Ciao Benedetto

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Il 27 luglio scorso Barga Vecchia ha perso un’altra delle sue figure significative. Se n’è andato infatti il Benedetto Rigali, per tanti e tanti anni il sacrestano del Duomo di Barga, a servizio dei Proposti che si sono susseguiti a capo della parrocchia barghigiana.Uomo schivo, silenzioso, sempre presente a svolgere il suo ruolo alle sante messe, se non era in Duomo lo si trovava in giro per le vie del Castello.Lo scorso 29 luglio in Duomo si sono svolte le sue esequie. Tra i ricordi pronunciati quello dell’amico Manuel Graziani che riproduciamo qui di seguito assieme anche ad una testimonianza che invece ci viene da Pier Giuliano Cecchi.Al fratello Italo, ai familiari tutti, giungano le nostre condoglianze.All’ombra del Duomo di BargaPrendo volentieri in prestito questa frase, che da titolo di libro è ormai divenuta modo di dire, trovando, probabilmente, una delle definizioni più adatte per riassumere la tua straordinaria ed ammirevole vita.Prezioso e sentito è stato il tuo ruolo, svolto, per decenni, al servizio del nostro Duomo, accompagnando generazioni di Monsignori, Sacerdoti,
Diaconi, Chierichetti e Campanari. Hai iniziato il tuo “servizio” nel 1946 e, scopro oggi, nella Chiesa del S.S. Crocifisso; quest’ultima, in quegli anni, faceva le veci del Duomo. In questo erano infatti ancora molti i lavori necessari prima della riapertura. Da quell’anno hai, ininterrottamente, sacrificando pause e riposi, accompagnato Barga come affidabile e riservato custode dei suoi templi. Con quanta precisione ricordavi i colori dei paramenti per i diversi tempi liturgici e la loro disposizione all’interno della Sagrestia. Tutto a memoria, naturalmente.
I tuoi lunghi silenzi, le tue passeggiate nelle strette carraie di Barga insieme all’immancabile pipa e ai ritagli di giornale, che confezionavi con precisione millimetrica e che riempivano le tue tasche come non mai, sono certo un bel ricordo per tutti noi.
Da oggi abbiamo sicuramente un amico in meno su questa terra, ma che saprà guardarci dal cielo insieme a tutti coloro con cui ha servito questa Comunità, un amico prezioso e discreto che ci ha voluto bene in un modo speciale, quasi unico dedicandosi a tutti, indistintamente.
Di questo, semplicemente, ti ringrazio.
Ciao Benedetto!
Manuel Graziani

Come Benedetto ricordò mons. Lombardi nel centenario della nascita

Nel 1986 a Barga fu ricordato Mons. Lino Lombardi nel centenario della nascita. Per l’occasione si fecero diverse iniziative culturali e religiose condotte con rara sensibilità da Mons. Piero Giannini, tra cui la mostra rievocativa i colossali restauri al Duomo – 1927 al 1939 – ai quali il Lombardi mai fece mancare il suo aiuto e incoraggiamento al Podestà e Operaio dell’Opera del Duomo Morando Stefani. Si fece un libro di memorie del Lombardi parroco di Barga: “All’ombra del Duomo di Barga” (il titolo mi fu suggerito da una rubrica che curava il Lombardi su “Vita Nuova”), poi, tra le altre cose fu licenziato un numero del giornale “L’Ora di Barga” interamente dedicato alla sua memoria e del quale me ne presi addosso la responsabilità del suo compimento.Da quel giornale ho voluto tirar fuori l’intervista che feci a Benedetto Rigali, poi trascritta in un semplice racconto, in cui traspare tutto l’affetto e la riconoscenza verso quel Proposto che lo vide entrare in chiesa, adolescente chierichetto, e incoraggiò a tornarvi, certo della sua buona volontà e non si sbagliò affatto. Poi giovane sacrestano seguirlo nelle benedizioni: chi non ricorda il Benedetto con la sporta di paglia piena d’uova? Ma lasciamogli la parola:
Mi sento commosso nel raccontare oggi di Mons. Lino Lombardi: Gli ho voluto bene ed anche lui me ne voleva tanto. Quando era il tempo delle benedizioni delle case io andavo con lui e gli portavo la borsa delle uova. Ero giovane e più forte assai di oggi e Monsignore appoggiandosi a me diceva: “Benedetto tu sei la mia spalla”. Cominciava a sentire il peso degli anni e a montare le scale di tante case no a scendere giù per le carraie del Castello lo affaticava.Nei momenti di passaggio da una casa all’altra mi parlava di tante cose, come accade in queste occasioni, e ricordo che mi incoraggiava ad andare in Duomo: “Fai bene a venire in chiesa a darci una mano”. Io che ero timido a quelle parole mi sentivo rinvigorire, anche perché me le diceva con un fare paterno e affettuoso.Un giorno volle che andassimo sul campanile del Duomo a suonare le campane. Una volta saliti io andai alla mezzana e il Proposto alla piccola. Non ricordo l’occasione di quel concerto, ma ho sempre davanti agli occhi la scena di quando a Monsignore gli caddero gli occhiali sul pavimento della cella: “Ah! … le campane con gli occhiali si suonano proprio male”. Non so se furono gli occhiali, ma quel concerto mi sembrò un po’ stonato.Lo seguivo sempre quando mi si presentava l’occasione ed ero con lui all’Annunziata, per la “Via Crucis”, quando si sentì male nell’ultimo anno di vita. Respirava a fatica, aveva un affanno terribile. Piano piano, sotto braccio, lo accompagnai in canonica. Poi col tempo le cose peggiorarono. Andavo spesso a trovarlo, e lì, con don Giorgio lo aiutavo ad alzarsi, era quasi allettato”. (da “Testimonianze su Mons. Lino Lombardi” a cura di Pier Giuliano Cecchi- L’Ora di Barga”- Dicembre 1986- n° 61).

Pier Giuliano Cecchi

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