Siamo vandali o soci CAI?

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La denuncia del vandalismo è un atto doveroso, da esercitare con tutta la determinazione possibile. Chi si è prodigato per anni nell’offrire un servizio gratuito alla cittadinanza, quando vede vanificati i suoi sforzi dalla stupidità di pochi ha ben diritto di presentare denuncia pubblica, senza aspettare l’autorizzazione di qualche Consiglio Direttivo.

Definire “cretino” un vandalo non lede la sua dignità più di quanto questa non sia stata già svilita dagli atti che lui stesso compie. Peraltro, la formula “la madre dei cretini etc etc” è utilizzata spesso nei giornali e nelle televisioni, quando si tratta di stigmatizzare comportamenti esecrabili di larga diffusione. E l’unica indignazione che suscita è quella che si indirizza agli atti denunciati dalla formula.
Desta stupore che, alla denuncia del vandalismo verso la segnaletica nei sentieri di montagna, il Consiglio Direttivo del CAI di Barga senta il bisogno di replicare prendendo le distanze dalla denuncia stessa, prodigandosi nel difendere la dignità dei vandali da un attacco “immorale” e “incivile”.

Per il Direttivo del CAI di Barga, immorale e incivile non è chi distrugge la segnaletica, ma chi la mette. Questo paradosso è talmente abnorme che deve per forza avere una spiegazione.

Paolo Ruggi

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Commenti

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  1. Condivido quanto scritto da Paolo Ruggi
    La richiesta di spiegazioni di Paolo mi pare sensata. Non si capisce, francamente, perché uno sfogo legittimo e appassionato da parte di chi vede danneggiata un’opera a favore di tutti i frequentatori della montagna da parte di vandali, debba trovare una censura “sovietica” da parte del Direttivo Cai. A meno che questa accusa non abbia solleticato qualche nervo sensibile all’interno del CAI di Barga. Non si spiega altrimenti una posizione come quella esposta dal Direttivo Cai: i vandali ci sono in tutta Italia, quindi, mal comune mezzo gaudio.

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