KME, confronto serrato tra sindacati e azienda. Obiettivo: approfondire la questione della ricollocazione degli esuberi

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Si è svolto, dopo la presa di posizione forte del coordinamento nazionale dei sindacati, una riunione fiume tra KME e le RSU aziendali e i segretari provinciali Uilm-Uil, Fiom-Cgil e Fim-Cisl che si è concluso ormai nella tarda sera di oggi.

Obiettivo del confronto, approfondire i dubbi ed i timori dei sindacati circa l’accordo sottoscritto a giugno scorso per il rilancio dello stabilimento di Fornaci di Barga di KME. Accordo che alla fine dei tre anni previsti, nel settembre 2018, prevede anche di risolvere una questione delicata, ovvero un pacchetto consistente di esuberi, ben 275.

Si è svolto, dopo la presa di posizione forte del coordinamento nazionale dei sindacati, una riunione fiume tra KME e le RSU aziendali e i segretari provinciali Uilm-Uil, Fiom-Cgil e Fim-Cisl che si è concluso ormai nella tarda sera di oggi.

Obiettivo del confronto , approfondire i dubbi ed i timori dei sindacati circa l’accordo sottoscritto a giugno scorso per il rilancio dello stabilimento di Fornaci di Barga di KME. Accordo che alla fine dei tre anni previsti, nel settembre 2018, prevede anche di risolvere una questione delicata, ovvero un pacchetto consistente di esuberi, ben 275.

Un dibattito proprio incentrato sulle possibilità di ricollocazione degli esuberi; che ha permesso solo di avviare un lavoro preliminare tra sindacati e azienda che riprenderà con un incontro già programmato per il 30 settembre prossimo.

Il nocciolo della questione, quello che stava a cuore ai sindacati, era di capire bene il percorso formativo dell’eventuale ricollocazione dei 275 esuberi di cui si parla nell’accordo del giugno 2016. “Abbiamo chiesto che per il 30 settembre – ci spiega il segretario provinciale della FIOM, Mauro Rossi – l’azienda ci presenti le linee guida specificando e dettagliando quali sono le eventuali opportunità per la ricollocazione di questi lavoratori, che tipo di progetto formativo metteranno in campo sia per la social valley di cui si parla a Campo Tizzoro, quali potranno essere le altre opportunità esterne a Campo Tizzoro , che sia noi che l’azienda crediamo ci possano essere. Per cui che tipo di formazione si pensa anche per progetti che pensino alla ricollocazione di lavoratori in mansioni all’interno dell’azienda in mansioni ed attività che fino ad ora erano affidate a realtà e ditte esterne.

Insomma vogliamo una quantificazione delle opportunità di ricollocazione e capire nei dettagli quale il progetto che KME ha in mente”.

Per i sindacati comunque è fondamentale che alla fine nessuno resti fuori da KME per tutta la durata dell’accordo, senza una reale e concreta ricollocazione lavorativa che tuteli i lavoratori e che vada evitato anche che chi viene investito di questo percorso di formazione alternativo non corra alla fine il rischio di non essere tra due anni più all’interno del ciclo produttivo e quindi fuori da qualsiasi possibilità. Che insomma finita la formazione venga poi abbandonato a se stesso.

“Noi lavoreremo e vogliamo garanzie – continua Rossi – affinché si avvii un concreto percorso che porti alla ricollocazione almeno per un numero consistente di esuberi, fermo restando che coloro che non troveranno uno sbocco occupazionale dovranno rimanere all’interno del ciclo produttivo e quindi nelle garanzie previste nell’ambito dell’accordo. Con il 30 settembre dovremo anche ricominciare a definire i dettagli dell’accordo circa il rilancio della produzione dello stabilimento di Fornaci a cominciare, cosa che già abbiamo chiesto, dal sapere a che punto è il progetto di riconversione del secondo forno che dovrebbe portare a raggiuntere una quota di 70 mila tonnellate annue di rame prodotto ed aumentare quindi gradualmente il lavoro dello stabilimento”.

Certo è che a Fornaci il percorso formativo e di ricollocazione è iniziato. I primi colloqui sono già stati fatti, all’interno dell’azienda, per testare la disponibilità di più di un centinaio di lavoratori, compresi nella lista dei 275 esuberi, ad avviare percorsi formativi per la loro riqualificazione professionale; figure destinate allo sviluppo del turismo ecologico sulla montagna pistoiese, al cosiddetto progetto della social valley di cui si parla da tempo.

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