SÌ vs NO. Barghigiani e non solo a confronto sul referendum. Boggi vs Giovannetti

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Giunti a meno di due mesi dall’appuntamento – quale che sia l’esito – storico del prossimo 4 dicembre con l’atteso referendum attraverso il quale noi cittadini saremo chiamati a confermare o meno la riforma approvata in via definitiva dalle camere lo scorso aprile, il nostro giornale ha pensato d’offrire uno spazio di confronto nel quale possano misurarsi a favore o contro tale proposta rappresentanti delle istituzioni, della politica locale come pure professionisti o semplici cittadini. Cinque identiche domande poste ai vari interlocutori che potranno motivare la loro posizione con risposte contingentate nella loro lunghezza (massimo 400 battute per ogni risposta).

Un modo d’offrire ai nostri lettori un punto di vista diverso attraverso il quale poter guardare alla proposta di riforma della nostra Costituzione e farsene una loro opinione.

Iniziamo questa rubrica con Nicola Boggi, attuale consigliere provinciale e segretario del Partito Democratico di Barga a sostegno delle tesi del SÌ e l’avv. Alberto Giovannetti, insegnante e presidente del Conservatorio Santa Elisabetta per il NO; per molti anni assieme protagonisti della vita amministrativa e politica del nostro comune ed oggi divisi sulle proposte contenute nella riforma.

Referendum costituzionale, si o no e perché?

ALBERTO GIOVANNETTI

Trovo che siano contraddittorie e false le ragioni portate avanti da chi è favorevole a questa riforma. Penso che si voglia attribuire alla Costituzione colpe imputabili alla classe politica che da questa riforma esce nuovamente rafforzata. Si pensi per esempio alla nuova immunità che avrebbero i consiglieri regionali e i sindaci che andranno a far parte del Senato delle Autonomie. Al Referendum Costituzionale si vota NO perché le modifiche proposte dal governo Renzi sono sbagliate, confuse e non raggiungono gli obiettivi del risparmio e della semplificazione tanto enfatizzati.

NICOLA BOGGI:

Fortissimamente Sì: Il nostro Paese sta cercando di uscire da una crisi profonda causata dalla mancata crescita e dal grande debito pubblico; per riuscirci abbiamo bisogno di istituzioni più efficienti ed all’altezza delle sfide che ci pone il nostro tempo. Una democrazia moderna per esser tale deve esser decidente.

La riforma prevede il superamento del bicameralismo perfetto di cui si parla da 30 anni: giusto o sbagliato e nel caso favorevole o contrario?

NICOLA BOGGI:

Come non essere favorevole? Nessun paese al mondo ha un Parlamento come il nostro nel quale due diverse assemblee – entrambe elette direttamente – fanno esattamente le stesse cose: un vero e proprio doppione, causa di lentezze, inefficienze, costi, instabilità. Fino a qualche mese fa non avremmo trovato neppure una forza politica pronta a difendere l’attuale assetto istituzionale.

ALBERTO GIOVANNETTI:

Probabilmente oggi può essere giusto parlare di superamento del bicameralismo paritario. Certo è che questa riforma non raggiunge questo risultato e anzi si passa ad un bicameralismo confuso e contraddittorio , basta dare una lettura al nuovo art. 70. Fra l’altro, questa riforma insieme a quella elettorale porterebbe a rafforzare il potere del capo del partito che vince le elezioni e che diventa capo del governo con un premio di maggioranza abnorme ed una schiera di deputati e senatori da lui nominati e che a lui rispondono. Meglio sarebbe stato eliminare del tutto il Senato e eleggere una sola Camera con il proporzionale dando rappresentanza a tutti gli italiani.

Col nuovo Senato come Camera delle autonomie locali i territori sarebbero più rappresentati anche a livello centrale?

ALBERTO GIOVANNETTI:

Questa è un’altra sciocchezza che ci viene propinata dai sostenitori di questa riforma. Ma se un consigliere Regionale è nominato senatore grazie ai voti del suo partito in consiglio (come è previsto dalla riforma costituzionale) senza che i cittadini possano incidere su questa scelta, a chi risponderà questo nuovo senatore? Ai cittadini della regione o al partito che lo ha votato?

NICOLA BOGGI:

E’ uno degli obiettivi principali della riforma: da una parte si definiscono con chiarezza le competenze dello stato centrale rispetto a quelle delle regioni così da uscire finalmente dalla palude generatasi a seguito della riforma del Titolo V entrata in vigore nel 2001; dall’altra viene assicurata un’adeguata rappresentanza per le istanze dei territori all’interno della camera bassa.

Col nuovo Senato si tagliano poltrone e costi della politica: giusto o sbagliato e nel caso favorevole o contrario?

NICOLA BOGGI:

Meno 315 indennità di senatori, meno spese derivanti dal costo delle relative strutture di supporto, allineamento delle indennità dei consiglieri regionali alla retribuzione del sindaco del comune capoluogo sono già molto. Il più grande risparmio sarà però l’abbattimento dei costi generati dalla burocrazia: il grande male contro il quale tutti i cittadini prima o poi si sono scontrati.

ALBERTO GIOVANNETTI:

Io penso che tutti siano favorevoli a ridurre i costi della politica. Però la modifica alla Costituzione è lo strumento sbagliato. Vede qualche settimana fa fece clamore la notizia che i consiglieri regionali potevano prendere lordi oltre 120.000,00 euro annui oppure che un parlamentare fra le varie indennità poteva arrivare a prendere 10.000,00 euro mensili. Con questi dati ritengo che, invece di modificare la Costituzione, per ridurre i costi si doveva chiedere un atto di responsabilità, soprattutto in questo periodo di grave crisi economica, alla classe politica chiedendo una forte riduzione delle proprie indennità.

Cosa succede il 5 dicembre se vince il si o se vince il no?

ALBERTO GIOVANNETTI:

Sicuramente non sarà la fine del mondo sia nell’uno che nell’altro caso. Ma sono convinto che se vincerà il si il nostro sistema costituzionale sarà meno democratico, e sarà maggiore la distanza fra la classe politica e i cittadini . Se vince il NO sarebbe un bel segnale di intelligenza e di consapevolezza che i cittadini italiani hanno dei valori e dei loro diritti costituzionali.

NICOLA BOGGI:

La vittoria del Sì potrebbe dare il là all’attesa stagione di riforme di cui l’Italia ha tanto bisogno quanto noi dell’aria che respiriamo. Di contro con la vittoria del No saremmo costretti a mantenere l’attuale status quo. E’ questa una sfida fra cambiamento e conservazione. Io voglio cambiare per crescere; è da sempre la mia ragione d’impegno nella vita civica, e quindi voto convintamente Sì

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Commenti

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  1. Maria Elena Bertoli


    R: SÌ vs NO. Barghigiani e non solo a confronto sul referendum. Boggi vs Giovannetti
    Vorrei chiedere un chiarimento a Nicola Boggi sulla sua affermazione conclusiva. Che vuole dire quando dice “Io voglio cambiare per crescere!”? Crescere in che senso? Crescita morale, culturale o quella crescita della produzione e dei consumi tanto invocata dagli economisti che sta portando al collasso il pianeta e che abbate i posti di lavoro per la delocalizzazione e la robotizzazione ad essa connesse? Chiederei a Nicola Boggi hiederei che cos’è la crescita che lui vuole e perchè la vuole.

  2. Patrizio Biffoni


    R: SÌ vs NO. Barghigiani e non solo a confronto sul referendum. Boggi vs Giovannetti
    Con l’italicum ci sará la possibilitá di una chiara scelta fra i due partiti/programmi piú rappresentativi. In cosa il proporzionale sarebbe piú vicino al volere dei cittadini visto l’obbligo di “inciuci” fra i vari partiti governati da dinamiche non sempre trasparenti? Con l’Italicum i capi partito nominano una buona fetta di parlamentari e con il premio di maggioranza il partito che vince si prende quasi tutto. Dove sono i contrappesi in questa riforma? Cosa fa pensare che i parlamentari risponderebbero ai cittadini invece che al loro capo partito? Sembra che cambi poco chiunque vinca


  3. R: SÌ vs NO. Barghigiani e non solo a confronto sul referendum. Boggi vs Giovannetti
    Considerazione sulla prima risposta.L’Avv. Giovannetti a proposito del nuovo Senato solleva il problema dell’estensione dell’immunità.Argomento che ha facile presa sull’opinione pubblica.L’immunità non è demone inserito in questa riforma, è , sia pure con una formulazione diversa, previsto dall’art. 68 della Costituzione.Ma dando per scontato che non è cosa buona e giusta, come mai con il suo voto la vorrebbe negare a 100 nuovi senatori, lasciandola ai 315 che ci sono ora?

  4. claudio crudeli


    R: SÌ vs NO. Barghigiani e non solo a confronto sul referendum. Boggi vs Giovannetti
    Sulla questione dell’immunità parlamentare: è vero che i deputati l’hanno già, ma non l’hanno i consiglieri e presidenti regionali. Quanti ne sono stati inquisiti in questi ultimi dieci anni? Personalmente la trovo una riforma raffazzonata e propagandistica: è chiaro che le funzioni di raccordo Stato-Regioni le hanno già i Consigli Regionali, quindi non è necessaria una copia centralizzata. Se volevano ridurre i costi dovevano dimezzare i parlamentari, dimezzare i loro stipendi, dimezzare i trattamenti pensionistici, dimezzare le consulenze, dimezzare i portaborse, ecc. ecc.Niente di tutto questo. Per tutte queste ragioni voterò no

  5. Massimiliano Piagentini


    R: SÌ vs NO. Barghigiani e non solo a confronto sul referendum. Boggi vs Giovannetti
    Le domande 2 e 4 andrebbero mostrate agli studenti delle scuole di giornalismo, per far capire loro qual è la differenza tra il loro mestiere faranno e la propaganda, fatta, tra l’altro, con gli stessi argomenti propagandistici, false, utilizzati dal Governo (“si tagliano le poltrone”, “sono 30 anni che è questa riforma è attesa”). Più che un’intervista doppia, un due contro uno.


  6. R: SÌ vs NO. Barghigiani e non solo a confronto sul referendum. Boggi vs Giovannetti
    Carissima Maria Elena, naturalmente intendevo crescita morale e culturale. Sia chiaro che, pur non demonizzando minimamente l’idea dello sviluppo economico, i principi del non spreco e del riuso sono comunque tanto cari a te quanto a me. Non intendo accreditarmi meriti che non ho – e che invece spettano a te come ai tanti volontari delle varie associazioni del vicariato oltre all’attuale amministrazione – per aver avviato il bellissimo progetto de “Il Banco del non sprEco”. Sai però benissimo quanto avrei desiderato riuscire ad avviarlo già nei tanti anni in cui ho avuto l’opportunità di curare le politiche sociali del nostro comune! Oggi vi seguo con grande attenzione e sono pubblicamente a ringraziarvi per il tanto e buono che state facendo. Un caro saluto ed a presto, Nicola

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