My tastes from Italy: Veneto & Emilia Romagna

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VENETO
Il più prezioso gioiello veneto è la città d’arte di Venezia, la perla d’Italia. Un momento magico per visitarla è durante il suo famoso Carnevale, nel mese di febbraio, dove gli abitanti si vestono con costumi del Settecento ed escono non “per strada” ma per le “calli” e I “campi”, apparendo e sparendo come le loro immagini, riflesse nell’acqua dei canali da cui risale una nebbia salmastra.
La gente veneta ama bere il buon vino, specialmente bianco, durante il giorno, al posto del più classico caffè. Un bicchiere di vino viene chiamato un’ “ombra de vin”, che significa un calice di Prosecco, idioma derivato dal sedicesimo secolo per chi tradizionalmente beveva sotto l’ombra del campanile di San Marco.
Un anno, venni invitata da alcuni amici alla Festa del Redentore, nel mese di luglio. Ero in barca con loro, insieme ad altre centinaia di barche private, a galleggiare mollemente in laguna diretta verso San Marco, mangiando e bevendo tutto il tempo in attesa dei fuochi d’artificio. Nel bel mezzo del Canal Grande, gustavo le “sardelle in saor”, che qui vi propongo.
SARDELLE IN SAOR
700 g sardine fresche
2 uova
1 limone
1/2 aceto
1 pizzico di zucchero
1 cipolla
Qualch foglia di alloro
Pane grattugiato
Olio d’oliva per la frittura
Pulite delicatamente le sardine, privandole della testa e delle interiora. Passatele nelle uova sbattute e nel pane grattugiato, quindi friggetele, girandole almeno una volta. Trasferitele in un piatto e tenetele da parte (potete anche metterele su una carta assorbente da cucina). Sostituite l’olio con olio fresco, aggiungete il succo del limone, l’aceto, una presa di sale e un pizzico di zucchero. Bollite il tutto per pochi minuti, affinchè gli ingredienti si amalagamino. Disponete le sardine in un piatto di portata (o in un contenitore ermetico da ritirare in frigorifero se volete servirle il giorno dopo) e copritele con fettine sottili di cipolla e foglie di alloro. Infine coprite il tutto con la salsa. Più le lascerete marinare meglio sarà…se riuscite ad aspettare. I Veneziani le mangiano dopo 24 ore, ingannando il tempo con tante “ombre”…
EMILIA ROMAGNA
Un mio amico dice sempre: “se non conosci le donne di Bologna, almeno assaggia la loro cucina!”. Beh, che dire, un inno alla procacia e alla cucina casalinga. Ogni città dell’Emilila Romagna preserva la propria tradizione culinaria, da Rimini a Parma. La Regione è ben conosciuta per I suoi salami e I suoi prosciutti, nonchè per il re dei formaggi, il Parmigiano Reggiano: provi il mondo intero ad imitarlo! Non sarà mai possibile, nonostante le leggi e le convenzioni tra stati, il Parmigiano Reggiano sarà solo e sempre un vero prodotto italiano, un marchio nazionale (scusate l’impeto, ma I tempi dell’omologazione e delle frodi alimentari lo richiedono).
Se volete far mangiare I bambini dei vostri ospiti stranieri, dovete prepare una pasta al pomodoro o un ragu alla bolognese, non c’è verso. Per ingannare la fame, un panino al prosciutto crudo o alla mortadella, magari anche una noce di Parmigiano Reggiano. Cibi certi, che non falliscono mai!
L’Emilia Romagna non è solo cibo? Vero, non lo è. E sempre per restare nelle glorie nazionali, citiamo la musica, quella patriottica del grande maestro Giuseppe Verdi. E, ancora più indietro nel tempo, possiamo trovare I mosaici bizantini di Ravenna e per I più sportivi la preziosa Via Vandelli. Nel Diciottesimo secolo, il Duca di Modena la fece costruire, in marmo di Carrara (per uomini e cavalli) per recarsi in visita alla sua amata, una giovane nobildonna che viveva sulla costa toscana. La via prende il nome dall’ingegnere che la costruì: sarà un’indimenticabile esperienza di trekking dolce, in una zona poco turistica e con paesaggi emozionanti. Non temete di non riuscire ad integrare le calorie consumate camminando, sul versante toscano le potrete riacquistare con una panino a base di lardo di Colonnata, su quello modenese con una panino alla mortadella.
SCALOPPINE ALLA BOLOGNESE
8 fettine di vitello magro
8 fette di prosciutto di Parma
1 uovo
100 g burro
70 g Parmigiano Reggiano grattugiato
1/2 tazza di brodo vegetale o di carne
1/2 bicchiere di vino bianco
Farina quanto basta
Sale e pepe
Passate le fettine di vitello nell’uovo sbattuto e nella farina. Friggetele nel burro in un largo tegame sino a che non risulteranno dorate. Passatele su una carta assorbente, quindi trasferitele in una telia, che metterete in forno, coprendo le fettine con il prosciutto. Aggiungete sale e pepe e versate il vino bianco (a temperatura ambiente) e il brodo. Spolverate di Parmigiano Reggiano e informate a 240 gradi. Quando il formaggio si sarà sciolto, sarà ora di servire. Accompagnatele con patate al forno o bollite o con insalata di stagione.

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