Allarme sindacati: nelle residenze per anziani della Valle a rischio posti di lavoro

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La denuncia viene dai sindacati ed in particolare da FP CGIL e FPL UIL con un interventi rispettivamente dei responsabili Michele Massari e Pietro Casciani.
A rischio i posti di lavoro all’interno delle residenze per anziani private presenti in Valle del Serchio, che sono Villa Giovanni Pascoli e Villa Belvedere, a Barga e il Centro anziani S. Francesco di Castelnuovo.
“I tagli – scrivono i due – ci sono e si fanno sentire per le famiglie e nei confronti dei lavoratori impiegati in strutture per la cura della persona.
Nei giorni scorsi abbiamo tenuto una serie di incontri e di contatti con le direzioni e le proprietà delle case di riposo private della Valle del Serchio, Villa Pascoli, Villa Belvedere, Centro anziani S. Francesco, seguite da alcune assemblee con le lavoratrici occupate presso le strutture. Il quadro che ne è emerso èdei più preoccupanti. In particolare, mancano al conto più di 20 utenze che rapportate all’offerta complessiva di circa 130 posti rappresentano un calo di oltre il 15% .”

“Le case di riposo – continuano Massari e Casciani – non ci hanno nascosto fortissimi timori per il trend negativo che sembra destinato ad aggravarsi. Le ragioni che inducono a pensare al peggio, purtroppo sono chiare: c’è stata un’inflazione di strutture pubbliche, dettate da una politica poco previdente, che ha visto molte amministrazioni comunali promuovere strutture, in modo diffus; che si inseriscono in un contesto di per se già difficile; ed è anche nota la situazione economica generale che vede l’amministrazione pubblica e le stesse famiglie in palese difficoltà economica”.
Secondo i sindacati però ciò che emerge in modo particolare è la tendenza delle ASL di “indirizzare” l’utenza verso strutture non private in contrasto con la legge regionale che regolamenta gli accrediti con conseguente riduzione di quote sanitarie per le strutture private.
Da qui la difficile situazione attuale delle tre residenze per anziani della Valle: “Le direzioni aziendali, sia pure ognuna in modo differenziato – scrivono CGIL e UIL – hanno paventato una riduzione di personale, laddove non si corra velocemente ai ripari. Non dobbiamo dimenticare che si sta parlando di oltre 120 addetti in larghissima parte di genere femminile e con alte professionalità nel settore socio assistenziale. Un taglio del 15%, se dovesse ripercuotersi sul personale, avrebbe conseguenze gravissime su lavoratrici che, è bene notare, non sono coperte da ammortizzatori sociali, come la CIG o la mobilità”.
Unica possibilità secondo le organizzazioni sindacali è eventualmente quella costituita dalla CIG in deroga con tutte le incertezze normative ed economiche del caso.
“Dalle assemblee dei lavoratori – concludono i due sindacati – è stato dato un mandato preciso, chiedendo alle organizzazioni sindacali. di intervenire presso la ASL per trovare le forme per il ripristino dei livelli di utenza. Nello stesso tempo, si chiede alle aziende di non intraprendere iniziative di riduzione del personale. Non si esclude, in assenza di riscontri, il ricorso alla Prefettura e a iniziative di mobilitazione”.

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