, a volte con riferimenti a importanti presenze. Infatti, nota che, a destra ci fosse il sito delle Forche, che ora, 1779, passati soli ventitré anni, vide ciondolare due giovani uomini disertori da un esercito e che pensarono di vivere nel Granducato attuando rapine e altro, lì portati dalle carceri di Barga e così issati e lasciati cadere, risultando poi come due panni pesi stesi al sole dell’11 settembre 1756 e, infine, squartati con l’esposizione di parti del corpo lì, lungo la via.

A proposito delle forche ci sarà poi un passaggio si storia molto interessante, quando il Granduca Pietro Lepoldo, correva l’anno 1786, fu in visita alla Vicaria di Barga. Tutti sanno che questo sia l’anno che per la prima volta in tutto il Mondo, nel Granducato di Toscana, si abolì la pena di morte. La firma sull’importante atto si ebbe a Pisa il 30 novembre di quell’anno, la data che poi è stata scelta per festeggiare, ogni anno, la Toscana. Il giorno della visita granducale fu scelto ad hoc nei giorni della festa del patrono a Barga, ossia, San Cristofano, cioè, alla vigilia del ventiquattro e poi il 25 luglio, giorno della ricorrenza.

Di quell’avvenimento si ha una memoria grazie all’illuminato Operaio del Duomo di Barga Francesco Bertacchi:

Barga 24 – 25 luglio 1786Anche questa Terra è stata onorata della presenza dell’Amabilissimo Nostro Real Sovrano. La mattina pertanto del dì 24 del corrente, dopo le ore 7 e proveniente dai Bagni di Pisa, (facendo quindi la via Imperiale della Giovicchia) giunse qui la Reale Altezza Serenissima, incontrata fuori dalle Porte da questi Ministri Regi, dalle Persone Nobili e principali del luogo e fra i replicati evviva di numeroso Popolo, al suono di tutte le campane, andò a smontare al Palazzo Pretorio, dove dopo breve riposo accordò benignamente udienza a chiunque la domandava.  Il giorno 25, San Cristoforo, fu alla Santa Messa in Duomo e nel pomeriggio, uscendo da Porta Macchiaia, accompagnato dai Regi Ministri, Nobili, Primari del Paese e da un immenso Popolo, s’incamminò verso Sommocologna, Castello di questo Vicariato dirigendosi per il nostro Alpe alla volta del rinomato Santuario di San Pellegrino, dove si sa che giunse felicemente. In Barga fu molto munifico e in suo onore si raddoppiarono a sera i fuochi d’artificio che ogni anno si fanno per il Patrono.

Questo in sintesi ciò che annotò l’operaio Bertacchi, cui noi aggiungiamo quanto segue:

A noi interessa rilevare la via che fece il Granduca Pietro Leopoldo I per venire a Barga, infatti, proveniente dai Bagni di Pisa, sicuramente passò per il lucchese varcando poi la dogana di stato a Piano di Coreglia, così entrando nei suoi possedimenti, per poi scendere il Ponte sull’Ania, da lì raggiungendo Le Fornaci di Barga e da qui iniziando a salire la via principale che collegava la stessa Barga al lucchese: la via Imperiale Giovicchia. Eccoci al punto saliente: Chissà se giunto a fianco delle Forche che stavano su di un lato di quella strada alla sinistra poco prima del Ponte della Giovicchia, non si sia soffermato a osservarle e scrollando la testa viepiù convincendosi che era giunta l’ora di sopprimerle, cosa che fece dopo cinque mesi, in quel 30 novembre 1786.  Poi nel successivo 1787, i legnami delle stesse forche furono venduti dalla Comunità al Buglia delle Fornaci, che lì aveva la sua selva.

Detto quanto sopra, ora, però, andiamo avanti con il nostro cammino e vediamo che proseguendo la discesa della strada verso Le Fornaci s’incontra un bivio da dove, a mano sinistra, partiva una strada che conduceva alla chiesa di Loppia, costeggiando il colle che sovrasta l’attuale dirizzone della Via Provinciale a Fornaci di Barga (allora questa strada non c’era, perché fu realizzata negli anni ’40 del secolo XIX). Cosicché, costeggiando il colle ecco che la strada sterrata andava verso la chiesa, probabilmente imboccando l’attuale strada asfaltata che andando verso Barga, subito dopo il ponte sul rio della Cosca, porta alla chiesa.

Passato il bivio per la chiesa di Loppia, dice Merrighi, ecco che dopo non molto a mano destra si trova “L’Oratorio delle Fornaci”, allora intitolato al Nome di Maria e San Giuseppe. Dopo l’Oratorio, andando ancora avanti si poteva vedere a mano destra, cito testualmente, “la strada che viene da S. Piero in Campo”, poco più che un sentiero, oggi la Via della Repubblica, che portava anche alla casa dei Buglia. Le due cosiddette strade, della Giovicchia e di San Piero in Campo, si univano “in faccia alla casa di Giovanni Michele Togneri”. Poco più avanti, a mano sinistra, eccoci a una chiesetta con l’immagine della SS. Vergine, e pare che sia nei pressi della vecchia Fornace, quella che sino a non moltissimi anni fa, riceveva la visita almeno una volta l’anno da parte della Parrocchia di Ponte all’Ania. Quanto detto l’ha riferito allo scrivente un suo amico che abitava in quei pressi, che in qualità di chierichetto partecipò alla detta visita.

Dopodiché, narra Merrighi, si “attraversa il torrente Loppora” ma non dice il nome del ponte. A questo punto ma credo si sia capito, preme rilevare che non è assolutamente facile aggiornare a oggi quanto il Merrighi ci dice dei vari punti con cui descrive il suo tragitto. Comunque, andando avanti, ecco che sulla sinistra appare la casa del podere Angeli, da cui parte un tronco di strada che va verso Filecchio, poco più avanti eccoci alla via “detta Mergignini”, forse l’odierna Margini, da dove si arriva al “Portone della villetta del Sig. Giuseppe Verzani”. Noi si continua ad annotare che ora ci apprestiamo a passare su un ignoto ponticello detto “delle Palle” (memoria dei Medici?), da dove si va verso il “Fosso Maestro” su cui c’è un altro ponticello, e poco più avanti c’è una strada che sale a Pedona. Dopo pare di essere alla gora che prendendo l’acqua dall’Ania alimentava i molini e le gualchiere, e in effetti, si dice che c’è lì un molino del Giannotti. Finalmente eccoci arrivati al Ponte sull’Ania alla cui metà c’è il confine. La strada che passa sul ponte si dice che sia larga Braccia 4 e ¾ che sono metri 2 e 85 centimetri.

Questa che si è descritta con questo e il precedente articolo è la Strada Imperiale che da Porta Reale arrivava al Ponte sull’Ania e poi entrava nello Stato di Lucca, ma dalla stessa porta di Barga ne partiva un’altra per la Chiesa di Loppia, che poi, passando sul Ponte della Loppora (questo ponte era stato rifatto da poco tempo, perché l’aveva portato via una piena delle acque), attraversando La Trina e arrivava alla chiesa Parrocchiale di San Giusto a Tiglio. Ovvio dire che dalla chiesa di Loppia, facendo il tragitto all’indietro della strada prima citata, si poteva arrivare all’Oratorio di Fornaci.

Dice Merrighi che a Barga la strada al suo inizio fosse Braccia 6, ossia metri 3,60, e passava lungo il piede del Bastione, che poi è l’attuale strada che va al Sasso. L’antica struttura difensiva di Barga, il Bastione, gli sta come oggi alla sinistra, divisa in due: Bastione di sotto e quello di sopra che lambisce le mura della Terra. Camminando lungo il Sasso si arrivava all’Oratorio della Madonna della Neve alle Palmente, dove la strada gli passava davanti ma sotto una specie di porticato che oggi non esiste più. Esisterebbe, però, una vecchia immagine in foto che non si ricorda chi l’abbia in possesso, dove si vede il loggiato sotto di cui passava la strada. Poco sotto, a destra, c’è ancora oggi ciò che segnala anche Merrighi, ossia una strada che va verso le Fornaci, che passando sul Ponte della Loppora, sale il Solco, ovvio che siamo passati di fronte alla Chiesa di Loppia e salendo, dice Merrighi, si arriva al Podere e alla casa dei Niccoli, da dove a destra parte la strada per Filecchio, passando per le case Batastini. Ora stralcio ciò che scrive Merrighi, perché non è facile sunteggiarlo:

 “Poco sopra alla sinistra si trova un tronco di strada che scende nella Loppora, indi a destra si trova la Croce di Seggio, dove a destra mano si trova un tronco di strada che va verso i Pagnini, proseguendo si trova alla destra una chiesetta presso la casa podere delle Reverende Madri di San Domenico di Barga, indi si arriva all’Oratorio del Sig. dott. Francesco Guidi, che resta alla sinistra, dove la detta strada è larga Braccia 5.” (n.d.r. – metri 3).

Giunti qui, siamo a Seggio, e allora occorre dire che ancora oggi, poco prima di quest’oratorio, si può salire il poggio a sinistra per andare a vedere i resti del Castello, appunto, di Seggio, in antico Sex Segii. Sino a pochi anni addietro si poteva vedere ancora l’impiantito della chiesa di Sant’Andrea, poi una cisterna per l’acqua, oltre a vari muri che si presentavano qua e là, che in un punto davano l’idea di come si entrasse nel castelletto, da cui si ha una bella visione del Duomo di Barga, certamente per tenersi in contatto circa gli imprevisti intrusi nel territorio.

Il viaggio di questa strada continua per La Trina, con a destra una fonte, dice Merrighi, che scaturisce dalla vigna del Sig. dott. Giuliani, che dalla strada è distante Braccia 20, ossia 12 metri.  Poi si passa sotto la loggia della Chiesa delle Seggiane, dopo si arriva a Tiglio Basso presso la chiesina di San Rocco, che resta alla destra, da dove a sinistra si può imboccare la strada che va alla Terra di Barga, tutt’oggi è così, come il fatto che andando avanti, dalla chiesina di San Rocco, tramite una strada che sale il colle, si arrivi alla Parrocchiale di San Giusto, posta a Tiglio Alto.

Qui ci fermiamo e riprendiamo il nostro excursus delle strade con il prossimo articolo, in cui tratteremo di come si presentasse allora la viabilità uscendo dalla Porta di Borgo. (Fine terza parte – continua).

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