Nel club degli sfigati del coronavirus

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Stamani mi sono svegliato con doppio giramento di scatole: la consapevolezza di essere positivo al coronavirus dopo 13 giorni che sono rinchiuso in casa, ma più che altro con l’incazzatura per una mail ricevuta da un lettore che mi bacchettava dicendomi come devo fare il mio lavoro.

Inizia con queste premesse il mio diario da positivo al coronavirus; di “collega” di tante persone, almeno 77 stando ai dati rinnovati ieri dall’ASL,  che nel comune di Barga sono nelle mie condizioni.

Mi ero ripromesso che, se un giorno fossi stati positivo, avrei  scritto una specie di piccolo diario e così stamani mi accingo a fare il mio compitino…

Come tutti i miei compagni di sventura, compreso forse l’autore del simpatico rimprovero di cui sopra, viviamo con la dovuta apprensione e frustrazione il momento e come tutti forse pensiamo di non essere adeguatamente seguiti, accompagnati, aiutati come avremmo pensato.

Forse  è davvero così, forse l’organizzazione sanitaria è nel pallone in questo momento e c’è un po’ di casino, ma vorrei anche spezzare una lancia nei confronti della nostra assistenza, rendendomi conto che, proprio vista l’eccezionalità dei casi nel comune di Barga, che si aggiungono a quelli di tutta la Valle del Serchio, non sia facile gestire la situazione in tutto il territorio.

Certo, la frustrazione, tra i pazienti che si trovano per forza di cose prigionieri nelle loro case, è tanta e l’incertezza maggiore è quella di non avere un contatto fisso da consultare in caso di problematiche varie, di telefoni che non rispondono, di numeri irraggiungibili;  e soprattutto le incognite legate ai tamponi ed ai successivi tamponi. Tutto questo crea una certa esasperazione e su questo aspetto, migliorando la comunicazione, qualcosa si potrebbe e si deve fare.

Io, pur nella situazione personale di isolamento che vivo con insofferenza e con le incertezze di cui sopra, penso però a quelle persone che in questi giorni stanno passando un’altra odissea, con l’aggravante di essere ricoverate con la polmonite in ospedale dopo giorni di febbre alta e di respiro in difficoltà. E purtroppo non sono poche se mi guardo attorno, a coloro che conosco personalmente intendo. Per me il virus ha rappresentato tre giorni di febbre alta ed un bel po’ di sintomi che ora però sono tutti scomparsi e quindi è andata assai bene, ma per altri il cammino è purtroppo ancora lungo ed io voglio pensare  in questo momento solo a loro. Ad incazzarmi contro la pioggia ed il governo ladro, le autorità che non fanno nulla, la fame e la pace nel mondo, ecc, ecc. ci penserò casomai domani.

La mia storia comunque è quella di molti altri in questo momento, ovvero quasi mai lineare… c’è sempre qualcosa che crea una certa confusione nel percorso che avremmo voluto il più possibile liscio, chiaro e veloce.

Sono a casa dal 4 di ottobre scorso ed il giorno successivo, dopo la positività della mia compagna, sono stato sottoposto a tampone anche io. La risposta è arrivata qualche giorno dopo, quando era nel pieno dei sintomi con febbre alta e problemini vari:  ero negativo…. Il dottore, viste le mie patologie pregresse, pur in assenza di tampone positivo,  ha deciso di curarmi come se avessi il covid-19  e così almeno l’ho sfangata abbastanza presto a livello di sintomi. Poi, il sabato dopo, sono stato sottoposto a nuovo tampone. Il risultato è arrivato ieri sera con la conferma della positività e quindi con l’avvio del mio percorso di quarantena che parte dall’ultimo tampone… con un ritardo di una settimana… la linearità che manca…

Inizia così questo diario del coronavirus che avevo intenzione di tenere diligentemente e puntualmente e che invece non so se continuerà dopo oggi… comunque sia ci sono anche io nell’esclusivo e sfigato club dei contagiati…  l’unica cosa che mi sento di dire, di consigliare è quella, nel caso un giorno, vi auguro mai, risultaste positivi, di avere la dovuta pazienza.  Ci vuole anche quella per vivere al meglio queste lunghe giornate di isolamento che vanno avanti tra poche certezze e poche informazioni. Pensando sempre che magari c’è qualcuno che sta peggio di noi e che questa cosa la sta vivendo in un letto di ospedale. A loro, ancora una volta, il mio pensiero ed il mio abbraccio.

 

PS

Riflessione sulla app Immuni.

Sono stato uno dei primi a scaricarla, pronto a comunicare diligentemente la mia positività se fossi stato ammesso al club degli sfigati del coronavirus…

Ebbene, non me lo fa fare…  mi dice che “questa funzione” richiede l’assistenza dell’operatore sanitario che ti comunica telefonicamente l’esito positivo del tampone… Perché, funziona così? Io non sono stato avvertito telefonicamente da nessuno; sono solo andato a leggermi il referto nell’utile portale organizzato per tale necessità dalla Regione Toscana…

Dovrei comunque comunicare il codice generato al mio amico operatore e dovrei attendere la sua conferma… il sistema è organizzato così per evitare che qualche brillante ipocondriaco o buontempone comunichi altrimenti  una falsa positività senza essere sottoposto a controllo e lo capisco, ma qualcosa forse non funziona lo stesso. Sono convinto dell’utilità e dell’importanza di questa app e proprio per questo penso che questa questione vada migliorata e resa più snella.

 

 

Commenti

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  1. Forza, Luca
    ho letto con attenzione. Bravo
    Sei una persona intelligente, ma lo sapevo anche prima!

    Flavio


  2. Grazie di questa testimonianza, Luca. Le tue parole sono importanti sia per chi fa parte del dannato club degli sfigati, sia per noi che, per ora almeno, siamo fortunati di esserne esclusi. Sei una grande persona e ti auguriamo una veloce, piena guarigione. Ci farebbe piacere che continuassi a condividere con noi e con gli altri lettori del giornale la tua esperienza personale e le tue riflessioni. Un caro saluto, Sylvia e Nick

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