Il rovescio della medaglia

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La porta dell’appartamento, sito al secondo piano del fabbricato, si aprì, ed ansimando entrò Simona, posando le due borse della spesa.

“Giornataccia, oggi – esclamò la donna, di corporatura normale, sulla mezza età, sedendosi -: oltre la pioggia che non dà tregua, ho dovuto fare la ‘coda’ alla posta, le compere al supermercato, e c’era da prendere tanta roba; ed infine salire queste quattro rampe di scale…Tutto questo mi ha esaurito!”.

“Ma, nonna – le si rivolse il figlio, Mauro, un esile giovanotto -, se me lo dicevi ti avrei accompagnato in macchina, come sempre, quando occorre”.

“Sì, grazie – riprese la madre -, ma non te lo ho chiesto, perché prima della spesa dovevo andare alla posta, e perciò saresti dovuto stare occupato con me per tutta la mattina. Infatti, fuori dell’ufficio postale, causa i regolamenti anticovid, ho dovuto attendere per quasi un’ora, sotto la forte pioggia, il mio turno per entrare nel locale, e questo per me è stato stressante, più che lavorare intensamente: quel tempo, vivere in detta penosa situazione anomala, mi ha reso molto, molto nervosa!”.

E, così sfogandosi, Simona quasi smaniava. Allora le si rivolse Agnese, sua cognata, vedova, già molto anziana, assennata e pacifica:

“Per vivere bene bisogna, in specie nei momenti di contrarietà, sforzarsi di rimanere calmi e cercare ciò che di bello e di buono ci può essere anche in frangenti brutti, negativi. I proverbi rappresentano la saggezza popolare; ed uno di questi, appunto, dice che ‘ogni medaglia ha il suo rovescio’, ben diverso, sia in effigie che in iscrizione…Ricordo che al tempo di guerra, quindi cattivo, ero una bambina, ma fra bombardamenti e fame, la gente si aiutava a vicenda, quindi applicando il bene, sia materialmente che confortando i più bisognosi, molto più che non in tempi normali”.

“Eh tu, cara Agnese – le ribatté Simona -, con i tuoi bei discorsi articolati, tipo predica, credi di risolvere tutto; ma voglio citarti una massima pure io: ‘tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare’, cioè, chiacchiere a parte, prova tu a stare in coda per un’ora sotto la pioggia, per pagare una bolletta, e rimanere tranquilla…”.

“Certo, che ho provato – le replicò la cognata -: proprio ieri l’altro mattina, e pioveva come oggi, anch’io sono stata un’oretta fuori dall’ufficio postale, in coda causa le norme anticovid, come pure tu quest’oggi hai dovuto fare; ma a parte un evidente disagio, ho trovato modo, in detta occasione, di utilizzare quel tempo in senso positivo…”.

“Che vuoi dire?”, la interruppe Simona.

“Voglio dire – riprese Agnese -, che durante la ‘sosta in coda’, mi sono sentita chiamare per nome: ‘Agnese, sei tu?’. Subito osservai la signora che m’interpellava e, a fatica, fra mascherina, copricapo, ombrello, la riconobbi: era una mia ex compagna di lavoro che abitava in un non lontano paese, sempre nel barghigiano: erano anni che non ci eravamo più viste. Con entusiasmo le risposi: ‘Sì, carissima Anna, hai indovinato, e sono contenta di rivederti, ma come mai sei qui, in questa posta?’. Effettuammo un simbolico abbraccio, senza toccarci, poi ella mi rispose: ‘Nel mio paese, come in tanti altri, l’Ufficio Postale è stato chiuso, quindi è per questo che sono a questo di Fornaci’. Poi ci imbarcammo in una interessante conversazione a proposito di persone e di fatti avvenuti durante gli anni di lavoro in fabbrica. Ed ecco che altre due o tre persone, che ben conosco, si unirono a noi partecipando a questa carrellata di nostalgici ricordi ed anche, a tutto campo, con altri argomenti; finché qualcuno mi disse: ‘Guardi che è uscita una persona: tocca a lei entrare’. Infatti, tutta presa dal parlare, non me ne ero accorta! La ringraziai, e…tornai al presente!”.

“Buon per te”, borbottò Simona.

Intanto nella stanza era entrato anche Luigi, vedovo, padre di Simona che, avendo ascoltato la parte della conversazione, volle dire la sua in proposito:

“Altro proverbio, visto che oggi abbiamo preso a citarli, dice che ‘non tutto il male viene per nuocere’: giorni or sono ero dal parrucchiere per il taglio dei capelli; ebbene egli mi ha detto che quest’inverno finora non si è verificato alcun colpo di tosse, starnuti, colature di naso, da parte dei clienti, in particolare quelli anziani, vecchi, con disagio reciproco, cose queste che negli anni precedenti erano all’ordine del giorno. E questo per merito delle norme anticoronavirus, che servono quindi anche per contrastare le normali influenze!”.

Dalla finestra i presenti notavano come la pioggia era aumentata d’intensità.

“La nostra TV locale, aveva previsto piogge in codice giallo – commentò Mauro -; ma, da quel che si vede, adesso siamo al colore arancione, se non di più!”.

Al che suo nonno Luigi riprese a parlare:

“Oggigiorno abbiamo la pioggia classificata a colori: ma non bastavano le tante, precise definizioni che da secoli e secoli venivano usate dai nostri predecessori, come pioggerella, forte, a intervalli, battente, a rovescio, e così via? Parole che esprimevano un significato reale, non astratto come quello di colori… Ah, mi viene in mente – proseguì l’anziano -, sempre in merito di acque, che una volta, quando i fiumi in piena oltrepassavano gli argini, si diceva che erano ‘straripati’; oggi, invece si usa solo il sinonimo termine: ‘esondati’. Forse i ‘soloni’ della nostra epoca, imponendo detta strana terminologia credono d’inventare qualcosa di nuovo, come dice la massima ‘scoprire l’America’, che però è già stata scoperta diversi secoli fa…”.

“Lasciamoli fare!”, commentò qualcuno.

“Basta chiacchiere, condite da proverbi – con veemenza Simona entrò a parlare -, muoviamoci: è l’ora del desinare e c’è ancora da apparecchiare la tavola, che la cottura del pasto è al punto giusto!”.

(scritto nel febbraio 2021)

Commenti

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  1. Gian Gabriele Benedetti


    Racconto di vita quotidiana, in un momento difficile. L’autore riesce sempre, oltre a caratterizzare bene i protagonisti, a trovare il lato positivo d’ogni situazione. Segno d’un animo nobile e ben disposto verso il mondo, il tempo, gli ostacoli e gli altri. Interessante è, poi, la rivisitazione dei proverbi, a testimoniare la saggezza che sempre Camaiani sa “incarnare”. Significativi anche i rapporti tra i protagonisti: esternano umanità, amicizia e sensibilità.
    Gian Gabriele Benedetti

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