Conquistato l’abisso Roversi (-1360 m) sul monte Tambura

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L’abisso Paolo Roversi sul monte Tambura nel comune di Minucciano non ha più segreti: è andata infatti a buon fine la spedizione degli “Speleo Mannari” che sabato 7 dicembre hanno tentato l’impresa di immergersi fino al sifone finale dell’abisso, conquistando anche il record italiano di immersione in profondità raggiungendo i meno 1360 metri di dislivello.

Un traguardo importante che era stato già tentato dalla stessa squadra nell’ottobre scorso, quando però il maltempo fermò la spedizione a – 1190 metri. Ed anche la discesa finale non è stata priva di sorprese: sembra che qualcuno abbia infatti boicottato gli speleosub, facendo sparire le corde che erano state già sistemate tra i -200 e i -700.

Poco male, dato che la squadra ce l’ha fatta comunque ed è riemersa vittoriosa verso le 14.00 di sabato scorso: si tratta di Gianmarco Innocenti (Lucca), Thomas Pasquini (Lucca), Riccardo ‘Zairo’ Nucciotti (Viareggio), Filippo Dobrilla (Firenze), Sandro Sorzè (Friuli Venezia Giulia), Filippo Felici (Friuli Venezia Giulia), Rubens Martino (Campania), Matteo Ingrassia (Piemonte), Stefano Calleris (Piemonte), Fabio Bollini (Repubblica di San Marino), Jorge Del Campo Adeva (Madrid – Spagna), Pascal Vacca (Toscana), Floriano Martinaglia (Locarno – Svizzera), Ivano Predari (Lombardia), Giuseppe Paolini (Orvieto), Mauro Regolini (Trentino Alto Adige), un gruppo informale che raccoglie sportivi da tutta Italia e dall’estero sotto il nome di “Speleo Mannari”, guidati per l’occasione dagli esperti speleosub bresciani Luca Pedrali e sua moglie Nadia Bocchi.
L’abisso Paolo Roversi si estende per 1360 metri di dislivello, gli ultimi 10 dei quali sono sommersi dall’acqua: un sifone che scende e risale con un andamento ‘a Y’. Sviluppandosi per 30 metri di lunghezza, a metà della discesa presenta la risalita, e nel punto più profondo, 10 metri, una piccola sala. La fessura nella roccia che si trova all’uscita è però impraticabile. Quindi, un collegamento con altri abissi, di cui la zona è ricca, rimane solo un’ipotesi.

Per celebrare questo traguardo gli Speleo Mannari hanno lasciato sul fondo dell’abisso una scultura dell’artista fiorentino e speleo Filippo Dobrilla, e una scritta fatta con il carburo (di nessun impatto ambientale), per segnare l’evento. Così, a 460 metri sul livello del mare, oggi conosciamo grazie a loro un nuovo sifone, il “Sifone Mannaro”, appunto.

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