Da Lady Oscar all’Ultima cena e ritorno, l’intelligente viaggio nell’arte di Roberto Funai

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Vecchie e nuove simbologie, vecchie e nuove anime nell’arte. E’ sicuramente questo il breve sunto che però ben racchiude il senso della mostra “Anime” che l’artista barghigiano Roberto Funai ha proposto dal 10 di novembre fino a pochi giorni orsono al “Tree” di Pisa in via san Francesco.

L’artista di casa nostra, anzi della nostra montagna, dai paesaggi ad olio più struggenti e suggestivi della montagna barghigiana, dalle tradizioni delle vita degli uomini di montagna dipinti agli inizio della sua carriera, è passato qui ad interrogare e rivisitare l’arte classica attraverso iconografie più materiali della sua e dell’infanzia di tanti della sua generazione.

Una mostra che fa riflettere e che indaga attraverso l’arte il senso profondo delle simbologie con una speciale rivisitazione e fusione; nove tele in tutto dove sorprende di certo, ma non è un caso, vedere “Giraffe in fiamme ” di Dalì sullo sfondo di un enorme Mazinga, dove Lady Oscar, i Puffi, i Cavalieri dello Zodiaco sono le contaminazioni che si accostano a L’ultima cena di Da Vinci, Il Bacio di Klimt o Le dejeuner sur l’herbe.

Una speciale e nuovissima lettura dei capolavori dell’arte occidentale che cerca con ironia di mostrare come ogni linguaggio possa essere utilizzato in chiave contemporanea; con quadri che tutti abbiamo studiato a scuola che si popolano di personaggi che sicuramente hanno accompagnato l’infanzia di generazioni come quella di Roberto Funai

Di lui la critica ha scritto belle parole e giudizio ottimi: Sul Tirreno di Pisa si dice:

“Funai fa il funambolo, equilibra la sua cifra stilistica e Dalì non si sorprenderebbe di veder sostituita la donna smontabile come una cassettiera (figura dominante della tela “Giraffa in Fiamme”) con un robot smontabile per definizione. E nemmeno sfigura la Puffetta ai piedi della Nascita di Venere del Botticelli. Irriverenza? I maestri vanno rinnegati e sui capolavori ad olio ci va steso l’acrilico? No. Tutt’altro. Funai sembra suggerire che “il gridare allo scandalo” attraversa i secoli, i millenni, le culture e le loro varie espressioni, i maestri stessi ed i loro capolavori. Insomma, la “pagnotta” dell’eternità, dell’ olimpo della celebrità va sudata (…)

(…) Ed allora appare intellettualmente onesto oltre che artisticamente azzeccato, mettere la Puffetta maliziosa, nata dalla “schiuma” di Gargamella, ai piedi di Venere nata da quel ribollire schiumoso provocato dalla castrazione di Urano. Entrambe sono state create per gettare scompiglio, tra gli uomini o tra i puffi. E che dire di Georgie che compare nuda ne “Le Petit dejeuner sur l’herbe” di Manet”. Sia il quadro che il cartoon subirono la censura e le critiche; di Georgie si scrisse che aveva scene di passione troppo forti e che la trama poteva aprire spiragli a scenari incestuosi. Funai chiama a sé gli schiamazzi censori e scandalistici che hanno attraversato i secoli e li secolarizza in tele manga-anime”.

Anche a noi è piaciuta questa interpretazione di Funai. Un’arte la sua intelligente ed anche raffinata. Che ti fa riflettere. Quel che poi davvero conta, così la pensiamo, quando ci si trova di fronte ad un’opera d’arte.

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