Passeggiando tra aspetti pubblici di Barga: arte e memorie collettive. Le Scuole Superiori di Barga  (dodicesima parte)

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Siamo alla dodicesima stazione del nostro pellegrinare tra gli aspetti collettivi e memorie d’arte di Barga. Riprendiamo allora il filo interrotto con il precedente articolo ed eccoci allora ad approfondire un poco come progredì in Barga l’idea dell’educazione scolastica, come si evolse negli ultimi secoli.  Per alcune notizie sulle scuole a Barga nei secoli precedenti si rimanda il lettore a leggere l’articolo: La scuola a Barga nei secoli XV e XVII. (49)

Detto quanto sopra, vediamo in pratica che sul finire del secolo XVIII a Barga l’istruzione era disimpegnata, per la parte femminile, dalle suore di San Domenico, mentre, grazie all’intervento della Comunità e di religiosi, per la parte maschile. Erano scuole primarie, con propensioni di maggiore innalzamento culturale, specialmente curate nell’ambito clericale: l’istruzione era fortemente regolata, controllata e voluta tale dalla Chiesa, per certi versi da considerarsi assai avanti rispetto alle comunità civili e laiche, uno stato di cose che l’Illuminismo cercò man mano di affievolire per rendere la conoscenza più ampia, critica e non limitata ad ottiche volute e tenute particolari. Per il convento di San Domenico a Barga mi sovviene una storia che riguarda un mio avo e l’anno è il 1749, ma la vicenda, caro lettore e se vorrai, leggila in nota. (50)

Siamo agli anni in cui la Toscana Granducale, grazie a Pietro Leopoldo, inizia a rimodellare il suo assetto statale. Tutto un gran lavoro istituzionale che fece della Toscana un esempio in tutto il mondo (abolizione della pena di morte) ma anche europeo. Un cantiere che ispirò le future riforme francesi e che vide interessata, nei suoi limiti, anche Barga, la vicaria fiorentina che ancora stava in Garfagnana come un isola che fungeva da cerniera tra i possedimenti lucchesi e modenesi, a questi due stati, nella parte superiore del Serchio, essendo molto utile.

Andando avanti, ecco che con l’istituzione dei granducali conservatori di studio, per Barga prende avvio tutta un’osservazione circa lo stato educativo e ci fu la speciale attenzione all’istruzione femminile che già si praticava presso il convento di San Domenico sorto poco dopo la metà del secolo XVII.

L’ingresso al domenicano convento, da quanto si tramanda, s’incontrava poco dopo essere entrati da Porta Reale, salendo la via del Pretorio, cinquanta metri a sinistra c’è ancora una scaletta di pietra che sale alla porta, ma aveva anche una parte che dava sulla via di Mezzo, di fronte alla chiesa della SS. Annunziata. Questo luogo di culto e già deputato allo studio ancor prima delle dette riforme, lo scelsero i superiori come sede del futuro Conservatorio a Barga.  Sennonché accadde che il Granduca, Pietro Leopoldo D’Asburgo-Lorena, quando nel 1786 venne in visita a Barga, nel suo pellegrinare in super visione tra i vari e importanti luoghi all’interno del Castello (della Terra di Barga) si accorgesse che lo istituendo e già deciso Conservatorio al convento delle suore oblate di San Domenico, come pratica idea, non reggesse il confronto con le possibilità offerte dal monastero delle Clarisse di Santa Elisabetta. Infatti, quest’ultimo luogo aveva già un certo sviluppo edilizio che ben si notava anche nel Terrilogio dei Beni redatto l’anno 1730 dall’avo dello scrivente, il cartografo Domenico Cecchi, dove, nelle prime pagine si raffigurava la planimetria dello stabile e dei terreni intorno, così mostrando tutte le ovvie possibilità di sviluppo. (51)

Successe allora, seduta stante, che si revocasse l’attuata scelta di dove istituire il Conservatorio degli Studi, così scegliendo il Santa Elisabetta. Forse per non scontentare troppo le suore oblate di San Domenico, per il vero strinte in un luogo abbastanza angusto e di non possibili evoluzioni, fu deciso di trasferirle, onorevolmente, al nuovo luogo e così di alienare l’abbandonato convento.

Il monastero di Santa Elisabetta ospitava le suore votate dette Professe Clarisse che nel momento di accogliere le Oblate di San Domenico persero, non di persona, ma per le future suore, l’obbedienza francescana dovendo accettare  la regola delle Oblate. La cerimonia del trasferimento fu molto indicativa e religiosamente importante ma per giungere ad attuarla era stato richiesto dal Granduca di Toscana il permesso al superiore ecclesiastico della Diocesi di Lucca, che accordò  l’unione delle suore ma vietò per il futuro la vestizione di giovani con il pronunciamento dei voti. La cerimonia coinvolse tutta Barga e in pratica vide la Comunità rappresentata dal Vicario Regio Claudio Masini, il Confessore delle Oblate e l’Operaio del Conservatorio o Convento, assieme a delle “Matrone” delle maggiori famiglie di Barga, recarsi il 10 settembre 1788 al San Domenico a prelevare e accompagnare in processione le suore che in quel giorno avrebbero fatto il loro ufficiale ingresso al Conservatorio di Santa Elisabetta. (52)

Il corteo con le suore, dopo duecento metri di percorso, arrivato alla porta della chiesa di Santa Elisabetta, lì ad accoglierlo c’era l’Operaio, Jacopo Ciarpi, il Proposto di Barga Giovanni Francesco Menchi, il Confessore, con altre rispettabili persone. Lì ci fu l’adorazione del SS. Sacramento, certamente esposto nella chiesa di Santa Elisabetta e poi l’accettazione delle Oblate del San Domenico tramite la Priora e Vicaria del Santa Elisabetta, dopodiché ci fu il rinfresco nel refettorio, che si svolse in reciproca armonia e rispetto della decisione del Granduca. La mattina del 16 settembre dello stesso anno prese avvio il Conservatorio di Studi, detto “scuola delle Zittelle”, ossia, ospitando le prime educande a convitto e il tutto ancora nel rispetto delle dettate norme. Quest’idea delle Zittelle ci riporta a momenti successivi l’Istituzione Conservatorio, quando della donne di Barga e anche di fuori, qui erano accolte o per maestre o altri servizi e dovevano avere e mantenere questa caratteristica. (53)

Questo passaggio si può definire l’inizio di una storia i cui frutti sono vivi ancora oggi. Infatti, cari amici e lettori che con me state seguitando questa passeggiata, ascoltate bene che ora dirò come fu che nacque in Barga, al monastero Santa Elisabetta, la prima scuola superiore di tutta la Valle del Serchio, l’Istituto Magistrale. Come compendio alle informazioni che vedremo, va detto che questo Istituto raggiunse un importante ruolo educativo nel corso degli anni ’60 del Novecento, per numero d’iscritti, assurgendo a essere uno dei primi istituti di tutta la Provincia di Lucca, con un gran numero di educande che vivevano dentro il Conservatorio ma anche in case private. Del resto era molto consigliata l’idea di frequentare le Magistrali, perché con il conseguito diploma si potevano seguire le vie dell’insegnamento elementare, mentre per gli altri istituti era quasi un obbligo continuare sino alla laurea.

Se del raggiunto risultato l’Istituto Magistrale ne ebbe il plauso, è vero anche che gli si mosse contro una sotterranea lotta per ridimensionarlo. Infatti, si legge in un libro che si occupò dello stato educativo Valle del Serchio: “Per quanto riguarda le Magistrali di Barga, l’Istituto è stato, fino al ‘69-70, la scuola più grossa del comprensorio, contribuendo in maniera notevole alla distorsione degli indici di distribuzione della popolazione scolastica tra i vari indirizzi di studio.” (54)

Dal 1788 della nascita del Conservatorio degli Studi, prima di arrivare all’istituzione delle Magistrali, erano passati più di cento anni, però fu un periodo in cui l’istruzione all’interno del Santa Elisabetta, seppur pian piano, andasse crescendo, mantenne sempre un’austerità di propositi che ancora oggi conferiscono allo stabile un’aura di nobiltà, proprio perché qui c’è l’origine delle scuole superiori, che ancora vivono, dove la gioventù si forma, facendo di Barga un importante centro scolastico.

Caro compagno di questa virtuale passeggiata, sappi ora che già nel corso degli anni ’20 del Novecento l’Istituto Magistrale inizia a costituirsi al Santa Elisabetta. Nel 1922, tramite una pubblicazione del Ministero della Pubblica Istruzione, vediamo che all’interno del Conservatorio è operante tutta una struttura scolastica, con personale direttivo, di vigilanza e insegnante. Da ciò che si insegna, che va dall’Italiano, alla Storia e Geografia, Scienze, Matematica, ecc, e dai ruoli descritti, come per  l’esistenza di una preside, certa Beatrice Cellini,  non resta difficile capire che, seppur non si dica espressamente, si tratti di studi molto vicini se non da definirsi proprio Magistrali.

Nel 1927 è definito propriamente Istituto,  superiore e inferiore, Magistrale Giovanni Pascoli, questo si evince dal Regio Decreto del 31 dicembre dello stesso anno. È una realtà che ha diciassette alunni, mentre altri quindici frequentano i corsi di cultura. Preside e la dott.ssa Cipriana Nieri Bini.

Nel 1930 le cose sono molto più chiare e ben definite nei ruoli interni, come per esempio la direzione delle educande affidata alle suore che sono le Giuseppine, precisamente in suor Luisa al secolo Giulia Del Nibbio. Le suore Giuseppine furono inviate a Barga all’inizio del primo decennio del Novecento, affinché seguissero l’Asilo Donnini e religiosamente il Conservatorio.  Le scuole elementari sono affidate a cinque maestre, mentre l’Istituto Magistrale a nove insegnanti con la direzione del preside prof. Giuseppe Bandettini. Vi è inoltre una triade di persone che regge e dirige tutto il Conservatorio, detta Commissione Amministrativa, con il supporto di un Provveditore, una sorta di segretario e poi vi è anche un direttore spirituale.

Va detto che queste scuole erano solo per le femmine, i maschi avevano un altro tipo d’istruzione che li teneva separati. L’anno 1938 furono approvate dal Comune di Barga le Magistrali miste che si attuarono l’anno 1939 con sede esterna al Conservatorio di Santa Elisabetta, esattamente a Palazzo Niccoli che era sotto il Duomo di Barga, in attesa che si potesse costruire sempre al Conservatorio una struttura interna ma separata dagli ambienti delle educande, suore e personale femminile. Poi ci furono i lavori che videro impegnati tredici vani e altri otto accessori, attuando la separazione delle Magistrali dal resto del monastero, con il suo ingresso dal portone da cui oggi si accede alla Residenza Assistenziale Belvedere, via delle Mura e via del Pretorio.

Anche questa volta abbiamo scritto già assai e allora diamoci ancora appuntamento al prossimo articolo, dove parleremo ancora delle scuole in oggetto.

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49) Per approfondire come si evolse la scuola a Barga vedi di Pier Giuliano Cecchi: La scuola a Barga nei secoli XV e XVII. Giornale di Barga cartaceo, n. 797, dicembre 2016.
50) Per la storia di Pietro Lunardo Cecchi leggi su questo Sito, di Pier Giuliano Cecchi, l’introduzione a: Storia del culto di San Rocco a Barga – Anno 1479 – Sancti Rochi Festivitatis Veneratio. Giornale di Barga, 9 Maggio 2008. Una nuova pubblicazione a cura di Pier Giuliano Cecchi
Dedico questo modesto lavoro di ricostruzione storica, condotto con quella grande passione che nutro per la storia del mio Paese, alla memoria dell’ avo Pietro Lunardo Cecchi di Castiglione (1712-1799), nell’ arte delle “carte” degno figlio di Domenico (1678-1745), che nel lontano 1749, il 10 ottobre, nella chiesa di S. Rocco al Giardino di Barga celebrò le sue nozze con Maria Lucia del maestro Giovanni Lorenzetti di Castelnuovo, testimoni il Sig.Francesco del q. Giulio Tallinucci e il Sig. Pietro q. Baldassarri Vannucci, entrambi di Barga.
Maria Lucia Lorenzetti di Castelnuovo Garfagnana era un’educanda al convento di San Domenico di Barga e si era innamorata del mio avo Pietro Lunardo Cecchi di Castiglione Lucchese, oggi si dice, di Garfagnana e, chissà perché, si sposarono qui a Barga.
51) Circa il Terrilogio dei Beni posseduti dal Monastero di Santa Elisabetta di Barga, che il cartografo Domenico Cecchi di Castiglione Lucchese fece l’anno 1730, va detto che della sua esistenza, tra le cose pubblicate dagli storici di Barga operanti in vari tempi, se ne era persa la memoria. Solo con lo studio sul personaggio fatto dallo scrivente, ecco che pian piano, non solo questo tornò alla luce, ma anche altri lavori del Cartografo. Questo del monastero di Santa Elisabetta, che fosse esistito, lo scrivente ne era quasi certo, perché il Cecchi in Barga ne aveva fatti due, sempre ritrovati dallo stesso scrivente: 1728 per la Propositura e 1729 per i Canonici del Duomo. Ecco allora, saputo che all’Archivio di Stato a Pisa erano conservate delle cose storiche di Barga appartenute a vari enti, tra cui del monastero di Sant’Elisabetta, anche lì volle dirette le sue ricerche e l’intuizione fu proprio del tutto azzeccata. In pratica, in un elenco dell’Archivio pisano era annotato per il Santa Elisabetta di Barga un ignoto libro, manoscritto, di un certo numero di carte e lo richiese in visione. Quando questo arrivò e già da lontano lo vide nelle mani dell’addetta alla consegna, dalla forma che aveva, disse tra sé: eccolo! È lui! E non si sbagliò.
52) Dalla Gazzetta Toscana anno 1788, n.42, 12 ottobre.
53) Per altre notizie vedi su questo Sito i quattro articoli di Pier Giuliano Cecchi che parlano di una Suora che prima della clausura frequentò e per un periodo di tempo diresse anche le scuole del Conservatorio di Santa Elisabetta: Suor Maria Cristina Marcucci (Barga 1876-Pisa 1935) – L’Angelo delle Visitandine. Febbraio 2021.
54) Di: Gianfranco D’Elia, Silvano D’Alto, D. BuonominiIl conflitto latente. Aspetti della struttura sociale della Val di Serchio. ETS. Anno 1987.

 

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