Diario di un partigiano

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Nella biblioteca di Villa Gherardi a Barga, sabato 18 aprile, è stato presentato il volume “Iena – Diario di un partigiano dietro la Linea Gotica in Garfagnana”. Alla presenza di un attento pubblico, Giovanna Stefani assessore alla cultura del Comune ha aperto la presentazione, seguita da una illustrazione storica del periodo di Andrea Giannasi e conclusa dal ricordo del padre Giuseppe da parte del figlio Daniele Lazzarini.

Daniele aveva sempre voluto conoscere quale fosse stata la storia di partigiano del babbo, ma quando il padre iniziava la rievocazione delle sue vicissitudini non riusciva a raccontare. Ogni volta che ne parlava si commuoveva. Fu così che decise di scrivere sull’esperienza vissuta tra il 1944 e il 1945. Il diario di Giuseppe è stato custodito per anni dal figlio e oggi è diventato un libro. Il volume, aperto da un saggio di Andrea Giannasi (giornalista, scrittore ed editore) che ricostruisce la galassia partigiana, continua con un resoconto dove si tratteggiano i sette mesi di guerra in Garfagnana e termina con le memorie di Giuseppe “Iena” Lazzarini.

Giuseppe, nato a Roccalberti il 21 maggio 1925 (deceduto a Barga il 20 luglio 2006), viveva con la famiglia alla Ferriera, una zona sopra Camporgiano. La sua vita subì una sterzata quando la guerra giunse nella Valle. Così come altri giovani, per combattere i nazi-fascisti, salì in montagna. Fece parte del battaglione “Marco” della 1° brigata della divisione “Garibaldi Lunense”. Egli, mentre altri compagni scelsero di oltrepassare il fronte, restò in Garfagnana. Iniziò così un periodo di stenti e paure. Il suo nome di battaglia era “Iena”. Egli prese parte all’attacco delle Rocchette di fine novembre 1944 e al successivo sbandamento della formazione partigiana. Tra il 21 e il 22 dicembre rimase gravemente ferito dalla esplosione di una bomba, che lo colpì anche al viso. Per 5 giorni restò in stato di coma. Gli occhi per molto tempo restarono doloranti e in pratica non vedeva. Restò immobilizzato nel letto di casa sua per un certo periodo, fin quando, era il 12 febbraio 1945, probabilmente a causa di una denuncia, fu arrestato e trasportato nel carcere di Camporgiano. La febbre lo tormentava e i suoi occhi erano sempre sofferenti. Insieme a lui era prigioniero un medico di Pisa che, usando la neve ammucchiata sul davanzale della finestra, riuscì ad abbassargli la febbre. Piano piano riuscì anche a rivedere. Alla fine di marzo la prigione fu presa in consegna dai Carabinieri. Una delle prime cose che il capitano fece fare fu quella di ripulire le celle e riattaccarel’acqua. In seguito i prigionieri vennero informati di un loro spostamento. Giunsero a Sillano in territorio libero dai nazi-fascisti scortati dai Carabinieri. Solo lì, il capitano, riferì loro che all’alba di quella mattina, se non fossero partiti da Camporgiano, sarebbero dovuti andare davanti ad un plotone di esecuzione! Quando Giuseppe finalmente riabbracciò la famiglia, la Garfagnana era libera e la guerra era praticamente finita.

Ivano Stefani

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