Antiche fiere a Barga

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LA STORIA RACCONTA
1770: SI FACCIA A BARGA 15 GIORNI DI FIERA DAL 1° MAGGIO, DAL 15 AGOSTO E DAL 1° NOVEMBRE.
Negli antichi libri del Comune di Barga ogni tanto vi troviamo delle delibere consiliari dirette a ottenere da Sua Altezza Serenissima la Grazia, cioè il permesso, di poter fare nella Terra il mercato, oppure certe fiere. Quando da Firenze giungeva la positiva risposta, in genere consistente in una “Notificazione”, si passava alla fase attuativa che, seguendo quanto s’indicava nel ricevuto permesso, ovviamente impegnava nuovamente il Comune nei preparativi.
Per esempio il 2 giugno del 1487 vediamo riunito il Consiglio per decidere la nomina di sei uomini, due per ogni porta di Barga, i quali vedano “ove et in che luoghi pubblici a tenere a vendere le mercantie verranno alla fiera”, seguitando con la nomina dei Guardiani alle porte per lunedì e martedì, i quali erano otto per ogni porta. Questi senz’altro avevano l’incombenza di vigilare il buon andamento generale e la particolare incombenza di stare attenti a chi entrava e usciva, soprattutto ai cosiddetti “vagabondi”. Quell’anno in concomitanza con la fiera di Barga si fece anche quella dell’Annunziata a Tiglio, che previde la stessa nomina dei Guardiani.
Di pari passo al raggiungimento di una maggiore concordia tra gli stati insistenti nella Valle, Repubblica di Lucca e Ducato di Modena, queste richieste di grazia, tese a poter fare mercato o fiera, col tempo andarono relativamente crescendo.
Eccoci allora al 1770, anno in cui dalla Camera Gran-Ducale di Firenze giunge a Barga una “Notificazione” che dichiara:
“Come Sua Altezza Reale con suo Benigno Rescritto de’ 6 settembre 1769. ha permesso il farsi per un triennio nella Terra di Barga due mercati liberi per settimana, cioè uno il Lunedì, l’altro il Venerdì, e tre Fiere ugualmente libere fra l’anno, la prima il dì primo Maggio, la seconda il dì 15 Agosto, e l’ultima il primo di Novembre da durare ciascuna per quindici giorni consecutivi …”.
Queste fiere, seppur dette libere, avevano le loro restrizioni, consistenti nella proibizione di vendere il “Sale, Tabacco, Ferro, Carte da giuoco, e simili generi che costituiscono una Regalìa”. Mentre “tutti gl’altri generi forestieri come Pannine, Sete, Telerie, Bestiami, e Grasce” erano di libero e scambievole commercio, salvo il pagarsi le Gabelle. Inoltre si dice che il Vicariato di Barga in tali occasioni sia da ritenersi nei confronti del Granducato come stato straniero e quindi sottoposto alle Gabelle per tutti quei prodotti che entreranno o usciranno dallo stesso Granducato. L’atto termina con la firma che segue: “Dalla Camera Gran-Ducale lì 27 Luglio 1770, Gaspero Faver Cancelliere Maggiore”.

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