Ricordando Maria Vittoria Stefani (prima parte)

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(Foto http://www.bargainfoto.altervista.org)

Quando una persona speciale ci lascia, inevitabilmente, ci sentiamo un poco smarriti, come avessimo perduto la bussola del nostro essere nella società vissuta, perché si apre un vuoto, nel caso incidente su quel terreno del continuo e appassionato mantenimento delle nostre radici storiche. Un esercizio culturale non solo diretto da Maria Vittoria ai suoi concittadini, affinché nella rivelata importanza di un passato potesse trarre auspici per il loro futuro insieme, ma offerto anche a un raggio di persone più ampio, con il fine di far conoscere l’importanza della sua Barga e della sua gente, visioni che ora si lasciano leggere nei suoi lavori letterari che hanno lo spessore, il sapore di un testamento spirituale. Efficaci scritti raccolti in diversi libri, in cui possiamo cogliere tutta la sua emozione per la terra che l’aveva vista nascere il 27 marzo 1918 da Lando Lucignani e Teresa Nardi.

Scrivere in questo modo di Maria Vittoria per me è un piacere e al tempo stesso un dovere, per aver frequentato molto la sua casa, vissuto e condiviso con Lei diverse iniziative culturali per Barga in seno al Gruppo Ricerche Storiche, poi collaborando e scrivendo di sue successive pubblicazioni.

Ciò che ci spingeva alla vicinanza e poi alla condivisione di tante idee era l’amore per Barga, che anche Lei, come me, Gualtiero Pia, e tutti gli altri amanti la nostra “Bella Signora Senza Tempo”, sentiva specialmente viva, appassionante e materiata lassù sul colle sacro alla nostra storia. Qui vi saliva spesso finché le forze e la vita a Barga glielo permisero.

Qui veniva tra i prati che ornano il Duomo e il Palazzo Pretorio, dove a sera, negli aranciati, rossi o dolcemente dorati tramonti, par di sentire in “un serico fruscio”, un aleggiare d’anime dei nostri predecessori, tutti riuniti lì a godere ancora della vista dell’Omo che Dorme, l’in fondo disteso tra le pietrose Apuane, supino guardare a indicare l’infinito.

Questo senso dell’essere di Maria Vittoria, unito a Lei il marito notaro Riccardo Stefani, ebbe l’occasione di essere indicato una sera di tanti anni fa in seno agli allora Amici dei Musei di Lucca, Sezione di Barga, allora diretto dal Dr. Lido Stefani, quando decidemmo di festeggiarla nell’occasione del compimento del quinto “anta”: era il 28 marzo 1998. Ci ritrovammo ad Albiano, tutti riuniti intorno a tavoli posti a quadrato per gustare una cena sociale, dove al termine era previsto anche un discorso, il cui incarico fu affidato al sottoscritto, sull’impegno fin lì portato avanti da Maria Vittoria. Tra i molti presenti anche l’allora sindaco di Barga Dr. Mauro Campani con l’Ass.re Dr. Pietro Pisani.

Il momento “elogiativo” fu introdotto dal Dr. Lido Stefani con queste parole:

“Come presidente degli Amici dei Musei devo dire che abbiamo colto un’importantissima occasione, quella di festeggiare questa sera la Dott.ssa Maria Vittoria, che degli Amici dei Musei è una personalità di spicco; per noi è un onore averla nel nostro Gruppo.

Stasera è il suo compleanno e come Amici dei Musei ho l’onore e il piacere personale di fargli gli auguri dicendo: che ha tutta la nostra stima e che la apprezziamo molto, una dimostrazione che non è solo nostra ma di tutte le persone che la conoscono, sia per le doti umane, culturali, come per la sua grande disponibilità …”.

Mentre a seguire ecco proposto l’intervento ufficiale della serata:

ALBIANO DI BARGA 28 MARZO 1998

“Prima di iniziare vorrei far notare che non avendo particolari doti oratorie mi sono scritto quanto dirò che certamente non è tutto quello che sento dentro di me, questo perché non ho particolari doti oratorie, poi perché non ho facilità di tradurre in scritto quanto vivo nelle idee, nel mio mondo di sensazioni ed emozioni.

Premesso ciò, devo dire che avevo auspicato che si arrivasse a questo nel momento in cui Maria Vittoria compie ottanta anni, anche se era ieri 27 marzo. Un traguardo importante, che nel caso, merita questo tipo di attenzione, aggiungo: affettuosa attenzione.

Non pensavo di dover essere io a dire qualcosa, avrei preferito altri, ma la consuetudine con lei di questi ultimi venti anni mi ha fregato, però lo faccio molto volentieri e non potrei altrimenti.

Parlare di Maria Vittoria in pubblico, tra noi Amici dei Musei, è cosa che mi dà sollievo, mi addolcisce nell’intimo, nell’anima, perché è anche l’occasione per dimostrarle quanto sia l’affetto, il riconoscimento, la gratitudine mia personale. Appunto per questo, dicevo, che ben volentieri, con moto di dovere, data l’amicizia che ci lega, mi sono reso disponibile.

Comunque penso, anzi ne sono più che certo, che quanto premesso, la riconoscenza, sia un sentimento di tutti i presenti, diversamente non saprei spiegarmi la volontà, la pronta adesione all’idea di ritrovarsi, se non per far capire a Maria Vittoria, nell’abbraccio di stasera, quanto sia stata utile in tutti i sensi a Barga, a noi attenti ai suoi insegnamenti e a tutti i barghigiani.

Insegnamenti che con il tempo e l’età si sono trasformati in saggezza e se fosse disposto per gli statuti dei comuni italiani un consiglio degli anziani, certamente Maria Vittoria sarebbe da ritenere e quindi da riconoscere patrimonio della nostra Comunità. Comunque lo è ugualmente e quando non c’è bisogno di nomine vuol dire che veramente si è compiuto un buon lavoro sociale, si è riusciti a interpretare sentimenti, volontà, speranze … in altre parole si è divenuti punto di riferimento.

Certo, nel momento in cui parlo di Maria Vittoria, non posso tacere di chi ha condiviso dal matrimonio in poi tanta parte della sua vita: Riccardo, il notaro. Sono sicuro, anche se Maria Vittoria mai me lo avrebbe fatto notare, che ne sarebbe rimasta dispiaciuta, perché consapevole che parlare dell’uno senza l’altro quasi non ha senso. Riccardo e Maria Vittoria vivono da sempre le cose che fanno consigliandosi a vicenda ed io che ho il piacere della loro confidenza, spesso esercitata davanti al caminetto del salotto della loro casa, ne posso testimoniare.

Una delle cose più belle che ho colto nel loro vivere assieme è il piacere, l’esplicita gioia di Riccardo, quando desidera che Maria Vittoria legga a me o ad altri il frutto della sua viva fantasia: le novelle, che occasionalmente scrive con buoni risultati.

La loro casa, materialmente e spiritualmente non aveva porte chiuse e in tanti siamo stati favoriti per diversi motivi dalla loro spontanea ospitalità e disponibilità. Ricordo un episodio di tanti anni addietro, quando le chiesi il permesso di poter consultare la raccolta de “La Corsonna”. Mi fu consentito con sua felicità e questo per me fu già molto.

Un pomeriggio, quando nella loro biblioteca ero intento a sfogliare quei giornali, vidi entrare Maria Vittoria che mi disse: “Dobbiamo uscire, tu fai pure tranquillamente, quando hai finito, chiudi la porta d’ingresso con questa chiave, poi mettila … Ciao.” Un credito di fiducia inusitato che mai potrò scordare, ma era ed è così per tutti quelli che reputano affidabili.”

(Fine prima parte)

Pier Giuliano Cecchi

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