Verso Nord, passando dai Balcani. Da Gerusalemme a Byblos – I ricetta

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Dopo essermi congedata dai Re Magi, decido di tornare a Barga passando dai Balcani, quindi procedo verso Nord.

Sulla via dei pellegrinaggi non si resta mai soli, così condivido il cammino con pellegrini, turisti, commercianti, viaggiatori.
Avevo studiato il Libano a scuola e mio padre, della classe 1927, sostiene che una volta il Libano era chiamata la Svizzera dell’Oriente. Uno stato opulento in cui viveva una società internazionale. Ad oggi le cose sono cambiate, ma pur sempre il Libano resta un paese tollerante e molto accogliente. Nutro la curiosità di vedere con i miei occhi cosa resta della bella epoque di questa terra meravigliosa, che ha dato i natali ai monumentali cedri del Libano, albero che prende posto sulla bandiera nazionale. Proprio come quello che impera a Barga, davanti all’Albergo Alpino e anche poco più giù, ai giardinetti. Chi non ama questo splendido esemplare, simbolo della cittadina per chi viene da fuori? “Dove ci incontriamo?” io rispondo sempre “Sotto il cedro del Libano davanti all’Alpino”. La maggior parte delle volte le persone capiscono, ma chi non se ne intende di alberi mi chiede ulteriori spiegazioni. Così inizio a descriverlo e, tra l’appuntamento e le mie descrizioni, di sicuro quell’albero sconosciuto, inizia a fare parte del bagaglio di conoscenze dei più.

Se prima della guerra in Siria avrei scelto di passare per Damasco, città nota nel mondo intero per la bellezza dei suoi antichi palazzi e per le rarità custodite dai suoi antiquari, oggi opto per una navigazione lungo costa. Un viaggiatore del 1500 avrebbe scelto l’esatto contrario, temendo gli attacchi dei pirati in un percorso per mare. Ma non mi dirigo alla capitale, Beirut, bensì a Biblos, una trentina di km più a Nord, avendo voglia di procedere con calma, gustandomi le vestigia di un passato glorioso, di quando i Crociati difendevano il Santo Sepolcro con le loro guarnigioni e costituivano i baluardi della Cristianità. Pensate che per un certo periodo Biblos fu colonia Genovese, prima che intorno all’anno 1000 il Saladino la conquistasse. Quindi i Crociati la riconquistarono nel 1197 ricostruendo il castello.

Il porticciolo di Biblos è perso nel mito, e qui mi fermo a pranzare in un locale sul mare, inondata dalla luce brillante di questa parte orientale del Mar Mediterraneo.

TABULEH

Dove l’avevo mangiato prima d’ora? A Londra e in Cerreta, sotto i boschi di Renaio. Una coppia di amici mi aveva invitato ad una cena estiva, proponendomi come antipasto un saporito Tabuleh. Quindi, a migliaia di chilometri da casa, me lo gusto pensando che il mondo è davvero piccolo.

E’ una delle ricette libanesi più replicate al mondo. Semplice e fresca, si prepara facilmente e, cambiando gli ingredienti, può risultare in versione estiva oppure in versione invernale.

Quello che non deve mancare sono le erbe aromatiche, per eccellenza menta e prezzemolo. Poi il burgul, una varietà di grano antica, che si può sostituire con il cous cous. Quindi un insalata di stagione di vostro gradimento, come la lattuga romana o la valeriana, olio, sale limone o succo di melograno, cipollotto tagliato fine. Si aggiunge poi peperone giallo tagliato a listarelle oppure cetriolo. Io direi anche, scaglie di parmigiano, per dare un po’ di tricolore ad un piatto che si presenta sostanzialmente di colore verde. Il paradiso dei vegani e dei vegetariani.

Ingredienti per 4 persone

– 200 g di burgul o cous cous

– 200 g di acqua

– Una manciata di pomodorini ciliegini o datterini

– 1 cipollotto

– 1 peperone giallo oppur un cetriolo o un po’ di tutte e due

– 100 g di funghetti sott’olio nella versione invernale

– 150 g di insalata verde

– Foglioline di menta e di prezzemolo

– Il succo di un limone o di un melograno

– Un cucchiaio abbondante di olio extra vergine di oliva

– Sale e pepe a piacere

– Scaglie di parmigiano

Procedimento

Tagliuzzate tutti gli ingredienti, tranne la valerianella che è bella a ciuffetti, e un paio di pomodorini per fare la decorazione, quindi versate il tutto in una grande ciotola e condite con il succo del limone e l’olio, il sale e il pepe nero. Le erbe aromatiche andranno tagliuzzate e non tritate, mi raccomando. A parte fate cuocere per una decina di minuti il burgul o il cous cous nell’acqua. Scolatelo, nel caso rimanesse acqua, c’è chi lo fa cuocere anche solo cinque minuti: regolatevi con fatto che l’acqua deve essere assorbita. Quindi versatelo sulle verdure e rimestate. Decorate con i pomodorini. Potete mangiarlo tiepido, freddo, oppure il giorno dopo. Non dovrei dirlo, ma amando la Garfagnana, secondo me si potrebbe fare anche con il farro…ammollato e cotto, scolato ed utilizzato come il suo cugino mediorientale.

Per il vino, in Libano non c’è che l’imbarazzo della scelta, essendo prodotto da millenni nella Valle della Bekaa. Scelgo un rosato di Chateau Musar. Restando nella Valle del Serchio, un bianco del Podere Concori.

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