Il Palazzo Pretorio di Barga sede del museo (ottava parte)

-

Le Antiche Misure di Barga

Siamo ancora sotto la Loggia dei Podestà del Palazzo Pretorio a Barga e dopo aver osservato i vari stemmi ancora visibili che ci ricordano gli antichi governatori della Terra fiorentina, il cui elenco, con altre ricerche, seppur non completo, abbiamo pubblicato nei due precedenti articoli, ecco che il nostro occhio è attratto da altro stemma che sta di fronte ad un grosso sasso: quello del podestà Cherubino Galluzzi. Questo masso però, oltre a ricordare un podestà di Barga, ha un significato ben preciso perché mani attente e sapienti, vi attuarono due fori: la misura dello Staio e del Mezzo Staio per le granaglie ma attenzione, misura propria di Barga. Altra misura gli sta lì vicino: quella dei passetti barghigiani.
Prima di andare a spiegare queste ricordate misure occorre fare il seguente inciso:
Ogni comunità, migliore se piccola come il caso di Barga, che al suo interno, ovviamente guardando anche e soprattutto all’esterno dei suoi confini, elabora con lo scorrere di lontani secoli delle sue misure e a queste si mantiene nel tempo fedele “difendendole” e ne fa una sua sorta d’identità che la distingue da altre, certamente si offre allo storico come un caso da indagare con particolare attenzione.
In altre parole c’è qualcosa d’importante dietro a questa rivelazione, che per Barga ci indica la sua particolare situazione socio-politica all’interno della Garfagnana, dal 1341-42, parte della Garfagnana divenuta fiorentina; oltre a ciò, così come ci indica la storia, c’è anche senz’altro l’orgoglio di un ruolo ritagliatosi già in precedenza all’interno della Valle che tortuosa si estende tra le Apuane e gli Appennini.
Circa l’antichità delle misure di Barga ci soccorrono vari documenti dei secoli XV e XIV in cui si parla di misurazioni effettuate o riferite alle “proprie di Barga”. Questo particolare ci fa percepire una società evoluta, fiera del suo essere e per certi versi indipendente, così come la storia ci insegna.
Tornando alle misure in questione, intanto diciamo che lo stemma sul grosso sasso lavorato è quello del podestà di Barga Cherubino di Francesco Galluzzi, sotto la cui reggenza, anno 1582, tali misure furono attuate e, con delibera del Consiglio, volutamente esposte al pubblico. Per l’esecuzione delle misure, effettuate dallo scalpellino maestro Jacopo di Niccolò Santucci da Gallicano Lucchese, a questi, secondo i ricordati deliberati comunali, fu raccomandato di attenersi a quelle di due contenitori, altri due “stai”, che dal 1546 stavano all’interno del palazzo, al banco di ragione del Podestà, questo perché le nuove fossero inderogabilmente simili a quelle, cioè alle giuste misure di Barga. A completare le informazioni diremo che il masso di arenaria in questione fu trasportato dal fiume Serchio sino sotto la Loggia da un tal Domenico del Girella con un suo compagno, quindi il Santucci lavorò agli “stai” barghigiani sotto gli occhi interessati dei maggiorenti barghigiani. Per servire ancora di più la storia diremo che quel Domenico del Girella trasportatore del masso alla Loggia era Domenico di Bartolomeo Diversi e il suo compagno aveva per nome Jacopo di Menco di Simon Cola, entrambi di Barga.
Poco distante da quest’opera a uso mercantile ne possiamo osservarne un’altra, molto più semplice, ma ugualmente interessante e forse di più: i passetti di Barga. Questi si attuarono in concomitanza con gli “stai” e l’esatta esecuzione fu affidata a maestro Matteo Toti magnano di Barga, il quale fece anche i ferri con cui si cerchiarono alla sommità i ricordati “stai” e questi cerchi sono ancora visibili. Come si è accennato, anche qui ci fu la raccomandazione dell’attenzione alle misure, cioè, che a lavoro ultimato i passetti fossero conformi alla misura di Barga.
Passando a descrivere l’entità delle ricordate misure (precise informazioni si possono trovare nel libro “Le Antiche Misure di Barga”, Garfagnana Editrice 2012), va detto che per gli “stai” il dato è sempre rimasto ignoto, perché nessuno si era mai preso la briga di verificarli nella loro consistenza in litri e circolando qua e là le più disparate informazioni in merito, all’accingermi al ricordato libro pensai utile eseguire una loro misurazione. Cosicché, preso contatto con l’amico architetto Pier Carlo Marroni di Barga, insieme ci si recò sul luogo attuando un empirico ma meticoloso vaglio della capacità in Litri dei due “stai”:
“Oggi, martedì 21 febbraio 2012, Pier Giuliano Cecchi e Pier Carlo Marroni, si sono recati al Palazzo Pretorio di Barga per verificare la reale capacità in Litri dello Staio e del mezzo Staio collocati sul muro della Loggia l’anno 1582, tempo del podestà Cherubino di Francesco Galluzzi.
La sperimentale misurazione è stata eseguita con l’utilizzo di argilla espansa Leca, i cui granuli sono di una grandezza molto simile alle granaglie che erano immesse, negli “stai” in oggetto per dirimere, di fronte agli Ufficiali del Comune, le eventuali controversie sorte tra gli abitanti della podesteria (ed esteri commercianti) a proposito della giusta misura di capacità dello Staio e mezzo Staio barghigiano, unità di misura provenienti dalla storia sociale della Terra di Barga e dal ricordato 1582 rese di pubblica visione e utilizzo per tutti”.
Il risultato, pubblicato anche nel libro poco fa ricordato dette le seguenti misure:
Staio: Lt. 28,5
Mezzo Staio Lt. 14, 25
Se queste sono le misure di capacità, per i passetti, che sono sempre sul solito muro vicino agli “stai” è bastato unicamente prendere un Metro e misurarli.
Passetto per i Panni Lini o Braccio di Barga Mt. 0,60
Passetto per i Panni Lani Mt. 0.75
Ovviamente queste erano le misure da esporre al pubblico, ma ce ne erano altre all’uso di Barga, come le Libbre e altro. A questo proposito sappiamo che l’argomento misure di Barga prese avvio per fare fronte ai continui lamenti, specialmente con i mercanti da fuori che usavano le loro misure ed è prevedibile in danno dei locali. Di tutto quest’affare i Consoli del Comune, con loro delibera di domenica 1° aprile 1582, tramite lettera del podestà Galluzzi, ne dettero parte ai Signori Nove di Firenze i quali così risposero ai 6 d’aprile 1582:
“Spett.le Commissario, veduto quello che ci scrivi per la tua del 1° aprile di questo, circa e pesi e misure che si trovano in codesto luogo … il Magistrato nostro si contenta et dà loro licenza di spendere cinque o sei Scudi in aggiustare detti pesi e misure, ovvero comprargli di nuovo secondo che sarà di bisogno …”.
La questione non si risolse immediatamente, perché occorse nominare un arbitro imparziale per la verifica di tutte le misure, proveniente dalla Repubblica di Lucca, nel nome del maestro magnano Francesco di Bartolomeo di Donato dalla Rocca, abitante a Cerreta, che mettesse mano e scienza all’affare: Librette, mezze Librette per l’olio, Boccali e Mezzette di terra, Fiaschi di vetro per il vino, stadere generiche e per la seta … “et similmente e’ Passetti di Brazza coi quali si misurano i panni lini et di lana” tutto da ristabilire alla vera misura di Barga e che tutti dovessero attenersi a ciò che egli avrebbe definito. Qui bisogna dire che tante misure, “credute giuste”, si erano imbastardite con altre degli stati confinanti, ecc.
La faccenda misure ebbe il suo termine tra il maggio e il giugno 1582. Nei Saldi del Comune di quell’anno, infatti, si ritrovano le spese effettuate sotto la dicitura:
“Spesa facta nelli infrascripti pesi, et misure per il Comune di Licentia de’ Signori Nove per loro lettera delli 6 aprile passato di Scudi cinque sino in sei …”.
Resta da dire che sul masso tirato alla Loggia per scavarci gli “stai” di Barga, il podestà Galluzzi volle lasciarvi il suo diretto ricordo, consistente nel suo stemma familiare unitamente al periodo che rimase in carica a Barga, così come altri predecessori avevano già fatto con l’esposizione dei loro stemmi sotto la Loggia. L’opera fu richiesta allo scalpellino maestro Francesco di Battista da Settignano, trovato ai Saldi del Comune e pagato per “poliza del Podestà” con Lire due. Lo stemma è il classico dei Galluzzi, con Gallo e Giglio della cittadinanza fiorentina in alto a destra.
Questo scalpellino Francesco abitante a Barga, chiamato nel 1581 a scolpire le pietre serene e altro della fortezza di Mont’Alfonso a Castelnuovo Garfagnana, era figlio di Battista da Settignano che scolpì la colonna medicea che è sotto la Loggia ma ne parleremo la prossima volta. Allora non ci resta che darci appuntamento al prossimo articolo.

(Continua –Pier Giuliano Cecchi)

Tag: , , , ,

Lascia per primo un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.