La leggenda del Salto del diavolo

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Lungo il sentiero dell’antica mulattiera che conduce da Barga all’abitato di Tiglio Basso, poco prima di attraversare il torrente Loppora, si trova una cappella molto piccola dedicata alla vergine Maria. La località prende il nome da un’antica leggenda detta “il Salto del diavolo”.

Sappiamo dal libro di Antonio Nardini “ Tiglio e il suo territorio” che in passato il santuario di Tiglio Alto era un luogo molto conosciuto tanto da attirare numerosi pellegrini che si recavano davanti al gruppo marmoreo dell’Annunciazione per chiedere delle grazie alla Vergine. Tra questi pellegrini, ci dice sempre Nardini, ritroviamo addirittura papi, principi e dogi. Non ci stupisce dunque che a seguito di questa fama tutte le leggende di Tiglio ruotino intorno alla figura della Madonna.

Si narra appunto, in un tempo non certo preciso come accade per tutte le leggende, che il diavolo, invidioso dei pellegrini che andavano a chiedere grazia alla Madonna di Tiglio, apparisse in quella località e spingesse nel torrente Loppora i malcapitati passanti. Gli abitanti di Tiglio impauriti si rivolsero alla Vergine chiedendo il suo intervento. Un giorno durante il passaggio di un pellegrino apparve il diavolo che, afferrato il passante, si recò sullo sperone di roccia posto proprio davanti all’attuale cappella per gettarlo nel fiume. Improvvisamente sulla roccia apparve la Madonna che stese la mano, liberò il pellegrino e scaraventò il diavolo su una roccia dove battè una forte colpo alla nuca. La tradizione popolare narra infatti che da allora nessun passante è stato più in pericolo, infatti come ringraziamento fu eretta quella piccola cappella che troviamo ancora oggi. Della leggenda oltre alla cappellina si trovano due segni: il primo sono le tracce di due piedi incisi sullo sperone della roccia e attribuite alla Madonna, il secondo è una roccia poco distante contenente un’incavatura ,per l’appunto dove si narra che il diavolo abbia picchiato la nuca. Ancora oggi alcune persone passando di là si stendono supine sul sentiero e provano se la loro testa combacia con quella del presunto demone. Molti altri lo considerano un luogo di grazia e si recano a pregare nella quiete del bosco all’interno della cappella. Insomma l’eterna lotta tra il bene e il male che alberga in ognuno di noi, trasformato nella leggenda del Salto del diavolo.

Questa versione della leggenda è quella che circola tra le persone più anziane di Tiglio, con minime differenze tra un ricordo e l’altro. Sfogliando invece le pagine del canonico Pietro Magri e del suo “Territorio di Barga”, si rileva l’esistenza di una tradizione completamente diversa. Nel suo libro infatti il Magri riporta una versione molto simile alla leggenda della costruzione del Ponte del Diavolo a Borgo a Mozzano: un contadino originario della località Serra avrebbe incontrato il diavolo mentre era intento a pregare a una cappellina dedicata a San Michele Arcangelo, sulla mulattiera che conduce a Tiglio. Il diavolo si fece promettere la prima anima di chi avesse varcato una determinata soglia, sperando di ottenere con l’inganno quella del contadino. Il colono, più furbo, prima riuscì a distrarre il diavolo facendolo saltare un paio di volte giù da una roccia, poi lo sconfisse definitivamente facendo valicare la soglia al proprio cane; al che il diavolo sparì con gran furia, lasciando le proprie tracce impresse sulle rocce.

Ricerca e articolo a cura di Raffaele Dinelli e Sara Moscardini

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