La seconda guerra mondiale nella parole di Bruno Nannini e nelle immagini girate dalle forze di liberazione

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COREGLIA – Nell’ambito delle celebrazioni dell’anniversario della liberazione d’Italia, per il 2018 assessorato e ufficio cultura del Comune di Coreglia hanno deciso di puntare sulle testimonianze dirette dal nostro territorio.

Il 24 aprile, di mattina in modo da permettere la partecipazione alle classi delle scuole medie, al teatro comunale Alberto Bambi abbiamo quindi potuto ascoltare dalla viva voce del protagonista l’impressionante racconto della vicenda personale di Bruno Nannini, diciotto anni all’epoca dei fatti, oltre che assistere ad alcuni brevi spezzoni video girati dalle truppe di liberazione a Ghivizzano e Coreglia, materiale reso disponibile grazie alla collaborazione della dottoressa Sara Moscardini, direttrice della sezione barghigiana dell’Istituto Storico Lucchese.

Dopo i saluti delle autorità comunali, la professoressa Giovanna Nannini (figlia di Bruno) ha tracciato una sintetica descrizione del contesto storico dall’armistizio dell’8 settembre 1943 fino alla nascita della Repubblica Sociale di Salò, prima di cedere la parola al padre ed alla sua storia vissuta nel lontano 1944, ma scolpita nella memoria fin nei minimi dettagli e narrata in maniera magistrale e coinvolgente.

Bruno Nannini viveva allora a Calavorno, aveva frequentato l’istituto magistrale di Lucca e si sentiva tutto sommato tranquillo in virtù delle assicurazioni ricevute da un parente in merito ad un incarico lavorativo pronto per lui. Tranquillo fino al giorno in cui un militare repubblichino non bussa alla porta per richiamarlo ai suoi obblighi di leva. Giusto il tempo di chiedere ad una vicina di avvertire i genitori ed il giovane viene trascinato in un viaggio segnato da lunghe attese, fame e mancanza di sonno che lo porterà fino alla zona di Montecassino, palcoscenico di uno delle più lunghe e sanguinose battaglie della seconda guerra mondiale. Dopo la vittoria degli alleati e la conseguente “rotta” delle truppe italiane, Bruno decide insieme ad alcuni suoi compagni di tentare la fuga e riprendere la via di casa. Ne parla con il tenente della compagnia, con il quale si era instaurato un rapporto fraterno, ed inizia un travagliato viaggio di ritorno, in bilico fra il pericolo della cattura e l’aiuto di partigiani e popolazione civile, in un susseguirsi di episodi di umana solidarietà e fratellanza che hanno visibilmente commosso il pubblico, in special modo i ragazzi delle scuole.

Nel segno della solidarietà anche i video mostrati dopo il racconto di Bruno, girati all’asilo di Ghivizzano e a Coreglia, con i militari statunitensi e brasiliani ripresi nell’atto di distribuire pane bianco ai bambini in grembiulino o impegnati ad aiutare gli sfollati carichi di bagagli nei loro trasferimenti.

Se in apertura di mattinata l’assessore alla cultura Sabrina Santi aveva dichiarato che lo scopo del Comune di Coreglia per questa iniziativa era soprattutto quello di farsi testimone di pace, si può serenamente dire che l’obiettivo sia stato raggiunto: l’assurdità della guerra da una parte, che colpisce ogni singolo essere umano al di là del colore della divisa, la fratellanza e la solidarietà dall’altra, uniche via di uscita dall’orrore. Dopotutto, anche (ma non solo) in questi aspetti è il senso dell’articolo 11 della nostra costituzione, laddove si legge: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Parole da tenere sempre a mente, non soltanto 25 aprile.

 

 

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