Il palazzo Pretorio di Barga sede del museo (nona parte)

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La Colonna Medicea

Siamo ancora sotto la Loggia del Palazzo Pretorio a Barga e dobbiamo dire che non è facile entrare all’interno per visitarlo, perché qui ogni pur piccola cosa ha un ricordo, una storia meritevole di essere raccontata. Non potendo addentraci nelle cose più di quanto stiamo facendo, che ci pare già molto in diversi casi rinverdendo frammenti di storia mai raccontate, allora, volgendo gli occhi a destra ecco venirci incontro nella sua statica e ieratica bellezza l’immagine di una colonna in pietra serena, che si erge sulla base del suo dado o cubo della stessa materia, con alto svettante, circa a tre metri da terra, l’arma dei Duchi di Firenze, i signori della casata Medici. A seguire, con l’articolo dieci, parleremo anche del Leone fiorentino, il Marzocco, che fa bella mostra di se all’interno del Museo.

Effigianti il potere di Firenze nella Terra di Barga, queste due opere sono giunte a Palazzo Pretorio in due date distinte a causa della loro dismissione dal luogo della loro originale esposizione, cioè l’antica Piazza del Castello, allora chiamata proprio “La Piazza”, oggi Piazza del Comune o Salvo Salvi. Li sono state tolte per salvaguardarle dall’usura del tempo: la Colonna Medicea dal muro che fa da sfondo alla stessa piazza, il Marzocco dal fronte della Loggia dei Mercanti; ovviamente al loro posto sono state poste delle copie fedeli di ciascun originale.

Venendo a parlare della Colonna Medicea, del perché si rese necessaria la pubblica manifestazione del legame di Barga alla casa Medici che esprimeva il suo dominio in Firenze e ogni terra a essa legata, va detto innanzi tutto che certamente ciò si lega a un fatto memorabile per la stessa Terra di Barga. Qualcuno si è addentrato in questioni storiche avulse dal vero significato che andremo dicendo, come per esempio che si andò edificando la colonna perché in Barga giunse notizia che era morta in terra straniera una celebre personalità barghigiana: capitan Galletto, alias Matteo di Pieruccio Bartoli, un fervente repubblicano da sempre intenzionato a riportare il suo Castello garfagnino sotto le insegne del Partito Francese o “francioso”. (Dove, come e quando la morte?)

Infatti, la storia ricorda vivente Capitan Galletto nel 1554, quando, al seguito dello Strozzi che con il suo esercito stava dirigendosi alla difesa di Siena, passando per la Valle del Serchio, tentò di far ribellare ancora una volta dal potere mediceo la “sua” Barga. Noi diciamo invece che questa storia, la presunta e infondata morte del Galletto, rientra in senso lato nel nostro discorso sapendo che Cosimo I aveva deciso, verso la metà del sec. XVI, l’uccisione a Venezia, per mano di sicari, di Lorenzino dei Medici, suo acerrimo rivale per il potere in Firenze. Questa è una storia che in qualche misura si affaccia nel nostro racconto, ma soltanto legata a Cosimo I, che nel febbraio 1548, con la morte di Lorenzino, visto coronato il suo sogno, finalmente diveniva signore indiscusso di Firenze. Per Barga invece è ben altra la storia della pubblica attestazione circa la fede nei Medici, duchi di Firenze, nel caso però un precipuo omaggio a Cosimo I. Tale asserzione, che chiariremo a seguire, ci porta a dire che quella colonna si potrebbe anche appellare: “Colonna a Cosimo I”.

Per dare chiarimenti intanto diciamo che l’anno dell’innalzamento della colonna è il 1548 e leggendo tra le pagine della storia di Barga ci accorgiamo che da almeno due anni qui si sta dando corpo a un preciso volere di Cosimo I, consistente nel rafforzamento dello stesso Castello, che con la sua terra costituiva una “enclave” insinuata tra gli stati di Lucca e Ferrara. In effetti, Barga era ritenuta importante per la politica statale “cosimiana” letta dal punto di vista dell’attuando suo rafforzamento. Infatti, qui sarà mandato dallo stesso Cosimo I un importante ingegnere fiorentino, Giovanni Battista Bellucci il San Marino, inizialmente, l’anno 1546, con il fine di fare e portare a Firenze una relazione sullo stato delle difese di Barga, tale da far capire i bisogni e cosa occorresse di suppletivo per renderla inespugnabile. Con il ritorno a Firenze il San Marino sicuramente fece intendere a Cosimo I, che se avesse voluto mantenere Barga immune da noie che si sarebbero riversate sullo stato, occorrevano importanti lavori, autorevole suggerimento subito messo in atto. Infatti, per Barga ci fu un grosso investimento, in denaro e scienza difensiva, a carico dell’universale fiorentino con manodopera a carico del Comune di Barga, che sappiamo affidata a maestro “Bartholotto”. Il tutto del lavoro fu attuato sotto l’attenta sorveglianza dello stesso ingegner Bellucci, il San Marino, progettista e direttore dei lavori, che videro molto impegnato, oltre al Consiglio della Terra, anche il podestà Vieri de Cerchi (1548-49), che sull’impresa teneva ben informati gli uffici fiorentini e lo stesso Cosimo I.

Autorevole supporto a quanto affermato circa l’interesse a Barga da parte di Cosimo I si trova anche nel libro “Barga Medicea” –Olschki 1983. Precisamente nella nota 97 di pag. 66, dove Carla Sodini parlando del territorio e dell’economia barghigiana nel sec. XVI, riporta un brano di lettera scritta da Cosimo I a Francesco Inghirani nel marzo 1549, in cui si può leggere che passato il podestà Cerchi si mandino i soldi al nuovo (Vincenzo Sassetti) e si continui il lavoro secondo i suggerimenti del San Marino, ossia il Bellucci.

I lavori videro interessate le mura, la rocca, dove stava il Palazzo Pretorio e il Duomo, la torre, le varie “cascatoie”, i ponti di Borgo e di Macchiaia, le composite porte d’accesso e altro, insomma quasi tutto di Barga. Come detto, la stessa Barga fece la sua parte per l’impresa, percepita e realmente di straordinaria importanza per il Castello, consistita nel deliberare in Consiglio le “comandate” ai suoi abitanti per i lavori alle “muraglie”, all’ufficio eleggendo nello stesso Consiglio due uomini per porta:

“Porta Mancianella: Michelangelo di Bernardino Speziale e Francesco di Andrea Sandri”.

“Porta di Borgo: Ser Francesco Angeli e Piero Pantaloni”.

“Porta Macchiaia: Ser Jacopo Parducci e Giovanni di Toto Giannini”

Fu questa importante attenzione a Barga a far decidere alla Comunità di edificare nella principale piazza del Castello la Colonna Medicea che raffigurasse l’arma dei Medici con sei palle, sormontata dalla corona ducale. La decisione del Consiglio di Barga risale ai primi mesi del 1548 e nel maggio di quell’anno vediamo che è fatta, perché si deliberano le spese per l’esecuzione, vedendo ricordato anche il suo autore, l’ottimo scalpellino Giovan Battista da Settignano. Così recita la delibera comunale:

“18 maggio 1548 –Francesco Fantozzini, uno del numero dei Consoli, prima udita la proposta fatta per il Magnifico Huomo Vieri de Cerchi, al presente Podestà di Barga, sopra l’arme di Sua Eccellenza, levandosi in piedi et assurso alla ringhiera consigliò et consigliando propose che a lui pareva, quando agli altri del Consiglio paresse, che si dovesse stanziare Scudi 23 d’oro a M° Battista scarpellino da Settignano per haver fatto l’arme di Sua Eccellenza di rilievo, scudo, colonna, corona, dado et basa et ogni suo adornamento et per sua fatica di magistro. Et messo a Partito … fu vinto per fave ventisei nere per lo sì, nessuna in contrario. E quali Scudi 23 d’oro si devono pagare per il presente Camerlingo di questa Comunità et non in altro modo”.

La saggistica locale vorrebbe che con decisione del podestà Vieri Cerchi, l’arme posta alla sommità della colonna, le sei palle dei Medici racchiuse in un soffice cartiglio, avrebbe dovuto evidenziarsi in campo d’oro e si ricorda anche che fu decisa la cifra di Lire 31, ma di tale doratura non esiste altra memoria storica.

Altre sono le spese documentate in precedenza a questa, precisamente nell’aprile, come lo stanziamento di Lire 3 a Mencho Tognietto per aver portato sette “moggie” di rena alla Piazza del Comune e a Giovanni Bartolini altre Lire 1 e soldi 5 per il canapo logorato a tirare la colonna e l’arme sino alla Piazza.

Questa Colonna Medicea nel 1977, dopo 429 anni dalla sua esecuzione, per l’evidente logoramento della pietra serena e prima che questa si sgretolasse, con delibera del Comune di Barga fu sostituita con una perfetta copia eseguita dalla Ditta Marmi Dini di Ghivizzano. La vecchia e onorevole colonna fu poi trasportata in Duomo, vicino al Palazzo Pretorio, con l’idea di collocarla nell’allora pensato, ma non ancora eseguito, Museo Civico del Territorio di Barga. Tale incongruo deposito, posto alle intemperie e a ogni umano sgarbo, così rimase per tanti altri anni da quel 1977. Il Museo poi fu fatto nel 1979 ma la colonna restò lì a terra, solo lo stemma fu messo al sicuro. Questo durò sino a circa il 1998, quando l’assessore alla Cultura del Comune di Barga Enrico Cosimini, interpretando più e ripetute richieste, decise con il sindaco Mauro Campani di rendere i giusti e dovuti onori alla colonna, innalzandola ancora sotto la Loggia dei Podestà, dove oggi e finalmente fa bella mostra di stessa al riparo delle intemperie ma non “dall’umano sgarbo”. Infatti, non poco ma molto dispiace che i soliti, in parte ignoti ragazzi, abbiano avuto l’ardire, la sciocca idea, di scrivervi sopra i loro amori, tra l’altro fugaci come il tuono, mentre gli atomi della pietra ancora sognano l’idea del barghigiano che volle onorare la tanta attenzione a Barga da parte di Cosimo I, facendo scolpire a man sicuro un bel ricordo che intese imperituro segno che, passato quasi mezzo millennio, ancora parla alle sensibili menti.

(continua –Pier Giuliano Cecchi)

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