La scomparsa di Giovanni Nesi, maestro dei campanari

-

All’età di 91 anni ci ha lasciati Giovanni Nesi, da tutti conosciuto come Gianni ma, ancora di più, col soprannome di Giberna. Abitava nel Lato e di lui dobbiamo senza dubbio ricordare due grandi passioni: la caccia, ma soprattutto l’arte di suonare le campane.

Ci sono persone che ricevono dei doni particolari, che li contraddistinguono dalla massa; per Giovanni, questo dono era la sua maestria nel suonare le campane.

Un dono e un tesoro che ha voluto condividere, insegnando ad altri quello che incarna un mestiere ed un’arte allo stesso tempo.

Il segreto del suono manuale delle campane che ci ha tramandato è che: “va tenuta bene la fune ed i piedi devono essere ben saldi al terreno e poi ci vuole tanto orecchio e coordinazione”. Concetto semplice e lineare, facile da capire ma a volte difficile da mettere in pratica e che è stato l’impianto del suo insegnamento nel suono delle campane a generazioni di ragazzi.

La qualifica di Maestro Campanaro, non poteva che essere un atto dovuto, il massimo riconoscimento per la persona che dal dopoguerra ha traghettato il Gruppo Campanari Barga nel nuovo millennio.

A chiunque gli chiedeva da quanti anni esercitava la professione, raccontava orgoglioso che: “è dall’aprile 1948 che suono le campane di Barga e mi ricordo come ora quando iniziai ”.

Non poteva mancare il lungo elenco di coloro che con lui avevano condiviso questa passione; ne conservava di ogn’uno un piacevole ricordo.

Come pure il triste periodo intorno agli anni ’50-’60, in cui i campanari scarseggiavano, con il timore della fine di questa nobile tradizione.

Davvero una nobile tradizione quella del suono delle campane a Barga, anche perché legata al Doppio dell’Immacolata, il concerto di un’ora che ogni sette dicembre, da 5 secoli, dal campanile del nostro Duomo inonda la valle col suo suono melodioso per rendere omaggio alla Madonna del Molino. Gli si illuminavano gli occhi a Giovanni quando parlava delle sue campane, di come per 25 anni aveva suonato la grossa, per poi passare alla mezzana, ed infine alla piccola, “ma solo perché è meglio dare spazio ai giovani, sia chiaro”.

Oppure quando ricordava l’Armida della Vignola e lo spuntino che preparava dopo ogni Doppio dell’Immacolata. Un classico spuntino fatto di pane, biroldo e acciughe, il tutto annaffiato dal “nostratino” delle cantine di Barga, un ingrediente fondamentale della dieta del campanaro vecchio stile. Questa era l’unica ricompensa a tanto sacrificio, perché suonare le campane del Duomo richiede un notevole sforzo fisico.

Un gesto quello di suonare le campane, fatto col cuore, con la passione di tramandare un suono che ha una sua valenza, quella facoltà di fare emozionare coloro che l’ascoltano, perché da sempre le campane hanno fatto da colonna sonora alle vicende di Barga.

Caro Gianni, fai buon viaggio!

Cristian Tognarelli e Manuel Graziani per Campanari di Barga e della valle del Serchio

Tag: , , , , ,

Lascia per primo un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.