Sul ‘Journal of Neuroscience’ uno studio finanziato anche dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca

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Che il sonno sia fondamentale per il buon funzionamento cerebrale è dimostrato dalle ben note conseguenze della sua deprivazione, che includono, tra le altre cose, cali di attenzione, confusione ed instabilità emotiva. Alterazioni che rappresentano, di fatto, una delle cause di errori medici, incidenti automobilistici e comportamenti antisociali.

Un originale studio pubblicato oggi sulla prestigiosa rivista scientifica Journal of Neuroscience e frutto della collaborazione tra il Laboratorio di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica dell’Università di Pisa e l’Unità Operativa di Psicologia Clinica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, entrambi diretti dal Prof. Pietro Pietrini, e il Centro per lo studio del Sonno e della Coscienza dell’Università del Wisconsin, (Madison, USA) guidato dal Prof. Giulio Tononi, ha dimostrato che la veglia prolungata in individui impegnati in un dato compito è associata alla comparsa di temporanei episodi di “sonno locale”, con gravi conseguenze negative sulle abilità cognitive e sul controllo del comportamento.

In questa ricerca, finanziata dai National Institutes of Health (NIH, Stati Uniti), dalla McDowell Foundation, dalla Swiss National Foundation, dalla Swiss Foundation for Medical-Biological Grants e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Giulio Bernardi, giovane assegnista dell’Università

di Pisa, e collaboratori hanno dimostrato che l’utilizzo prolungato di particolari funzioni cognitive può determinare un affaticamento delle regioni cerebrali coinvolte in queste stesse funzioni. Durante i test, infatti, la pratica prolungata in assenza di sonno ha portato alla comparsa di errori comportamentali. In questa condizione di progressivo “affaticamento funzionale” di particolari regioni cerebrali, individui in apparente stato di piena vigilanza potrebbero in realtà presentare imprevedibili episodi di temporaneo sonno locale, con potenziali conseguenze negative sulla performance cognitiva e sul controllo del comportamento.

“Un affaticamento funzionale frontale in individui che si trovano per un tempo prolungato in condizioni di stress – spiega il professor Pietrini – potrebbe contribuire a spiegare la perdita improvvisa e imprevedibile di controllo sugli impulsi che viene frequentemente riscontrata nei reati d’impeto”. “Dunque, questi risultati offrono una nuova prospettiva sulla genesi e la dinamica dei comportamenti antisociali di tipo impulsivo e forniscono un correlato cerebrale dell’errore per stanchezza”.

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