Dai ratti all’uomo per camminare di nuovo. Trovata una cura per rigenerare le lesioni del midollo spinale

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Sono circa centomila gli Italiani con lesioni del midollo spinale secondo i dati della ‘Associazioni di paraplegici’ e ogni anno, sempre in Italia, bisogna considerare circa 1200 nuovi casi, con almeno tre persone che diventano para o tetraplegiche ogni giorno. Per loro una nuova speranza, tutta italiana. Le nanotecnologie hanno permesso di riparare nei ratti lesioni spinali croniche simili a quelle provocate nell’uomo da traumi come incidenti di moto o sportivi. Gli animali così trattati sono stati nuovamente in grado di muoversi. Il risultato, che potrà essere applicato all’uomo solo tra alcuni anni, è pubblicato sulla rivista internazionale Acs nano ed è stato presentato a Roma, presso l’Istituto Casa sollievo della sofferenza – Mendel.“Abbiamo lavorato su un modello animale il più vicino possibile a quello di una normale sperimentazione clinica – ha detto Fabrizio Gelain, che ha coordinato la ricerca insieme ad Angelo Vescovi – ma prima di passare ai test sull’uomo c’è ancora
molto lavoro da fare, anche con prove su un mammifero più vicino all’uomo”.
Entrambi i ricercatori lavorano presso il dipartimento di Biotecnologie e bioscienze dell’università di Milano Bicocca.“Un nuovo approccio alla medicina rigenerativa”. Con queste parole il direttore scientifico dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza e del Centro di Nanomedicina e Ingegneria dei Tessuti dell’Ospedale Niguarda Ca’Granda, Angelo Vescovi, sintetizza l’ultima scoperta nel campo della ricerca scientifica tesa al recupero delle lesioni al midollo spinale. Grazie all’impiego di sofisticate nanotecnologie è possibile ridare una speranza a tutte quelle persone che hanno subito danni irreparabili alla spina dorsale. L’equipe del dottor Vescovi è riuscita a creare in laboratorio delle neuro-protesi tubulari utilizzando materiali biologici di sintesi, capaci di supportare la rigenerazione del tessuto del midollo danneggiato da lesioni post-traumatiche croniche e fibre nervose spinali.
Il coordinatore della ricerca ha affermato soddisfatto come questo ‘nuovo settore di ricerca’ sino ad oggi neppure concepibile, sia in grado di ridare speranza a tutti quei pazienti paraplegici e tetraplegici per i quali, fino ad ora, non c’era alcuna soluzione concreta.
“Le protesi – spiega Vescovi – vengono impiantate direttamente nelle cavità delle lesioni spinali rigenerando il tessuto lacerato e portando l’individuo a un lento recupero delle funzionalità degli arti paralizzati. Inoltre, grazie alla loro composizione chimica bio-riassorbibile, questi corpi estranei tenderanno ad assottigliarsi, fino a sparire completamente”.
“Cammineremo tutti di nuovo insieme”urlano, quasi in silenzio i paraplegici e i tetraplegici. E noi? Noi faremo con loro il nostro ‘girotondo’.

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