Lucca all’Inferno da un’idea di Dante Alighieri

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BARGA – Domenica pomeriggio alle ore 16,00 c’è stata presso la sala del Consiglio del Comune di Barga c’è stata la presentazione di un singolare libro dal titolo molto eloquente “Lucca all’Inferno da un’idea di Dante Alighieri”, che in pratica tratta dei riferimenti alla città della pantera e ai suoi abitanti del tempo che nella Divina Commedia di Dante incontriamo all’Inferno e anche nel Purgatorio.

Autrice del singolare e interessante libro la dott.ssa Annalisa Marraccini di Firenze che ha pubblicato questo suo lavoro con la Casa Editrice Maria Pacini Fazzi di Lucca. Volumetto illustrato con opere di Gianfranco Rontani (Lucca 1926-2018) e la Marraccini l’ha dato alle stampe in questo 2021 con la partecipazione speciale di Cesare Viviani (Lucca, Monte San Quirico 1937-1993) che su disponibilità della famiglia, qui si ripubblica il suo “Inferno, robba dell’altro mondo, 34 canti in vernacolo lucchese da un’idea di Dante Alighieri”, rivisitazione dell’opera in ambiente lucchese del XX secolo.

Per l’occasione della presentazione di questa prima opera letteraria della Marraccini, presente l’Autrice, c’era il dott. Giacomo Mrakic di Barga. Un appassionato di storia e di letteratura in genere, che ha tratteggiato l’ambiente locale agli occhi di Dante, che specialmente, seppur non nella Divina Commedia, nominasse la cittadina nell’opera a lui attribuita “Il fiore”, là dove tratta della vecchia che consigliando una giovane in fatto d’amore, le dice che se vuol essere interessante, all’amante che ti dona Lucca tu dagli Barga e così sarai sempre donna del gioco.

Oltre a Mrakic è intervenuto il presidente del Pro Loco Barga, dott. Carlo Feniello, altro appassionato studioso di storia, mentre a fare gli onori di casa il consigliere comunale dott. Filippo Lunardi che ha espresso in nome del sindaco dott.ssa Caterina Campani, tutto il piacere dell’Amministrazione Comunale per la scelta di Barga quale luogo di presentazione del libro.

Annalisa Marraccini, che è dottoressa in Scienze del Turismo e guida abilitata che, come detto, condivide questo suo libro con il grande e ultimo poeta vernacolare lucchese, il Cesarin der Viviani, nel suo libro, come ha spiegato ai presenti, ci fa riconoscere nel canto XVIII Alessio Interminelli (Antelminelli). Questi è un lucchese che Dante incontra nello sterco e lo fissa perché a lui par di averlo conosciuto in vita, mentre ora è lì che si batte “la zucca”, la pena per chi ha troppo adulato.

Proseguendo, nel canto XXI, si trova l’Anziano reggitore con altri delle sorti di Lucca e questi è Martino Bottario, il barattiere immerso nella pece bollente, mentre la Città è esemplificata nell’umile Santa Zita, che dal suo infimo rango di serva, per le sue sante virtù, era talmente conosciuta da riuscire a far capire a tutti di quale luogo si parlasse e questo Dante lo mette in chiara evidenza, non citando Lucca ma per essa la stessa Santa. Poi Dante ricorda che lì nella pece non c’è il Volto Santo cui chieder grazia e lì non si nuota come nel Serchio.

Di barattieri a Lucca, Città dove Dante fu anche esule, par di capire dal Poeta ce ne fossero assai. Tanti al punto che Egli scrisse che Lucca “Ogn’uom v’è barattier; fuor che Bonturo; del no, per li denar vi si fa ita.”, cioè, come spiega l’Autrice: Dante si lascia scappare che Lucca è piena di uomini corrotti e in modo ironico afferma che solo Bonturo si salva in quella città dove ogni “no” diventa “si” anche se non dovrebbe. Bonturo è un Dati, ancor vivo al tempo della pubblicazione dell’Inferno, un personaggio che si rappresenta in tutta la sua portata politica che farà finire Lucca in mani pisane.

Poi al Purgatorio, Canto XXIV, ecco arrivare Bonagiunta da Lucca degli Orbicciani che quasi soffia a Dante un nome “Gentucca”, che i critici fa dividere ma che par fosse una gentile donna di Lucca che Dante avrebbe incontrato e gli avrebbe reso buono il soggiorno a Lucca. Torna poi nel libro l’Inferno con il Canto XVI, là dove si parla di Guido Guerra che fu un podestà di Lucca; un uomo valoroso e rispettato. Poi si termina con la celebre citazione di Lucca contenuta nel Canto XXXIII, che parlando del Conte Ugolino e della sua celeberrima vicenda politica e poi familiare, ecco Dante citare del suo sogno premonitore in cui vide il suo tiranno, l’arcivescovo di Pisa Ruggeri, dar la caccia al lupo e ai suoi cuccioli, là “al monte per che i Pisan veder Lucca non ponno.”

Come si è capito si tratta di un libro da tenere ben stretto per scoprire le varie e reali citazioni lucchesi ivi contenute e che si trovano nella Divina Commedia, che volendo potrebbero portarci anche all’Orrido di Botri, che Dante par avesse conosciuto e da cui entrandovi ne rimase impressionato tanto da ispirargli nel Canto III dell’Inferno la celebre frase “Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate”. Vero o fantasia poco importa, perché Dante è tanto grande da esser conosciuto in ogni luogo avendo ispirato anche la leggenda?

 

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