A margine la mostra cartografica su Domenico Cecchi

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Sabato 8 ottobre 2016 si è avuto presso la Fondazione Ricci di Barga l’importante incontro su “La cartografia storica della Valle del Serchio: il singolare contributo di Domenico Cecchi”, con cui si è cercato di porre in evidenza, oltre lo sviluppo della nostra cartografia, soprattutto il contributo che a questo sviluppo ha dato lo stesso Domenico Cecchi da Castiglione Lucchese, oggi Garfagnana, cercando ancora di porre in rilievo una delle sue qualità. Alludiamo alla rivendicata “libera professione”.

Dopo questa prima iniziativa, da domenica 9 ottobre sino al 16, è stata visibile alle Stanze della Memoria la mostra “Domenico Cecchi (1678-1745) Cartografo Agrimensore del secolo XVIII”, importante momento che ha permesso di entrare in contatto con i suoi vari lavori cartografici: carte corografiche della Garfagnana, altre a scopo militare della Fortezza di Castiglione e soprattutto esempi del suo lavoro nel campo degli estimi o “terrilogi”, con la seconda parola definendo lo stesso i molti lavori composti per enti ecclesiastici, opere laiche collegate a chiese e comunità, il cui interessante elenco che daremo in chiusura è una delle due cose che hanno sospinto la necessità di quest’articolo, onde rendere edotti i lettori che lo stesso personaggio fece del suo lavoro, nei vari aspetti, motivo dominante della sua vita, proiettandolo ai nostri giorni, soprattutto per quanto diremo a seguire.

Infatti, l’altra particolarità del Cecchi che ci preme di porre in evidenza della sua vita nell’arte, la più affascinante e che lo rende molto attuale, è l’allora rivendicata libera professione. I tempi suoi non erano certamente dei migliori, in genere ma soprattutto personalmente, per quell’artificioso coacervo di vicende che lo videro protagonista in patria e che lo costrinsero all’esilio dalla sua terra lucchese (poi confermato dalla Repubblica di Lucca) andando a rifugiarsi nel 1728 prima nella vicina Castelnuovo Garfagnana, terra estense, poi, nell’altrettanto limitrofa Barga, parte della Garfagnana fiorentina. Da questi accadimenti la definitiva elaborazione del concetto ora espresso, che già prima e da qualche tempo gli ronzava nella testa. Infatti, visti i limitati confini della Vicaria di Castiglione, pressappoco gli odierni del comune, il Cecchi per dare sfogo alla sua attività di agrimensore, quei confini li varcava molto spesso, andando a far terrilogi in terre garfagnine amiche ma giurisdizionalmente e in sostanza appartenenti ad altro stato.

Questo rilevante dato, l’allora particolare divisione politica della superiore Valle del Serchio, “Terra di Confine” dove tre potenze s’incontravano, Lucca, Modena e Firenze, ben ci introduce a capire la difficoltà che incontrava la sua pretesa libertà professionale, così come espressa nero su bianco: “Che il perito deve essere indifferente rispetto ai committenti”, che letta ai giorni nostri può suonare come una cosa ovvia ma all’epoca assolutamente da vietarsi. Questo, perché i cartografi erano formati e gelosamente considerati utili agli stati d’appartenenza presenti in Valle, anche per “fare le guerre”, “fredde” dopo l’inizio del secolo XVII. Di conseguenza, seppur nella sola rilevazione dei terreni per fini di estimi o terrilogi (di cui il Cecchi era un perito molto apprezzato) tenuti sotto vigile sorveglianza, anche perché e spesso i beni da censire stavano sui limiti statali; il tutto dal punto di vista di non commettere errori, presunti esiziali, per mantenersi saldi gli stati nei rispettivi confini.

Comunque fosse stato, la dichiarazione di Domenico Cecchi si presenta al giorno nostro molto intrigante, già posta in evidenza dalla professoressa Margherita Azzari (che ha partecipato al ricordato incontro dell’8 ottobre a Barga) nello studio “La nascita e lo sviluppo della cartografia lucchese”, eseguito per il libro “Imago et descriptio Tusciae” del 1993: “La consapevolezza delle proprie rilevanti capacità professionali e soprattutto la rivendicazione di un’oggettività al di sopra delle parti del prodotto cartografico sono dimostrazione di un modo assolutamente nuovo di intendere la professione”.

Abbiamo detto del suo sconfinamento professionale dalla piccola vicaria lucchese d’appartenenza in terre a essa aliene e perché i committenti erano parrocchie ed enti collegati, pensiamo utile fare un inciso. Come si è detto, nel 1728 il Cecchi, volontariamente esule da Castiglione lucchese, si ritrova a Castelnuovo modenese e da qui muove verso Barga fiorentina, andando a vivere nella canonica del proposto Carl’Antonio Manfredini. Questo spostamento a Barga ci porta a riflettere: fu chiamato dal proposto Manfredini perché informato della sua maestria nelle carte, quindi pensando semplicemente di fargli rinnovare il Terrilogio dei beni della parrocchia da lui amministrata, poi dei Canonici e magari anche quello delle Monache di Sant’Elisabetta? Oppure fu richiesta la sua arte pensando a un duplice risultato: i terrilogi e l’idea di toglierlo dai guai in Castelnuovo per la troppa vicinanza di Castiglione?

Queste domande ci vengono spontanee nel momento in cui costatiamo che il Cecchi nei terrilogi, quasi in assoluto, lavora per chiese e opere collegate in un rapporto, diremo quasi esclusivo con la parte ecclesiastica, anche se le opere avevano un aspetto laicale ma pur sempre influenzate dai preti, quindi verrebbe da dire che in tali ambienti si muovesse a suo agio, e qui sta il punto, quasi “protetto” da eventuali disturbi. Tra l’altro per tutto il tempo che visse a Barga (1728-30), facendo tre terrilogi, visse a diretto contatto col proposto Manfredini, ospite nella sua canonica. Addirittura, a una richiesta della Repubblica di Lucca diretta al Proposto, tendente a essere informata circa i movimenti del Cecchi, lo stesso Proposto dichiarò per scritto che nel periodo della richiesta istruzione mai si era mosso da Barga.

Domenico Cecchi aveva anche un fratello prete in una non identificata parrocchia di Lucca: Matteo Cecchi, che molto ebbe a cuore le sue sorti, così come a Castiglione altro fratello soldato alla Rocca, entrambi profondamente indignati per come da Lucca stavano trattando Domenico, quindi sorvegliati e anche intimoriti dalla stessa Repubblica per toglierli dall’idea di un soccorso al fuggiasco. Per il nostro discorso, il pensiero corre al fratello prete in Lucca, che in qualche modo potesse avere svolto particolari uffici in favore di Domenico circa l’attenzione alla sua arte in ambito ecclesiastico, lavori che gli consentivano di vivere degnamente. Giova ricordare che Barga come parte della Garfagnana, in quel tempo era appartenente alla Diocesi di Lucca, altre comunità erano invece nella Diocesi di Luni e Sarzana, comunque e ovviamente le idee correvano tra gli ecclesiastici delle tre potenze presenti in Valle maggiormente delle rispettive politiche estere di stato.

Ora però è tempo di fornire ai lettori l’elenco dei terrilogi ritrovati che fece Domenico Cecchi per chiese, opere, comunità, ecc, della superiore Valle del Serchio, tra cui Barga e altre zone. Come nota iniziale diciamo che quelli che andremo a elencare, sono frutto di un censimento effettuato da diverse persone, tra cui il sottoscritto, che già nel 2007-08 predispose nell’ambito delle celebrazioni che si tennero nella sua Castiglione Garfagnana, con il concorso di associazioni ed enti. Le celebrazioni di Domenico Cecchi e l’opera da lui svolta culminarono con il 2010-11, prima con l’intitolazione di un largo al suo nome, poi con il conferimento della Cittadinanza Onoraria alla Memoria, deliberata dal Consiglio Comunale della stessa Castiglione.

Terrilogi o Estimi censiti di Domenico Cecchi da Castiglione Lucchese

1713 – Castiglione Garfagnana: Terre e Beni stabili Opera della Chiesa di S. Michele.

1714 Castiglione Garfagnana: Estimo dei Terratici Perpetui concessi e venduti dal Comune.

1715 Magnano: Terrilogio delle Terre e Beni stabili della Chiesa Parrocchiale di S. Martino.

1717 – Palleroso: Terrilogio delle Terre e Beni stabili dell’Opera di Martino.

1718 Poggio a S. Terenzo: Terrilogio delle Terre e Beni stabili della Chiesa di S. Maria.

1719 – Poggio: Terrilogio delle Terre e Beni stabili dell’Opera.

1721 – Cascio: Terrilogio delle Terre e Beni stabili della Chiesa e Opera di S. Lorenzo.

1723 Villa Calamandrina: Terrilogio delle Terre e Beni stabili dell’Opera di S. Sisto.

1725 –Rocca Alberti: Terrilogio dei Beni stabili della Chiesa Parrocchiale di S. Stefano.

1726 –Vitoio-Casatico: Terrilogio delle Terre e Beni stabili della Chiesa Parrocchiale di S. Maria.

1726 –Vitoio-Casatico: Beni stabili della Cappella di S. Lucia nella Chiesa di S. Maria.

1727 –Vitoio-Casatico: Terrilogio dei Beni stabili dell’Opera.

1728 –S. Romano Garfagnana: Terrilogio degli stabili della Chiesa Parrocchiale.

1728 –Castelnuovo Garfagnana: Terrilogio del Monastero delle Monache di S. Bernardino.

1728 –Barga: Terrilogio dei Beni stabili della Propositura della Chiesa di S. Cristofano.

1729 –Barga: Terrilogio dei Beni stabili del Capitolo dei Sig.ri Canonici dell’Insigne Collegiata sotto il titolo della SS. Concezione nella Chiesa di S. Cristofano.

1730 –Barga: Terrilogio dei Beni stabili delle RR.me Monache di S. Elisabetta.

1730 –Pieve Fosciana: Terrilogio dei Beni stabili della Chiesa Parrocchiale di S. Giovanni Battista.

1734 –Valico di Sopra: Terrilogio dei Beni stabili dell’Opera di S. Michele.

1737 –Cerretoli: Terrilogio dei Beni stabili della Parrocchiale Chiesa di S. Andrea.

1737 –Castelnuovo Garfagnana: Terrilogio dei Beni stabili dell’Opera di S. Piero.

1738 –Cerretoli: Terrilogio dei Beni stabili delle Compagnie dette del Rosario e di S. Maria ad Martires.

1738 –Cerretoli: Terrilogio dei Beni stabili dell’Opera di S. Andrea.

1741 –Barga: Terrilogio dei Beni stabili del Convento di S. Agostino.

1742 –Pontecosi: Terrilogio dei Beni stabili della Chiesa Parrocchiale dei SS. Magno e Felicita.

1743 –Pontecosi: Terrilogio dei Beni stabili dell’Opera dei SS. Magno e Felicita.

1743 –San Romano Garfagnana: Terrilogio dei Beni stabili dell’Opera di S. Romano.

1743 –Sambuca e Villetta: Terrilogio dei Beni stabili della Chiesa Parrocchiale di S. Pantaleone.

1743 –Sambuca e Villetta: Terrilogio dei Beni stabili dell’Opera di S. Pantaleone.

1743 –Sambuca: Terrilogio delle Terre e Beni stabili del Benefizio Semplice della Casa Baldocchi dei SS. Faustino e Giovita nella Chiesa della Sambuca (S. Pantaleone).

1744 –San Romano Garfagnana: Terrilogio dei Beni stabili dell’Altare della Cintura.

1744 –San Romano Garfagnana: Terrilogio dei Beni stabili della Confraternita del SS. Rosario.

1744 –San Romano Garfagnana: Terrilogio dei Beni stabili della Venerabile Confraternita del Corpus Domini.

1744 –San Romano Garfagnana: Terrilogio dei Beni stabili dell’Oratorio di S. Rocco.

A questo elenco di terrilogi ne vanno aggiunti altri, della cui esistenza ne siamo venuti a conoscenza dalle ricerche storiche sul personaggio:

Tra il 1710-20 –San Pellegrino in Alpe: Terrilogio dell’Ospedale (Assieme al suo maestro in terrilogi don Gasparo Fattori, quando questi era cappellano a San Pellegrino –Notizia dal manoscritto “Peristromi Pellegrini”, Peristromo XIX, pag. 661, A.S.L.).

1731 –Villa Minozzo: Terrilogio Beni delle Comunità. (A.S.L., Cause Delegate, n° 74, lettera sciolta, 21 settembre 1731).

1731 –Febbio: Terrilogio Beni delle Comunità. (A.S.L., Cause Delegate, n° 74, lettera sciolta, 21 settembre 1731).

Tra il 1731-34 –Asta: Terrilogio Beni della Comunità (A.S.L., Cause Delegate, n° 74, lettera sciolta, senza data. “Informazione del Cecchi da Castiglione”, anno 1741)

Pier Giuliano Cecchi

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