“Sono fuori”: cronache di un superstite. Viaggio alla ricerca della libertà

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Anche gli allievi delle scuole della provincia hanno partecipato al Premio giornalistico Arrigo Benedetti che si è celebrato nella giornata di venerdì 8 novembre.
Con un bando a loro dedicato, suddiviso in due sezioni per Licei e i Istituti tecnici e professionali, tutti gli anni sono tanti i lavori che giungono all’esame della giuria. Di anno in anno sempre più interessanti e degni di nota.
Per l’edizione 2013 la vittoria è andata a Frida Susy Maria Morganti dei Liceo Classico “Ariosto” di Barga con il suo articolo “Mind the gap. Disinnescare con il dialogo il conflitto generazionale”. Ed a Lorenzo Toni dell’Istituto Commerciale “Magri” di Barga per il suo articolo “Sono fuori: cronache di un superstite” .
Per dare maggiore risalto all’opera di questi ragazzi proponiamo la versione integrale dei loro articoli su questo giornale. Cominciamo da Lorenzo, con il suo “Sono fuori”.

“Sono fuori”: cronache di un superstite Viaggio alla ricerca della libertà

Nome: Shin Dong Hyuk. Età: 30 anni. Segni particolari: è vivo.
Negli ultimi mesi si è parlato molto di Corea del Nord: i test nucleari, le minacce di distruzione a danni di Corea del Sud, Stati Uniti e Giappone, hanno mandato le nazioni di tutto il mondo nel panico generale. Da Seul i turisti rientrano nella madrepatria, Tokyo installa la contraerea. Ma fino ad ora niente di fatto, e gli Stati cominciano a spazientirsi: si tratta di un bluff o bisogna temere un’imminente guerra termonucleare? L’unica certezza è che la Corea del Nord nasconde atroci segreti fin dal 1994, anno in cui il regime si trasforma in una dittatura comunista e chiude ogni contatto con il mondo esterno. Quella di Shin Dong Hyuk ne è una testimonianza.
Appena avuto notizia del suo arrivo a Ginevra, per la prima del documentario che narra la sua storia, non ho resistito e ho preso il primo volo per incontrarlo. La sua storia ha dell’incredibile: è l’unico uomo, cresciuto nei campi di concentramento della Corea del Nord, riuscito a scappare.
Al termine della presentazione, ci troviamo al bar. <> racconta <<all’epoca vi erano internati più di duecentomila bambini, donne e uomini ridotti a degli automi, tenuti in bilico tra la vita e la morte per fame e sfinimento, fucilati per capriccio e torturati a piacimento>>. Il suo racconto toglie il sonno a chi non ha mai sentito

una vicenda simile, e risveglia un incubo per coloro che hanno vissuto le storie del nazismo. Con una sola differenza, tiene a sottolineare Shin: <>. Gli chiedo di raccontare la vita nei campi. <> Prende un respiro profondo. <> Lo guardo negli occhi lucidi. <> domando. <> Si è fatto tardi, così chiedo il conto, ma prima una curiosità: <> Attimo di silenzio. <> E poi conclude. <>. Gli stringo la mano con affetto, poi ci congediamo.
Questa è la storia di Shin e della sua cicatrice nell’anima, un solco che lo accompagnerà per il resto della vita. Sorge spontaneo chiedersi come sia stato possibile che tutto ciò si sia verificato sotto i nostri occhi: migliaia di vite umane hanno perso la vita, e nessuno è intervenuto per evitarlo. Ciò che ci dovremo aspettare dal futuro, e che la conferenza di Ginevra ci ha dato opportunità di prevedere, sarà un intervento tempestivo e risolutivo da parte dell’ONU, col fine di condannare le violenze degli Stati nei confronti dei propri cittadini e nei confronti delle altre popolazioni (come presuppongono le minacce del dittatore Kim-Jong-Un). Sarà un impegno da cui dipenderà la sorte di tutti noi, un impegno di cui sia Shin che le vittime del passato ne sono il portavoce.

Lorenzo Toni
ISI Barga – ITC A. Magri – Classe 5ª A

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