Da Scampia all’oro Olimpico, Gianni Maddaloni incontra il Judo Club Fornaci

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Il grande pubblico lo conosce per aver ispirato il film tv “l’Oro di Scampia”; gli sportivi lo apprezzano per i suoi meriti nel judo; tutti gli riconoscono una vita di impegno e coraggio contro la deriva dei giovani del suo quartiere, spesso iniziati alla criminalità già a partire dall’adolescenza.

Parliamo di Gianni Maddaloni, napoletano, classe 1956, atleta di judo e poi istruttore tecnico fino ai vertici nazionali. Suo figlio Pino, da lui allenato, nel 2000 ha conquistato l’oro alle olimpiadi di Sidney e gli altri due, Laura (sposata con il pugile Clemente Russo) e Marco, seguono a ruota la passione del padre con vittorie nazionali e internazionali.
Ma il successo più grande di Maddaloni è sicuramente quello di aver creato lo star Judo Club, un centro sportivo dove accoglie giovani e meno giovani del quartiere di Scampia e, tramite la filosofia del judo (la “via”), li aiuta a sviluppare rispetto e disciplina salvandoli dai tranelli della malavita.

Un esempio di sport e civiltà – riconosciuto (tra gli altri) anche dal ministero della Giustizia – che ha visitato la nostra zona per ricordare, nell’anniversario della scomparsa, il maresciallo Giuliano Guazzelli, originario di Gallicano e assassinato nella sua terra di adozione, la Sicilia, nel 1992.

Un suo saluto non poteva mancare alla palestra del Judo Club Fornaci dove, da ormai cinquantuno anni, seppur in un tessuto sociale ben più semplice, anche qui si insegna il judo come rispetto delle regole, di se stessi e dell’altro a decine di bambini, giovani e adulti.

Maddaloni ha dunque fatto visita alla palestra fornacina dove per l’occasione si sono riuniti i migliori atleti del presente e del passato assieme al patron Ivano Carlesi, i sindaci del comune di Barga, di Coreglia e Bagni di Lucca, Stefano Finetti in rappresentanza di KME e diversi associati del Judo Club per ascoltare l’esperienza del maestro Maddaloni, un “mito” nell’ambiente sportivo e non.

Semplici e dirette le parole con cui Gianni Maddaloni ha parlato della sua Star Judo club, degli ostacoli che ha dovuto superare negli anni – dalle pressioni della mafia ai problemi economici – e di come nel suo centro ci sia spazio per tutti: atleti o aspiranti tali (accolti anche se non possono pagare la retta per l’iscrizione) le loro famiglie, i bambini più piccoli e, negli ultimi anni, anche disabili e non vedenti, che nella “piazzetta dello Sport del Clan Maddaloni” possono trovare uno spazio “pulito”, amichevole, corretto dove sfuggire agli inviti della criminalità organizzata o alla dispersione scolastica o lavorativa.

Appassionata la sua descrizione di cosa è il Judo e di come dovrebbe essere insegnato nelle scuole, non tanto per l’aspetto atletico quanto per quello culturale e formativo, di indubbio valore nel formare uomini migliori.
La platea, allineata sui bordi del tatami del Judo Club, ha seguito il suo intervento in silenzio assoluto onde poi esplodere in un applauso fragoroso. In conclusione Maddaloni ha trattenuto con se i più giovani e con loro si è concesso una sessione di allenamento. Un grande atleta, un grande uomo.

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