Cento anni fa (1921 – 2021) – Barga, Fornaci e Castelvecchio per il Milite Ignoto (seconda parte e fine)

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Con il precedente articolo abbiamo notato, tra l’altro, su quali basi oggettive e culturali si basasse il Comune di Barga cento anni fa, cioè, nell’anno 1921 del Milite Ignoto, circa le tangibili memorie dell’allora recente Grande Guerra 1915 – 1918. Con l’articolo ci si era lasciati nel momento in cui era tempo di ritessere le memorie delle commemorazioni che si tennero prima a Castelvecchio Pascoli, esattamente martedì 1° novembre 1921, poi delle due cerimonie celebrate nel giorno e ora esatta, venerdì 4 novembre ore 11,  di quando a Roma si faceva salire il Milite Ignoto all’urna dell’Altare della Patria.

Prima di iniziare questa seconda parte, intanto correggo un’inesattezza contenuta nel precedente articolo, consistente nell’aver posto al 1919 l’inaugurazione dell’esposto Bollettino della Vittoria a Barga messo in vista così com’è oggi, sulla facciata di Palazzo Mordini. Invece è del settembre 1921, anno in cui si celebrò il centenario della nascita di Antonio Mordini che essendo nato l’anno 1819 era caduto nel 1919, quindi celebrato due anni dopo e qui l’inciampo nell’errore di confusione. Comunque pur sempre prima di quando ci sarà l’arrivo del Milite Ignoto all’Altare della Patria, con ciò restando intatto l’intendimento della citazione. Ora andiamo avanti nel nostro excursus storico inziato con il precedente articolo e che forse in loco nessuno ha mai eseguito.

Ovviamente, per poter dire qualcosa circa le celebrazioni locali al Milite Ignoto, gioco forza occorre far ricorso alla stampa locale, precisamente al giornale di Barga, il mensile La Corsonna, nel caso all’edizione del 23 ottobre 1921, N° 22. Un giornale da sempre vicino all’interventismo e quindi molto attento ai giovani militari barghigiani che assieme agli altri milioni di connazionali, avevano contribuito, molti con il sangue,  alle sorti dell’Italia in Guerra. Molti altri di Barga e del suo Comune, i meno giovani e le donne, avevano dato il loro contributo ai fratelli in guerra lavorando presso la fabbrica della Società SMI di Fornaci Barga che, come già detto, espressamente produceva munizioni per quel conflitto bellico. Infatti, con quello scopo, dopo Caporetto era arrivata ad assumere più di 5.000 persone, che allora equivaleva a una grossa fetta della popolazione dell’intera valle e qualcuno giunse a Fornaci anche da Lucca e da fuori provincia. Dopo Caporetto ci furono anche diverse famiglie che dal Veneto sfollarono nel Comune di Barga e ebbero lavoro alla fabbrica e alloggio temporaneo alle nuove scuole. (5)

Tornando al soggetto dell’articolo, anche per quanto si è detto sopra, ovviamente nel Comune di Barga fu grande l’attenzione alla notizia che l’Italia avrebbe reso onore al Milite Ignoto, quel militare morto e raccolto su di un campo di battaglia in questo 1921 e ora da portarsi all’Altare della Patria a Roma. Attenzione pensando la gente a quanto detto sopra ma soprattutto a ciò che dopo manifestò la guerra, cioè, quella moltitudine di giovani morti del Comune e che ora, lo stesso Milite Ignoto, esaltava nel loro sacrificio per la Patria assieme a quei 680.000 e più di tutta Italia.

Così Alfredo Stefani, che era stato un fervente interventista, scriveva su  La Corsonna, il giornale di Barga gestito con il fratello Italo, precisamente sul N° 22 del 23 ottobre 1921, nell’articolo Il Soldato ignoto:

…. L’Italia scioglie un voto che non può avere che una larga rispondenza nel cuore di tutti, perché davanti alla salma sconosciuta di un soldato caduto nell’adempimento del più santo dei doveri, ogni passione deve tacere, ogni lotta desistere, ogni battaglia aver tregua. Prepariamo lo spirito a questa celebrazione e purifichiamoci. …

Più sotto il fratello Italo richiamava l’attenzione del lettore sulla dovuta memoria dei Caduti, con l’articolo Per un monumento ai morti in guerra del Comune di Barga:

Ci consta che la Giunta Comunale ha deciso di prendere la iniziativa – da noi sempre e da lungo tempo caldeggiata – per l’erezione di un degno monumento ai morti di guerra del Comune di Barga. Noi siamo lietissimi.

Nel giorno destinato alla celebrazione del soldato Ignoto, il 4 novembre prossimo, saranno convocati al Municipio tutti i Presidenti delle Associazioni di Mutuo Soccorso e politiche onde costituire il Comitato che dovrà stabilire una base finanziaria per l’attuazione del progetto. …

I due fratelli spingono molto sull’acceleratore, soprattutto perché nel capoluogo Barga non c’era nella politica un grande stimolo a onorare i Caduti e si notino quelle parole usate e lette, poco sopra: “Ogni passione deve tacere, ogni lotta desistere, ogni battaglia aver tregua” e queste espressioni erano dirette soprattutto a Barga. Per converso nella parte bassa del Comune le cose erano ben diverse, c’era uno spirito patriottico maggiormente accentuato e trascinante, forse sospinto dalla presenza della SMI del patriottico Ing. Luigi Orlando, ma anche perché ci accorgiamo che nell’importante frazione di Ponte all’Ania già si era mosso qualcosa di indicativo, ossia, si era costituito un Fascio di Combattimento. Questo è pensabile che senz’altro fosse aderente a quello fondato da Benito Mussolini a Milano nel 1919 che stava per trasformarsi nel Partito Nazionale Fascista.

Come detto, in Barga invece seppur sentita, era meno accentuata l’azione alle celebrazioni patriottiche, anche perché era ancora forte la presenza politica dell’ex sindaco socialista, il prof. Cesare Biondi, solo da poco, nel 1920, sostituito nell’incarico dal Dott. Domenico Lazzeroni, un democratico non socialista, che prima della guerra, proveniente da Capannori, era stato voluto a Barga dal Partito del Popolo che si riconosceva in Biondi, divenendone un sindaco poi sostituito dallo stesso Biondi. Mentre ora era accaduto l’inverso, ma le cose erano radicalmente cambiate dopo la guerra e non si fermarono, perché Lazzeroni sua volta, per libere elezioni dovrà lasciare nel 1923 il posto al Cav. Morando Stefani, che poi da sindaco sarà nominato podestà di Barga.

Questo era un poco il clima che si respirava nel Comune di Barga, ripetiamo “un poco” perché la cosa era assai complessa, con la parte bassa a valle che correva verso l’allora nuovo, mentre in alto vi si andava un poco con i piedi di piombo. Questo seppur il traino de La Corsonna tendesse, come detto, a rendere più consapevole la società dell’antico castello, però attenzione che quel giornale aveva strettamente a cuore il ricordo dei Caduti e che mai fossero dimenticati  in nome della Vittoria e qui riportiamo per far capire cosa vogliamo dire, le parole che furono scritte:

Madri che non sanno e che ancora aspettano  le abbiamo vedute anche qui nella nostra terra. … Povere mamme … Vorremmo nominarle tutte, tutte quelle che ignorano qual pugno di terra ricopra il corpo esangue del figlio soldato … Quella di Leo Giuliani, l’indimenticabile … quella del biondo Edmondo Cordati, dei valorosi fratelli Piacenza, del mite Ubaldo Giannini, di Ghiloni, di Fontana, dei fratelli Moscardini, di Corrieri e tutte le altre madri che da Barga a Sommocolonia, da Renaio a Castelvecchio, da Tiglio ad Albiano, da San Pietro in Campo a Loppia, formano come una corona votiva di lacrime … offerta nel sacrificio supremo … alla vittoria d’Italia.

Questo era l’apice del sentimento del giornale. Comunque il Comune di Barga, in quanto a patriottismo, sia per la storia come per il presente, era definito da La Corsonna “l’alma mater” “La madre nutrice” della Valle del Serchio. Quest’idea crediamo si fa evidente anche per la celebrazione del Milite Ignoto in questo 1921, dove non pensiamo sia cosa indifferente che tre luoghi di questo Comune sentano così importante tale commemorazione, seppur crediamo che tutte le comunità avessero forte questo sentimento da mostrare.

Con il successivo numero de La Corsonna, il N° 23 del 13 novembre 1921, dalla data di uscita del giornale si può capire che le annunciate cerimonie di Castelvecchio, Barga e Fornaci sono state attuate e vi si trova l’interessante resoconto dei rispettivi appuntamenti. L’edizione si apre con l’articolo Barga nel Milite Ignoto glorifica i suoi eroi, dove l’Autore, che si firma La Corsonna, invita tutti i lettori a non sciupare con inutili parole ciò che è stato santificato:

Silenzio! Non sciupiamo con inutili parole la grandiosità del rito, non annebbiamo di retorica la luce abbacinante dell’apoteosi. …

Vediamo allora cosa fu fatto a Castelvecchio Pascoli il giorno martedì 1° novembre, quando il Milite Ignoto era ancora in cammino per raggiungere Roma.

A CASTELVECCHIO:

La Corsonna ci dice che durante la cerimonia ci furono grandi slanci patriottici, forse anche frutto della cerimonia inaugurale del monumento Nomellini che risaliva all’inizio della Primavera di questo 1921. Come detto il monumento ieri fu pensato e donato per tomba a Giovanni Pascoli, ricusato da Maria e donato al Comune di Barga, ora usato per onorare i Caduti del paese. Per questa cerimonia l’artistico e bel monumento, alla cui base erano stati scritti i nomi dei Caduti di Castelvecchio, fu ricoperto di verde e di fiori e la Confraternita di Misericordia in nome di tutto il paese vi pose una corona di alloro in onore al Milite Ignoto e dei Caduti del paese.

Circa Castelvecchio occorre dire che quando il 28 marzo era stato inaugurato questo monumento Nomellini ai Caduti, accorgendoci che allo stesso fu attribuito un importante significato, ossia, che onorasse i Caduti del Paese, di Barga intesa come Comune, ma soprattutto tutti quelli d’Italia e qui si era avanzati come idea, cioè, erano già all’idea del Milite Ignoto. Leggiamo allora cosa scrisse La Corsonna del 3 aprile 1921, poco dopo, l’inaugurazione:

E anch’essi, i figli prediletti della solatia Castelvecchio insieme agli eroi della terra di Barga e ai martiri d’Italia sono convenuti alla celebrazione che si compiva innanzi alla chiesa di S. Niccolò e nelle vicinanze della tomba del Poeta più grande di nostra gente.

In altre parole a Castelvecchio si era compiuta in questa primavera 1921 la prova generale per il Milite Ignoto che riebbe il suo giorno in questo effettivo 1° novembre.

A BARGA

La cerimonia di Barga vide il Sindaco Dott. Lazzeroni a capo del Comitato, composto di: Proposto, dai parroci delle frazioni, i presidenti delle associazioni paesane. Lo scopo era di glorificare il Milite Ignoto e il 4 novembre trovò la cittadinanza preparata alla cerimonia che vi prese parte con ardore e amore, giunti anche dai paesi vicini.

Il corteo si formò alle dieci in piazza della Scuola, vicino alla Fonte del Giardino (oggi piazza G. Pascoli). Vi erano tutte le scuole del paese e delle frazioni con i loro insegnanti (non quelle del basso Comune che furono presenti alla cerimonia di Fornaci di Barga), con gli scolari che avevano portato grandi mazzi di fiori. Inoltre era presente la Banda cittadina e poi tutte le Autorità militari, civili ed ecclesiastiche, con ancora le associazioni, circoli e molto popolo. Apriva la sfilata, la Banda cittadina, seguita dalla Società dei Reduci con i suoi molti ex combattenti, la Fratellanza Artigiana, la Giunta, le scuole di tutto il Comune e del capoluogo con le elementari, complementari e normali del Conservatorio, la Scuola di Disegno, la Società Angelio, Circolo Pio X; ecc.

Attraversarono tutto il paese, vivo di bandiere e con i negozi chiusi, per recarsi al Duomo, ovviamente transitando per via di Mezzo e così passando davanti al Comunicato della Vittoria che scolpito nel fuso bronzo dei cannoni e che dal settembre, come ancora oggi, era sulla facciata di palazzo Mordini. Qui fu deposta una corona d’alloro e da qui, arrivati poi a Porta Reale, perché, allora non erano ancora in essere ai giardinetti di fuori porta il Monumento ai Dispersi e Caduti di quella guerra, il corteo s’incamminò per raggiungere il Duomo.

Giunti sul piazzale furono deposti i fiori di fronte a un’immensa croce lì eretta e che recava l’epigrafe “Risorgeranno!” con base i fregi che erano sulla bara di Roma, che in quello stesso giorno era recata all’Altare della Patria, ossia, c’erano la bandiera, il moschetto e l’elmetto.

Il corteo, in un silenzio sepolcrale, sfilò sull’Arringo, per capirsi, sul sacrato del Duomo, per poi disporsi sui gradini del Duomo (che allora stavano sul fronte della facciata). Lì fuori dal Duomo era stato eretto un altare tra bandiere e piante verdi, dove il Proposto Della Pace celebrò la messa, mentre le campane suonavano a gloria. Era l’ora in cui a Roma si compiva la glorificazione del Milite Ignoto.

La Corsonna chiude la cronaca dicendo che terminata la Messa, la Banda Cittadina, commosse tutti intonando “La canzone del Piave”, dopodiché si ebbe lo sciogliersi della cerimonia.

A FORNACI DI BARGA

Nella solita ora di Barga anche a Fornaci si ebbe la cerimonia del Milite Ignoto. L’appuntamento fu per le 10 “nella Piazza di Fornaci”, di fronte alla chiesa del Santissimo Nome di Maria, lì radunati i cittadini, le scuole, le società e la Banda della Fabbrica, detta La Musica. Alle 10,00 in punto, con La Musica in testa e al rullo del tamburo, partì il corteo, con i Combattenti della Sezione di Fornaci, il Fascio di Combattimento di Ponte all’Ania, le scuole della Metallurgica, la IV elementare di Loppia, le scuole pubbliche di Fornaci, Filecchio e Ponte all’Ania; l’Associazione Cattolica Femminile, la Società di Mutuo Soccorso di Ponte all’Ania – Filecchio, il Mutuo Soccorso di Loppia, La Società Operaia di Fornaci e il Circolo San Luigi.

L’arrivo fu al prato concesso dalla SMI che era lungo il viale della Stazione, dove era stato eretto un altare adornato di verde e bandiere tricolori con davanti a una tomba fatta di terra smossa con sopra disegnata da fiori una croce tra gli anni 1915-1918, il tutto racchiuso tra quattro cippi di verde uniti da una corda. Con la terra smossa erano raffigurate altre semplici tombe disposte lungo tutto il fronte dell’altare.

La cerimonia fu altamente significativa anche perché gli ex combattenti, per rendere maggior onore al Milite Ignoto, avevano nuovamente indossato la divisa di combattimento.

Alle 10,30, mentre si andava ricoprendo il simulacro della tomba di fiori, ci fu il simultaneo inizio del suono di tutti i campanili lì vicini e dallo stabilimento SMI arrivò dritto al cuore il suono delle sirene. Nel mentre, due padri di altrettanti Caduti, in nome di tutta la popolazione, deposero sopra l’altare una corona d’alloro e, ordinato l’attenti, ebbe inizio la Banda con “La Canzone del Piave”. Seguì la Messa celebrata dal Cappellano ex combattente don Felice Tallacchini in un silenzio irreale.

Nel pomeriggio ci fu un nuovo incontro della popolazione alla Piazza di Fornaci, dove il tenente Equi Giulietto e il Prof. cav. Giulio Giuliani commemorarono la Vittoria.

Qui si pone fine a questo racconto di storia locale che si augura lo scrivente serva un poco a stimolare, non dice l’emulazione, ma almeno il buon senso per un degno centenario, con il pensiero rivolto a chi della nostra terra si trovò ad affrontare quella dolorosa vicenda umana. Soprattutto, come ci indica la scadenza, a chi non poté tornare, molti giovani, la cui vicenda sempre più si allontana nella memoria collettiva, che però nell’immensa sofferenza dei familiari, con i reduci, seppe dare all’Italia i suoi naturali confini, un’aspirazione che aveva un retroterra che risaliva rispetto a quel 1921 a già cento anni prima, al 1821, quando si ebbero i primi moti per l’indipendenza italiana dallo straniero.

 

(5) A proposito degli sfollati dal Veneto dopo Caporetto e che furono accolti anche e soprattutto a Fornaci di Barga, si veda su questo sito: Pier Giuliano Cecchi, La Grande Guerra 1915-18: come nasce a Fornaci l’asilo pro-orfani Giovanni Pascoli (quinta parte).

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