Passeggiando tra aspetti pubblici di Barga: arte e memorie collettive. L’arte alle Scuole Superiori e Medie di Barga.   (tredicesima parte)

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Questo di oggi è l’ultimo articolo con cui parleremo delle scuole di Barga e lo faremo analizzando le tre opere d’arte qui esistenti, volute espressamente per le allora nuove scuole, più una quarta, il busto di Leone che tiene sotto un uomo, proveniente dal Duomo di Barga e di cui diremo qualcosa a seguire. Intanto, riprendiamo il filo del nostro dire.

Il percorso evolutivo delle scuole di cui si è parlato nei precedenti articoli arrivò sino al progetto di spostarle proprio qui, nei possedimenti del Comune di Barga, già Angeli, poi Paffetti Pepi e infine Gherardi, in questo luogo che sta sul confine tra il Giardino e Canteo e dove ci siamo fermati, come nei precedenti articoli, per raccontare queste storie. Qui i lavori per le nuove scuole Medie e Magistrali, iniziarono con il 1961 e terminarono nel 1962, anno in cui ci fu l’ufficiale inaugurazione della nuova cittadella scolastica.

Va detto allora che quei lavori furono improntati al meglio e, come vedremo, si vollero anche abbelliti da opere d’arte di tutto rispetto. Infatti, con il progetto delle nuove scuole non si previdero solo le strutture ma anche, tramite l’arte, di trasmettere allo scolaro il senso che dovrebbe avere la scuola e soprattutto per lui.

Opere d’arte per queste scuole di Barga: scultura, pittura e ceramica, molto ricercate e incentrate sull’importanza dello studio tra la gente, con il fine di dare un preciso indirizzo emotivo a tutti i giovani, affinché abbiano speranza di poter contribuire a costruire una migliore società. Una bellezza in parte oggi nascosta e che speriamo non decada e cada irrimediabilmente, causa i lavori che si sono apportati in questi anni alle scuole e che seguiranno ancora nell’ala dello stabile verso est-sud.

Prima di dire qualcosa delle tre opere, espressamente richieste in quegli anni sessanta per abbellire le nuove scuole di Barga ad artisti allora operanti in provincia di Lucca, ci si deve soffermare a dire da dove provenga quel busto di Leone di cui si è fatto cenno sopra. Una storia che seppur e forse incompleta, abbia dell’interessante e meriti di esser raccontata.

Il leone è raffigurato nel suo busto ed è senza testa con ancora un uomo che gli sta sotto, anch’egli e parimenti scapezzato. Allora, quel busto di Leone, collocato sopra un parallelepipedo di travertino, fu fatto un tempo, probabilmente nel secolo XII, nella sua intera figura e posto con il suo gemello, ancora in essere, sopra una delle due colonne che fanno da limite laterale alla porta centrale del Duomo di Barga, guardandola, su quella a sinistra.

L’uso pratico dei due leoni, che sotto di sé tengono l’uomo peccatore che disperatamente li pugnala cercando di ucciderli, potrebbe voler dire che ognuno, entrando in chiesa e se commesso un peccato, si debba astenere dal disperato tentativo di difendersi dai guardiani della fede, bensì, da buon cristiano, che ognuno prima di solcare la soglia si contristi e si disponga in mitezza d’intenti.

Per meglio capire come fu che pervenne qui alle nuove scuole di Barga quella mozza scultura di un leone e uomo, va spiegato quanto segue. In pratica, accadde che durante i restauri del Duomo di Barga 1927-30, esattamente nel periodo 1935-36, la facciata principale del monumento, spiombante in avanti di oltre venti centimetri, occorresse di essere ripristinata nella sua esatta perpendicolarità. Per farlo si dovette smontarla, numerando ogni elemento, per poi ricollocarlo come in origine, ossia, prima della demolizione.

Lo scrivente per far capire cosa accadde al Duomo tra il 1935 e il 1936 e poi anche nei successivi 1937-38, ha ripreso da un suo lavoro, che è su questo Sito, dal titolo: Morando Stefani, Lino Lombardi e i restauri del Duomo di Barga, uscito il 4 febbraio 2012. A seguire l’elenco dei lavori attuati al Duomo effettuato allora da Mons. Lino Lombardi (il cronista dei restauri), dove si notino le parole usate parlando della facciata, cioè, totale demolizione, questo per non lasciare adito a dubbi di sorta circa l’importante opera intrapresa:

1935: Rafforzamento arcate interne che presentavano ampie lesioni longitudinali. Ripulitura dell’interno intonacato per riportarlo a pietra viva. Demolizione parziale e ricostruzione della parte centrale del fianco destro. Rifacimento del tetto. Aprile-Luglio: Demolizione totale della facciata principale e sistemazione dell’arco maggiore fra il nucleo primitivo e la parte centrale.

1936: Ricostruzione della facciata principale con riutilizzo delle pietre singolarmente numerate.

1937-1938: Nuova scala semicircolare all’ingresso principale e rifacimento del sagrato in marmo bianco. Messa in opera di vetrate istoriate nella parte posteriore e di lastre di alabastro egiziano nella parte anteriore e chiusura delle finestrature. Consolidamento del muraglione che circonda il complesso del Duomo. Rifacimento della pavimentazione con lastre in “rosso di Filettole” in sostituzione del vecchio manto in cotto. (Il pavimento fu rifatto in marmo rosso perché durante i restauri furono trovate tracce di un’antica pavimentazione del sec. XIV in pregevole marmo “rosso di Maremma”. Informata la Soprintendenza, si compiacque dell’interessante novità e dette il suo benestare affinché fosse interamente ripristinato. La Corsonna, gennaio 1935, n. 2.)

 

Chiaro e ovvio che con tutta la facciata, pietre comuni e opere d’arte, anche i leoni della porta centrale giunsero a terra ed essendo che uno era rotto, probabilmente scapezzato prima dell’Ottocento, causa la caduta di sassi dal campanile molto spesso colpito dai fulmini, ecco che si affidò l’incarico a un abile scalpellino di rifarlo.

Probabilmente, dato che per il Duomo erano diverse le occasionali commesse affidate a scultori di Carrara e Pietrasanta, a uno di questi abili scultori, rimasto per ora ignoto, certamente venuto a Barga per misurare gli spazi per certi lavori da eseguire (balaustre, altare centrale, ecc.), ecco affidargli anche l’incarico di fare un nuovo leone che fosse uguale a quello intero della facciata, ora posto a terra e facilmente visibile. Questa è un’intuizione, però non casuale ma frutto di osservazioni e raffronti visivi su foto d’epoca, il cui risultato ci ha portato a quanto ora, si è detto e che pensiamo seguisse senza far baccano. Dopodiché, al montaggio della facciata, eccolo di nuovo e bello il leone con la sua testa e quella dell’uomo che tiene tra le sue grinfie.

Questo fu un passaggio cui ne seguì un altro, diremo fondamentale per il nostro discorso e consistente nel fatto che il leone mozzo non fu buttato via, anzi, quando i restauri terminarono, fu messo in una sorta di piccolo museo a cielo aperto, eseguito vicino al palazzetto del Podestà.

Infatti, vicino alla loggia, furono messe in mostra delle cose, all’apparenza strane, ma di un significato fondamentale per capire tutto il restauro eseguito al Duomo. Per esempio due grandi lastre rettangolari di alberese con dentro una colata di cemento, che raffigurasse a tutti il metodo che era stato usato per il restauro, ossia, tra la pietra esterna e quella interna al Duomo, dentro fu accolta una colata di cemento, così com’erano seguite le nuove murature per tutto il perimetro della chiesa, attenzione, quelle rifatte totalmente, parte del lato sinistro e destro e la facciata.

Ovviamente al comune cittadino, come lo ero io da piccolo quando mi portavano a giocare sull’Arringo del Duomo, guardando quelle cose senza targhette, che avrebbero conferito un valore alla cosa, mi pareva come se qualcuno avesse dimenticato di portarle via. C’era anche la capovolta vasca battesimale dello scultore Giovanni Battista Lorenzi (Settignano 1527-28 – Pisa 1594), capovolta affinché non contenesse l’acqua piovana. Su questa vasca rovesciata ci si poteva montare anche sopra, come avrebbe detto Totò: ed io lo feci! Ovviamente con l’aiuto del centrale perno di ferro che spuntava e che era servito per la sistemazione sulla sua colonna.

Oggi, con il suo piedistallo, la vasca battesimale del Duomo è dentro il Museo che è lì esistente al palazzetto, di cui lo scrivente, orgogliosamente, partecipò alla realizzazione negli anni settanta del Novecento, mentre prima del restauro, pensiamo, ma non siamo a conoscenza dei tempi dell’uso, era nel Duomo in sostituzione di quella antica, allora dismessa, seppur sempre rimasta lì accanto e oggi ritornata all’usata funzione. (55)

Tra queste cose c’era anche il leone mozzo, poggiato sopra un grande blocco di marmo, che fu la base su cui poggiava, un tempo, il libro aperto dove sopra c’era il ricordo di Arnaldo Mussolini (Predappio 1885 – Milano 1931), che era stata tolta nel dopoguerra 1940-45 per le ovvie necessità politiche. Poi, successe in concomitanza con i lavori delle scuole in Canteo, che il leone mozzo, a suo tempo e come detto, sceso dalla colonna della porta centrale del Duomo, si togliesse dal palazzetto dei Podestà, forse a rischio furto per la sua antichità, così portandolo alle nuove scuole, nella posizione che ha ora e che da allora, 1962 c.a. mai ha cambiato la sua posizione.

Circa il rischio furto va detto che allora, le scuole medie e superiori, dopo la loro funzione didattica, restavano chiuse al pubblico con il serrarsi del cancello e dentro ci restava solo il custode che abitava la casa, per lui realizzata. Ovvio dire che anche il manufatto fosse posto in una condizione di maggiore controllo e quindi sicurezza.

Dato che a noi ora parlano i leoni del Duomo che sono sulla porta centrale, mi sovviene una memoria molto bella che riguarda il leone di destra, scritta nel 2006 da Giovanni Ghilardi nella pubblicazione degli Atti del Quindicesimo Convegno Studi Borgo a Mozzano, dove egli parla di una famiglia di scalpellini di Chifenti, i Bruciati. Una storia molto affascinante e che riguarda, oltre al Duomo, anche dei lavori da loro effettuati per il cimitero di Loppia.

Per il Duomo di Barga si narra nella bella e articolata memoria, che esiste un ricordo orale che vuole i Bruciati autori, cito il brano testualmente dal lavoro di Giovanni Ghilardi:

Alcuni pezzi del leone in pietra sul lato destro del portale del duomo di Barga a suo tempo danneggiato da eventi bellici.

Gli eventi bellici e quasi inutile ripeterlo: i drammatici sette mesi in cui Barga rimase al centro della Linea Gotica, con cannoneggiamenti e bombardamenti aerei.

Si era iniziato l’articolo con il dire che avremmo parlato anche delle altre tre opere d’arte ma visto lo spazio che ci ha preso questa memoria del leone mozzo che è qui alle scuole, bene, forse è meglio che si posi la penna o meglio si smetta di battere sulla tastiera, fissandoci appuntamento con il prossimo articolo, con cui continueremo questo nostro racconto con la rivisitazione documentata delle opere d’arte esistenti nella Cittadella Scolastica di Barga.

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55) Per notizie su Giovan Battista Lorenzi (Settignano 1527-28 – Pisa 1594), vedi: Maestri del Legno a Barga di Maria Pia Baroncelli, Fondazione Ricci Onlus, 2013. Pagg. 83-84.

 

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