Il barghigiano Pietro Mordini, Vicario Regio di Pontremoli dal 1778 al 1782

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(estratto da “Il Porticciolo”, anno XII, n. 1, marzo 2019, pp. 166-176)

Premessa

Scorrendo le pagine del prezioso libro – edito nel 1989 –   che gli studiosi locali Gian Carlo Dosi Delfini (1896 – 1979)[1] e Nicola Zucchi Castellini (1907 – 1994)[2] dedicarono alle epigrafi pontremolesi[3] ci si accorge che in città ben due iscrizioni ricordano il barghigiano Pietro Mordini.

Poco si sa di questo personaggio. In particolare viene tramandato che fu Vicario Regio di Pontremoli dal 1778 al 1782, anno della sua morte.

Per provare a trovare qualcosa di più sulla sua vita e sulle sue origini mi sono rivolto a studiosi di Barga[4] e ho compiuto ricerche sia presso biblioteche toscane che all’Archivio di Stato di Firenze dove ho rinvenuto interessanti documenti sulla genealogia della famiglia Mordini, dalla quale discendono sia il “nostro” Pietro che il celebre patriota barghigiano Antonio Mordini (1819 – 1902) del quale proprio quest’anno (2019) ricorrono i 200 anni dalla nascita.

 

Le due epigrafi pontremolesi su Pietro Mordini

Gli studiosi locali sopra citati riportano la presenza a Pontremoli di due epigrafi dedicate a Pietro Mordini: una è collocata, accanto a quella di Francesco De Rossi[5], sulla parete di destra dell’atrio che conduce alla piazzetta della Pace, dove è ubicato il municipio della “città del libro”; l’altra iscrizione doveva coprire la sua tomba, “nel pavimento del coro” della chiesa di San Colombano[6].

La prima riporta il seguente testo:

“PETRO. MORDINI. /DOMO. BARGA […]. PISIS / CURIAE. HUIUS. AD. QUARTUM. ANNUM / PRAETORI. PROBATISSIMO. /AD. QUINTUM. DESIGNATO. / ASSIDUO. PATIENTI. IUSTO. / IN. AUDIENDIS. COMPONENDIS. DECIDENDIS.Q.LITIBUS / LUDOVICUS. MARAFFI IURISCONS. ET […] PONTR. / AMICI. SUAVISS. AC. DESIDERATISS. / DEVOTUS. NOMINI. GLORIAEQUE. H.M.P. / OBIIT. XIII. KAL.  DECEMB. / PRIMO. POST. IX. LUSTRA. AETATIS. ANNO / MDCCLXXXII”[7]

Ecco la traduzione:

“A Pietro MORDINI / della casa di Barga, […] di Pisa, / giudice stimatissimo di questo Tribunale / per quattro anni e designato per il quinto, / assiduo, paziente, giusto / nell’ascoltare, nel comporre e nel decidere le cause, / Ludovico Maraffi, giureconsulto e […] pontremolese / devoto al nome glorioso dell’amico tanto caro e rimpianto, / questo monumento pose. / Morì il 19 novembre 1782 / nel quarantaseiesimo anno d’età (nel primo anno d’età dopo nove lustri).”

 

La memoria sepolcrale, che esisteva nella demolita chiesa di San Colombano[8], riportava il seguente testo:

“QUIETI. ET. MEMORIAE / PETRI. MORDINI / DOMO. BARGA / PRAETORIS. APUAN. ITERUM / VIRI. ABSTINENTISSIMI / MUNERIBUS. PUBLICIS. PER. ETRURIAM / INTEGRE. FUNCTI / QUI. VIX. ANN. P. M. XLVI. DECESSIT. IN / MAGISTRATU / XIII. KAL. DECEMBR. AN. M.DCC.LXXXII. / EXTERNA. MORDINE. CADIS. TELLURE. SED. IPSA / TE. NOS. ELATUM. DICIMUS. IN. PATRIA. / NAM. TE. CIVEM. APUA. ET. PATRIAE. TE. FASSA. PARENTEM / MOESTA. TUI. LUCTU. FUNERIS. ET. LACRIMIS.”[9]

Ecco la traduzione:

“Al riposo e alla memoria / di PIETRO MORDINI, / proveniente dalla natìa comunità di Barga, / più volte magistrato nel territorio apuano, / uomo integerrimo / impegnato ad adempiere in maniera irreprensibile / incarichi pubblici per tutta la Toscana, / che visse 46 anni e morì nell’esercizio delle sue funzioni / il 19 novembre 1782. / Tu muori in terra straniera, o Mordino, ma / noi diciamo che sei stato sepolto nella tua stessa patria. / Infatti Pontremoli, /afflitta e in lacrime per il dolore della tua scomparsa, / ti ha riconosciuto e dichiarato cittadino e padre della patria.”

 

La famiglia Mordini nei documenti fiorentini e il patriota Antonio

Ricerche compiute il 23 e il 31 luglio 2018 presso l’Archivio di Stato di Firenze mi permettono di affermare che i Mordini nel 1555 erano “Cittadini fiorentini” e  appartenevano al Quartiere di San Giovanni, Gonfalone Lion d’oro[10].

Studiando le carte del fondo Ceramelli Papiani[11] sono riuscito ad individuare documenti utili per ricostruire l’albero genealogico della famiglia Mordini.

L’inserto numero 6 del pezzo 31 del fondo Deputazione sopra la Nobiltà e Cittadinanza[12] è interamente dedicato alla famiglia Mordini.

All’interno del fascicolo si trovano il Diploma di Francesco I (datato Vienna, 14 maggio 1759; in lingua francese), due stemmi della famiglia, davvero degni di nota, acquerellati a colori, l’ “albero ascendentale della famiglia Mordini di Barga” a colori, fedi di battesimo e di matrimonio tratte dai libri conservati presso la chiesa di San Cristoforo di Barga[13], fedi sulle famiglie imparentate con i Mordini, sulle entrate dei beni, su “squittini” e onori, nonché copie di patenti e informazioni sulla famiglia.

Fu il Capitano Antonio di Leonardo Mordini ad essere ammesso alla nobiltà pisana con Decreto del 30 luglio 1759.

Dai manoscritti[14] si evince che Pietro Mordini (figlio del Capitano Antonio) era il fratello del bisnonno (Leonardo) del patriota e politico, membro del Parlamento del Regno d’Italia Antonio Mordini[15] (1819[16]-1902[17]), ovvero Anton Felice di Giuseppe di Antonio di Leonardo.

 

Lo stemma dei Mordini e il palazzo Mordini di Barga

Come riportato nella raccolta Ceramelli Papiani la descrizione dello stemma della famiglia Mordini di Barga è la seguente:

“Troncato: nel 1° d’argento alla torre di tre piani di rosso murata di nero, fondata sulla partizione; nel 2° d’azzurro al leopardo illeonito d’oro tenente in sbarra una spada dello stesso, nell’atto di morderne la lama.”[18]

Questo stemma si trova, riprodotto in marmo, sulla facciata del Palazzo di famiglia[19], ubicato nel centro di Barga accanto alla chiesa della Santissima Annunziata[20]. L’edificio, del XVII secolo[21], è sede di uno dei più importanti archivi risorgimentali italiani. Proprio qui, infatti, nacque nel 1819 il garibaldino Antonio Mordini[22].

L’archivio appartenuto ad Antonio Mordini, la sua biblioteca e gli effetti personali conservati nella casa familiare di Barga sono pervenuti agli eredi che ne detengono la proprietà.[23]

 

Notizie su Pietro Mordini (1734-1782)

Pietro Mordini, figlio del Capitano Antonio e di Giacoma Paola Teresa Benedetti, è stato battezzato il 6 giugno 1734 nella chiesa di San Cristoforo di Barga. L’atto di battesimo mi è stato fornito dalla gentile ricercatrice Sara Moscardini, che ringrazio sentitamente.

Il manoscritto recita così:

“Die 6 Junii 1734. Petrus Angelus Maria Gaetanus Gaspar Dom.ni Cap.ni Antonii / qm Leonardi Mordini et dom.ae Jacobae Paulae Teresiae / Ill.mi Domini Josephi Benedetti de Fivizano uxoris / eius baptizatus fuit die quo supra a me Josepho / Ciarpi Cappellano Curato et comp. Fuit dom.s Coradinus / Benedetti de Fivizano et pro eo tenuit Rev. Dom.us / Canonicus Andrea de Vannis.”[24]

Ovvero:

“Addì 6 giugno 1734. Pietro Angelo Maria Gaetano Gaspare, del signor Capitano Antonio del fu Leonardo Mordini e della di lui moglie, signora Giacoma Paola Teresa dell’ill.mo signor Giuseppe Benedetti di Fivizzano, fu battezzato nel giorno di cui sopra da me, Giuseppe Ciarpi, cappellano curato. Fu padrino il signor Corradino Benedetti di Fivizzano e per lui lo tenne il reverendo sig. canonico Andrea de Vanni.”

Dall’albero genealogico rinvenuto a Firenze[25] si evince che il padre Antonio, “Capitano nelle Bande per S.M.C.”, nacque il 17 marzo 1707 e si sposò, appunto, con “Iacopa Pavola di Giuseppe Benedetti[26] di Fivizzano”.

Pietro risulta “Dottore di Legge imborsato” nel 1757[27] come il fratello Leonardo (anch’egli “Dottore di Legge”), che si sposò nel 1760 con la Contessa Rosa del Conte Giulio Cesare Mastrigiani Simonacci[28].

Nel 1768 il “nostro” risulta essere stato Capitano di Giustizia di Campiglia, terra livornese[29].

Pietro Mordini fu Commissario di Pietrasanta dal 1769 al 1772, come si deduce dallo stemma di famiglia in pietra collocato all’ingresso del Palazzo Pretorio[30] della cittadina lucchese, oggi capoluogo della Versilia.

Il Granduca Pietro Leopoldo, nelle sue “Relazioni” scrisse:

Il castello di Pietrasanta, il quale è il capo di tutto il capitanato, ha un tribunale composto d’un commissario, di giudice, d’un notaro e d’un cavaliere; il presente commissario è Pietro Mordini il quale è molto attento e ben informato del suo governo, uomo serio e prudente e che ha l’approvazione di quei abitanti …”[31]

In un altro passo si legge:

Il commissario di Pietrasanta è un giovane Mordini di Barga, ch’è un giovine di talento, ben informato, che parla bene. Il suo antecessore era Mario Barducci Chierichini, il quale vi era l’anno passato. Il commissario Mordini disse che la popolazione del capitanato era di 10.000 anime, che il popolo era indolente e poltrone, il che si attribuiva all’aria, che quest’anno vi erano state molte febbri terzane, ma poca mortalità, mentre nel Lucchese vi sono state molte epidemie e molta mortalità.”[32]

Dal 1775 al 1778 fu Vicario di Lucignano,[33] oggi nel comune di Arezzo.

Dal 1° novembre 1778 al 19 novembre 1782, come si desume dalle epigrafi già citate e da documenti d’archivio[34], Pietro Mordini fu Vicario di Pontremoli.

Questa terra dell’alta Lunigiana nel 1778 fu dichiarata “Città Nobile”[35].

Presso l’Archivio di Stato di Firenze si conservano documenti interessanti compresa una lettera inviata il 21 luglio 1780 a Mordini dal cancelliere della Deputazione sopra la Nobiltà Simone Fabbrini[36].

A Pontremoli Mordini strinse amicizia con il giureconsulto Ludovico Maraffi, noto per aver donato al Duomo di Pontremoli il quadro La presentazione al tempio di Jacopo Berger (1754-1822)[37], dipinto nel 1798[38] e collocato nel transetto di destra della chiesa[39].

Pietro Mordini morì il 19 novembre 1782, all’età di 46 anni (sic!), e venne sepolto nella chiesa di San Colombano[40].

L’atto originale di morte, riportato solo parzialmente dallo studioso Luigi Antiga[41], si può leggere nell’Archivio Diocesano sezione di Pontremoli ed è il seguente:

“Anno Dni 1782: die 19° Novembris / Illmus Dnus Petrus Mordini de Barga Praetor Pontremuli pro Sua / Celsitudine Petro Leopoldo Magno Duce Aetruriae aetatis suae anno 46°: / Poenitentiae, Eucharistiae, et Extremae Unctionis Sacramentis munitus / animam Deo reddidit in comunione Sanctae Matris Ecclesiae / eiusque cadaver delatum fuit a me Thoma Pizzati Rectore ad hanc / meam Parrochialem Ecclesiam SSrum Johannis Baptistae et Colombani, / ibique factis prius de more solemniter exsequiis, humatum in sepulcro / de novo exciso in medio eiusdem Ecclesiae.”[42]

Questa la traduzione: Nell’anno del Signore 1782, il 19 novembre, l’ill.mo sig. Pietro Mordini di Barga, Pretore in Pontremoli per conto di Sua Altezza Pietro Leopoldo Granduca di Toscana, nel 46° anno d’età, munito dei sacramenti della Penitenza, dell’Eucaristia e dell’Estrema Unzione, rese l’anima a Dio in comunione di Santa Madre Chiesa; il suo cadavere venne traslato da me, rettore Tommaso Pizzati, in questa mia chiesa parrocchiale dei SS.mi Giovanni Battista e Colombano, dove (e lì), una volta celebrate solennemente le esequie funebri secondo la tradizione, fu sepolto nella tomba scavata ex novo al centro della stessa Chiesa.”

La notizia della scomparsa del barghigiano Pietro Mordini fu riportata anche sulla “Gazzetta Toscana” dell’epoca con queste parole:

Da Pontremoli scrivono come fino del dì 19 [novembre] cessò di vivere il Sig. Pietro Mordini Vicario Regio di quella Città, onde resta attualmente vacante quell’impiego.”[43]

 

Appendice di documenti scelti

 

Allegato n. 1

Archivio di Stato di Firenze, Deputazione sopra la Nobiltà e Cittadinanza, 31 (“Filza XXXI di Processi di Nobiltà de’ Nobili Pisani – Dalla Lettera M a P”), inserto 6 (Mordini), 31 maggio 1756 – Certificato per l’ “albero” della famiglia  Mordini nella Chiesa di San Cristoforo di Barga.

A dì 31 maggio 1756

Fede per me infrascritto Proposto della Collegiata di S. Cristoforo di Barga per la pura e mera verità a chiunque, come da Libri di questa Chiesa risulta l’infrascritto Albero della Famiglia dell’Ill.mo Sig. Capitano Antonio Mordini in linea retta, cioè

1 Pier Angelo

2 Benedetto

3 Pier Angelo

4 Antonio

5 Lunardo [Leonardo] – Maria Antonia Buonanni di Barga

6 Sig. Capitano Antonio – Paola Benedetti di Fivizzano

7 Sig.ri Dottori Lunardo [Leonardo] e Pier Angelo

E come Benedetto di Pier Angelo Mordini si trova nel primo Libro dé Defunti di questa chiesa dell’anno 1634, gli altri Libri anteriori mancando, e in fede

Io Gian Michele Guidi Proposto … ho scritto e soscritto la presente, e firmata col sigillo di questa chiesa.

 

 

Allegato n. 2

Archivio di Stato di Firenze, Deputazione sopra la Nobiltà e Cittadinanza, 31 (“Filza XXXI di Processi di Nobiltà de’ Nobili Pisani – Dalla Lettera M a P”), inserto 6 (Mordini), F, n° 5 – su Paola Benedetti di Fivizzano, moglie del Capitano Antonio Mordini.

 

Noi Priori Rappresentanti l’Insigne Terra di Fivizzano Stato di S.M.I Gran Duca di Toscana faciamo a Chionque piena e indubitata fede qualmente la Signora Pavola Moglie del Sig.r Capitano Antonio Mordini di Barga è Figlia del fu Sig. Avv. Giuseppe Benedetti una delle più Antiche, e Illustri Famiglie di questa nostra Patria imparentata con tutte le primarie Famiglie della medema, e che di questa ha ab immemorabili goduto, e gode li primi Onori. E come il Sig.r Corradino Benedetti Fratello d’essa Sig.ra Pavola che ha servito più anni in Firenze nella Guardia Nobile di S.M.I nostro clementissimo Sovrano condecorato è stato dell’A. Ser.ma del Sig.r Duca di Modena col Titolo di Conte, e annessovi il Feudo Nobile di Busanella, con dichiarazione nel Diploma a noi presentato di ciò fare l’A.S. Ser.ma per aver riconosciuto questa Famiglia Benedetti per una delle più Illustri della Lunigiana; in fede di che sarà la presente sottoscritta dal Nostro Cancelliere, e firmata col Nostro solito Sigillo.

Dat. nella Publica Cancelleria di Fivizzano questo dì 29 aprile 1758

Giustiniano Rossi Cancelliere de Mand.

 

 

Allegato n. 3

Archivio di Stato di Firenze, Deputazione sopra la Nobiltà e Cittadinanza, 31 (“Filza XXXI di Processi di Nobiltà de’ Nobili Pisani – Dalla Lettera M a P”), inserto 6 (Mordini), n. 4, “Copia di patenti e altro” – Sul Capitano Antonio Mordini, padre di Pietro Mordini, 31 marzo 1728.

 

Gio Gastone I[44]

Per grazia di Dio Gran Duca di Toscana

Noi Sergenti Generali di Battaglia del Ser.mo Gran Duca di Toscana

Essendo stato eletto Capitano per servizio di S.A. nella Banda di Barga, quarto di seggio C. Antonio di Leonardo Mordini per rescritto di S.A.R. del dì 18 Marzo 1727 Ne facciamo la presente attestazione, acciocché riconosciuto per tale non venga da alcuno molestato nell’esenzioni, facoltà, e Privilegi, concessi a detta Carica, i quali devono essere osservati inviolabilmente. In fede di che abbiamo firmata la presente di nostra propria mano, e contrassegnata col solito sigillo.

Data nelle Bande 31 Marzo 1728

Mario Tornaquinci

Domenico Pesenti Cancelliere

 

Allegato n. 4

Archivio di Stato di Firenze, Deputazione sopra la Nobiltà e Cittadinanza, 31 (“Filza XXXI di Processi di Nobiltà de’ Nobili Pisani – Dalla Lettera M a P”), inserto 6 (Mordini), n. 4, “Copia di patenti e altro” – Sul Capitano Antonio Mordini, padre di Pietro Mordini, 15 marzo 1744.

Francesco III[45].

Per grazia di Dio Duca di Lorena[46] Bar[47] &c.[48] Rè (sic!) di GerusalemmeGran Duca di Toscana &c Marchisio (sic!), Duca di Calabria, di Ghèldria[49], di Monferrato[50], di Teschen[51] in Slesia, Principe di Charleville[52], March.e di Pont a Mausson (sic!, ma Pont à Mousson)[53] , e Nomenij[54], Contedi Provenza[55], di Vaudemont (sic!, ma Vaudémont)[56], di Blamont[57], di Zutphen[58],  di Saarwerden[59], di Salm[60], di Talckenstein (sic!, ma Falckenstein)[61] &c &c &c

Essendo stato eletto per Capitano Comandante della Compagnia di Barga &c. nel Reggimento Capponi Antonio di Leonardo Mordini di Barga, per rescritto di S.A.R. del dì 6 gennaro 1744 ab Inc.e Si munisce della presente Lettera Patente acciò sia come tale conosciuto, rispettato e goda di tutti que’ Privilegi, che li sono conceduti da S.A.R.

Data nel Tribunale delle Milizie Nazionali Toscane questo dì 15 Marzo 1744.

Giuseppe Doni

Giuseppe Maria Bizzarrini Cancelliere Generale

 

Allegato n. 5

Archivio di Stato di Firenze, Cittadinario Fiorentino, filza terza, Quartiere San Giovanni, vol. IV, c. 280 – Pietro Mordini avo del patriota Antonio Mordini

Cittadini del 1555   Mordini   L. d’oro

Cap° Antonio di Leonardo d’Antonio – 17 marzo 1707.

Leonardo M.a del Cap° Ant° di Leonardo – 1 maggio 1733.

Pietro Angelo M.a del Cap° Ant° di Leonardo – 6 giugno 1734.

Antonio Raimondo di Leonardo d’Antonio, nato il 31 agosto 1763 nella Parrocchia di S. Cristofano [Cristoforo] a Barga, per fede vista e resa

Giuseppe Antonio di Antonio Raimondo di Leonardo nato come sopra il dì 19 9bre 1795 per fede vista e resa

Anton Felice di Giuseppe di Antonio di Leonardo. Nato come sopra il dì 31 maggio 1819 per fede vista e resa

 

 

[1] Su Gian Carlo Dosi Delfini (1896 – 1979) cfr. Nicola Zucchi Castellini, Gian Carlo Dosi Delfini (1896-1979), in “Pontremoli e Val di Magra. Studi storici”, Tolozzi Compagnia dei Librai, Genova 1996, pp. 293-296. La città di Pontremoli gli ha dedicato una via nella zona di Verdeno, inaugurata il 5 ottobre 1986. Cfr. Nicola Michelotti, Genealogie di Famiglie Pontremolesi, 4 – Dosi. Dosi Delfini, I edizione, Pontremoli 1994, pp. 55-56 (posizione n. 96); cfr.  Nicola Michelotti, Ai cipressi di Verdeno, Greco & Greco, Milano 2009, vol. 2°, pp. 71-74, “Gian Carlo Dosi Delfini”.
[2] Su Nicola Zucchi Castellini (1907 – 1994) cfr. Nicola Zucchi Castellini [studio postumo], Pontremoli e la Val di Magra. Studi Storici, Tolozzi Compagnia dei Librai, Genova 1996, pp. 3-6 (Introduzione di Giuseppe Benelli); pp. 7-10 (Le letture di un maestro di Gabriella Gray Dosi Delfini) e pp. 11-18 (La bibiliografia di Nicola Zucchi Castellini di Nicola Michelotti); Nicola Michelotti, Ai cipressi, cit., vol. 2°, pp. 95-98, “Nicola Zucchi Castellini”.
[3] Cfr. Gian Carlo Dosi Delfini – Nicola  Zucchi Castellini, Le epigrafi di Pontremoli, Tolozzi Compagnia dei Librai, Genova 1989. In particolare si legge a pagina 7: “Il marchese Dosi Delfini comprese l’urgenza di documentare un bene che il tempo e l’incuria disperdono irreparabilmente. Nel decimo anniversario della sua morte il materiale da lui raccolto e catalogato con cura viene pubblicato con l’analisi e il commento di Zucchi Castellini. Che la Deputazione di Storia Patria si faccia promotrice di questa pubblicazione, è del tutto naturale se si pensa che entrambi gli autori sono stati presidenti della Sezione di Pontremoli.”
[4] Ringrazio in particolare, per la collaborazione, la ricercatrice Sara Moscardini (Direttore dell’Istituto Storico Lucchese sezione di Barga) e lo studioso Pier Giuliano Cecchi di Barga (appartenente al ceppo dei Cecchi di Castiglione Garfagnana), così come il personale della Biblioteca Comunale di Barga, da me frequentata il giorno 3 agosto 2018 in occasione dell’inaugurazione della mostra “Le Antiche Porte di Barga” con opere di Roberto Funai presso il Museo del Territorio “Antonio Mordini”.
[5] Su Francesco De Rossi (1733-1796), Auditore del Magistrato Supremo di Firenze,  “competente e raffinato collezionista di ceramica antica – specialmente aretina – e di pittura”, che aveva esercitato l’attività di Vicario Regio dal 1772 al 1775 a Pontremoli, cfr. Andrea Andanti, Pittura in Arezzo dalla fine della Dinastia medicea agli inizi del Regno di Ferdinando III (1737-1792), in Aa.Vv., “Cultura e società nel Settecento Lorenese. Arezzo e la Fraternita dei Laici”, Leo S. Olschki Editore, Firenze 1988, pp. 288-292; Andrea Baldini, L’Archivio della Pretura di Pontremoli, in “Archivio Storico per le Province Parmensi”, quarta serie, vol. XXXVIII, anno 1996, Tipografie Riunite Donati, Parma 1987, pp. 129-150, in particolare p. 146; Gian Carlo Dosi Delfini – Nicola Zucchi Castellini, op. cit., p. 82; Liletta Fornasari, Pietro Benvenuti, Edifir, Firenze 2004, pp. 93-94; Marco Angella, Nuovi contributi sul pittore pontremolese Pietro Pedroni (1744-1803), in “Cronaca e Storia di Val di Magra”, anni XLIV-XLV (2015-2016), Aulla 2017, pp. 35-36.
[6] Cfr. Pietro Bologna, Artisti e cose d’arte e di storia pontremolesi, Forni Editore, Bologna 1972 (ristampa anastatica dell’edizione fiorentina del 1898), p. 81.
[7] Cfr. Gian Carlo Dosi Delfini – Nicola Zucchi Castellini, op. cit., p. 63. Una traduzione di questa epigrafe si trova in Luigi Armando Antiga, Pietro Mordini, in “Studi e Ricerche sull’Alta Lunigiana”, Associazione Culturale Pontremolese, Tipografia Artigianelli, Pontremoli 1987, pp. 156-157, in particolare p. 156: “A Pietro Mordini della casa di Barga nobile di Pisa giudice stimatissimo per quattro anni di questo tribunale, designato per il quinto, assiduo paziente giusto nell’ascoltare, nel comporre e nel decidere le cause, Lodovico Maraffi giureconsulto e (nobile) di Pontremoli, devoto al nome glorioso dell’amico carissimo e desideratissimo, questo monumento pose. Morì il 19 novembre 1782, primo anno dopo i 9 lustri della sua età.” Luigi Armando Antiga annota: “Le lettere che indicavano la nobiltà furono pure spezzate dallo scalpello dell’occupazione francese del 1799.”
[8] La “Chiesa di San Colombano” fu demolita tra l’ottobre 1913 e il gennaio 1914. Cfr. Vitale Arrighi, Avvenimenti pontremolesi. La progettata e realizzata costruzione del Ponte Zambeccari con la demolizione della Chiesa dei SS. Giovanni B. e Colombano (Dal manoscritto compilato a partire dal 19 marzo 1912), [adattamento e note di Nicola Michelotti], Tipografia Artigianelli, Pontremoli 1997, “I Quaderni de Il Corriere Apuano”, n. 4, pp. 29-33: “Il trasferimento. La demolizione della Chiesa. L’inaugurazione del Ponte – Sabato 11 ottobre [1913], alle ore pomeridiane 2,30, in Vescovado, il Vescovo Mons. A. Fiorini è costretto a firmare l’atto di morte della Chiesa dei Santi Giovanni e Colombano. … La povera Chiesa è stata chiusa alle ore 7 serali di domenica 12 ottobre 1913. … Il giorno dopo, lunedì 13, sono subito entrati in Chiesa gli sgherri operai dell’Impresa Muggia … Sette giorni è durato il trasporto della mobiglia e degli arredi da questa sfortunata Chiesa alla maestosa Chiesa di San Francesco. Intanto al 20 ottobre risultava già demolito il campanile, il coro e la sagrestia: il fondo di quella che fu la Chiesa si presenta ora come una grande arcata e da questa si può vedere il ponte in costruzione e il piano di Verdeno. … Già il 14 gennaio 1914 era stata tolta la Croce dalla sommità della facciata ed era poi cominciata la demolizione della stessa facciata. Operazione portata a termine il 25 gennaio. Poi tutto il restante di quella che fu la nostra bella Chiesa è stato demolito a zero.” Va, però, segnalato che (p. 7): “La demolizione della Chiesa parrocchiale dei Santi Giovanni Battista e Colombano di questa città è stata decretata nel 1892 per meglio collegare la strada di Zeri alla Stazione ferroviaria. In seguito si è riproposto il tema anche per dare adeguato accesso alla nuova Pontremoli che sta sorgendo nel piano di Verdeno”.
[9] Cfr. Gian Carlo Dosi Delfini – Nicola Zucchi Castellini, op. cit., p. 177: “Al momento della demolizione della chiesa di S. Colombano il marmo venne trasferito nella chiesa di S. Francesco.”
[10] Cfr. Archivio di Stato di Firenze (d’ora in poi A.S.F.), Cittadinario Fiorentino, filza terza, Quartiere San Giovanni, vol. IV, c. 280: “Cittadini del 1555”. Per conoscere la ripartizione dei quartieri nella città di Firenze, cfr. A.S.F., Cittadinario fiorentino, Catalogo N/90, “San Giovanni – Dalla Porta a Pinti sino a Piazza S. Pier Maggiore e da detta sino a Mercato Vecchio e di là sino al Canto alla Paglia e di giù sino alla Cittadella andando da Piazza Madonna e da San Jacopo a Campo Cortolini sulla man dritta e lungo le mura sino alla Porta Pinti.” I Quartieri erano 4, ciascuno suddiviso in 4 gonfaloni: Santo Spirito (Scala, Drago, Terra, Nicchio), Santa Croce (Lion Nero, Bue, Carro, Ruote), Santa Maria Novella (Vipera, Lion Rosso, Lion Bianco, Unicorno), San Giovanni (Chiavi, Vaio, Drago, Lion d’oro).
[11] Cfr. A.S.F., Ceramelli Papiani, 3285.  Il conte  Enrico Ceramelli Papiani (1896-1976) si dedicò per molti anni allo studio degli stemmi delle famiglie toscane dando vita ad una notevole raccolta genealogica. Per la realizzazione di questa ingente opera si avvalse dell’interazione di fonti di diversa natura: accanto allo studio delle riproduzioni di stemmi presenti in edifici di Firenze e su palazzi pretori della Toscana, il Ceramelli Papiani utilizzò le deliberazioni della Deputazione sopra la nobiltà e cittadinanza, dei prioristi e di fonti manoscritte di vario tipo.
[12] Cfr. A.S.F., Deputazione sopra la Nobiltà e Cittadinanza, 31 (“Filza XXXI di Processi di Nobiltà de’ Nobili Pisani – Dalla Lettera M a P”), inserto 6 (Mordini).
[13] Per notizie succinte sulla chiesa di San Cristoforo di Barga cfr. Antonio Nardini (a cura di), Barga, Officina Grafica Bolognese, Bologna 2002, pp. 34-46 e Mariano Lallai, La Diocesi di Lucca, Modena – Massa 2015, vol I (vol. VI dell’opera generale Giacomo Franchi – Mariano Lallai, Da Luni a Massa Carrara – Pontremoli il divenire di una Diocesi fra Toscana e Liguria dal IV al XXI secolo), p. 172, nota 346. Cfr. inoltre Luigi Pera, Il Duomo di Barga: testo e rilievi, La Libreria dello Stato, Roma 1937; Luigi Pera, Il Duomo di Barga e i suoi ampliamenti, Nistri-Lischi, Pisa 1938; Stefano Borsi, Le origini di Barga e il culto di San Cristoforo, Libria, Melfi 2009; Stefano Borsi, Storia di San Cristoforo – Origine e diffusione di un culto tra mito e realtà, Libria, Melfi 2017.
[14] Cfr. A.S.F., Cittadinario Fiorentino, filza terza, Quartiere San Giovanni, vol. IV, c. 280.
[15] Cfr. Michele Rosi, Il Risorgimento italiano e l’azione di un patriota cospiratore e soldato, Casa Editrice Nazionale, Roma – Torino 1906; cfr. Carlo Gabrielli Rosi, Michele Rosi e Antonio Mordini, Edizioni Ets, Pisa 2004; Cfr. Andrea Marcucci, Antonio Mordini e il terzo partito, Maria Pacini Fazzi Editore, Lucca 2011 [Postfazione di Umberto Sereni]
[16] Cfr. Michele Rosi, op. cit., p. 9: “Antonio Mordini nacque a Barga la notte dal 31 maggio al 1° giugno 1819. Il padre suo Giuseppe, rimasto assai giovane capo della famiglia piuttosto agiata, e da oltre un secolo fatta nobile dal Granducato di Toscana, si occupava molto del patrimonio, che riuscì a conservare e forse ad accrescere leggermente. …”; cfr.  Andrea Marcucci, op. cit., p. 15: “Antonio Mordini nacque a Barga il 1° giugno 1819 da Giuseppe e da Marianna Bergamini entrambi discendenti da famiglie rese nobili nel ‘700 da Francesco Stefano di Lorena: il padre, fedele ai principi dichiarati al Congresso di Vienna, oltre all’amministrazione del patrimonio familiare, si impegnava anche nella politica attiva ricoprendo cariche come quella di Gonfaloniere di Barga e, anni dopo, di deputato in Firenze.”
[17] Cfr. Andrea Marcucci, op. cit., p. 67: “La morte lo sopraggiunse il 14 luglio 1902 mentre si trovava a Montecatini …”
[18] Cfr. A.S.F., Ceramelli Papiani, 3285, “Mordini”. La descrizione dello stemma, in lingua francese, si trova anche nel “Diploma di Francesco I”, del 14 maggio 1759: cfr. A.S.F., Deputazione sopra la Nobiltà e Cittadinanza, 31 (“Filza XXXI di Processi di Nobiltà de’ Nobili Pisani – Dalla Lettera M a P”), inserto 6 (Mordini).
[19] Cfr. Antonio Nardini (a cura di), op. cit., pp. 59-60, “Palazzo dei Nobili Mordini”: “Il Palazzo Mordini, che la nobile famiglia acquistò nel 1700, si affaccia sulla Piazza della SS Annunziata, lambita dalla Via di Mezzo. Vi si conserva uno dei più importanti archivi privati del Risorgimento italiano. Sulla facciata si trova lo stemma della famiglia e la targa in bronzo che reca il bollettino della vittoria della guerra del 1915-1918. Vi nacque Antonio Mordini (1819-1902). Figura di primo piano del nostro Risorgimento. Ministro del Governo Toscano nel 1848 con Montanelli e Guerrazzi, prodittatore in Sicilia durante la spedizione garibaldina, poi senatore, prefetto e ministro del Regno d’Italia. Il figlio Leonardo seguì la carriera diplomatica, fu eccellente paleografo, ricercatore e autore, assai fecondo, di pubblicazioni su argomenti storico-letterari, frutto delle sue ricerche. Il nipote del Prodittatore, Antonio, pubblicista, etnologo di chiara fama, profondo studioso della lingua Copta, esperto conoscitore dell’arte dei tessuti, partecipò in gioventù a spedizioni scientifico-geografiche in Amazzonia, nel Sahara libico e in Etiopia. Quale responsabile del servizio etnografico in Etiopia, fu intimo del Vicerè Duca d’Aosta.”
[20] Cfr. Antonio Nardini, op. cit., pp. 61-62, “Chiesa della SS. Annunziata”.
[21] Così riporta la scritta accanto all’edificio di Barga: “Palazzo Mordini Sec. XVII”.
[22] Cfr. Andrea Marcucci, op. cit., pp. 117-118 (“Attualità di Antonio Mordini” di Umberto Sereni), in particolare p. 118: “Più ragioni coincidenti hanno legato Andrea Marcucci ad Antonio Mordini. Prima fra tante il felice matrimonio che l’ha congiunto ad una delle pronipoti del patriota, inserendolo così a pieno titolo in una storia familiare carica di prestigio e di significati. Entrare in casa Mordini, dove ogni cosa parla di Storia, di Italia, di politica, di vita civile, di memoria nazionale, vale come una congiunzione a quella religione della patria che fece da guida all’opera del prodittatore di Garibaldi. Questo irresistibile fascino lo provò sicuramente Giovanni Pascoli che dalle mani di Antonio Mordini ricevette la cittadinanza onoraria che il Consiglio Comunale gli aveva decretato e seppe poi trasmetterlo alle migliaia di persone che lo ascoltavano quando nel 1905 tenne sul piazzale del Fosso il ricordo del valoroso patriota. Discorso ben conosciuto a Giovanni Spadolini che lo citò quando nel 1982 salì a Barga per le celebrazioni garibaldine.”
[23] Sull’Archivio Mordini cfr. http://siusa.archivi.beniculturali.it, alla voce “Mordini Antonio”. Estremi cronologici fondo: 1830-1902. Documentazione postuma fino al 1905. 134 filze. “La documentazione è conservata in 134 faldoni suddivisi in 19 serie biografico-tematiche contenenti per la maggior parte fascicoli organizzati dallo stesso Mordini e dai suoi eredi ed è stata oggetto di un lungo intervento di riordino ed inventariazione analitica seguita , nel 2009,  dalla pubblicazione di un corposo inventario cartaceo a cura della Fondazione Ricci Onlus di Barga”. Cfr. Maria Pia Baroncelli, Archivio storico risorgimentale Antonio Mordini. Inventario, Barga, Fondazione Ricci Onlus, 2009. Foto a colori di Casa Mordini a Barga e dello studio – biblioteca del palazzo si trovano in Andrea Marcucci, op. cit., pp. I-IV.
[24] Cfr. Archivio Storico della Parrocchia di San Cristoforo in Barga, Registri dei Battesimi, n. 6., c. 214r, atto n. 1622, 6 giugno 1734. La stessa data di nascita è citata in A.S.F., Cittadinario Fiorentino, filza terza, Quartiere San Giovanni, vol. IV, c. 280.
[25] Cfr. A.S.F., Deputazione sopra la Nobiltà e Cittadinanza, 31 (“Filza XXXI di Processi di Nobiltà de’ Nobili Pisani – Dalla Lettera M a P”), inserto 6 (Mordini), n. 7, “Albero ascendentale della Famiglia Mordini di Barga”.
[26] Sulla famiglia Benedetti, originaria di Fivizzano, cfr. A.S.F., Ceramelli Papiani, 5107. Corradino Benedetti fu ammesso alla nobiltà di Pontremoli nel 1782. Stemma: “D’azzurro, al leone d’oro rampante a uno stelo dello stesso”.
[27] Cfr. A.S.F., Deputazione sopra la Nobiltà e Cittadinanza, 31 (“Filza XXXI di Processi di Nobiltà de’ Nobili Pisani – Dalla Lettera M a P”), inserto 6 (Mordini), n. 7, “Albero ascendentale della Famiglia Mordini di Barga”.
[28] Il cognome Simonacci si trova anche accompagnato dalla famiglia Mastrigiani, per il matrimonio di Giulio Cesare Simonacci con Maria Caterina Mastrigiani nella seconda metà del XVIII secolo. Cfr. A.S.F., Ceramelli Papiani, 6512. Stemma: “D’azzurro, al destrocherio vestito d’argento, impugnante con la mano di carnagione  un bastone d’oro, cimato da un giglio rosso dello stesso.”
[29] Cfr. La Gazzetta Toscana, 1768, n. 16, p. 74: “Il Sig. Pietro Mordini di Barga poi è stato eletto nuovamente Capitano di Giustizia di Campiglia …” Su Campiglia Marittima cfr. Giovanna Bianchi, Campiglia: un castello e il suo territorio, All’Insegna del Giglio, Firenze 2004.
[30] Cfr. A.S.F., Ceramelli Papiani, 3285, “Mordini”, Pietrasanta, Palazzo Pretorio, Ingresso, foto 231/233, “Pietro Angelo Maria, del Capitano Antonio, di Leonardo Mordini, Cap.no 1769-72.”[31] Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, Relazioni sul governo della Toscana, (a cura di) Arnaldo Salvestrini, Leo S. Olschki Editore, Firenze 1970, vol. II, p. 110.
[32] Cfr. Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, op. cit., vol. II, pp. 148-149, “Gita di Pietrasanta” .
[33] Cfr. Cinzia Cardinali (a cura di), Archivio preunitario del Comune di Lucignano. Inventario analitico, Le Balze, Arezzo 2003, Atti di Pietro Mordini (1775 nov. 1 – 1778 ott. 31): Archivi giudiziari. Archivio preunitario del Comune di Lucignano, Vicario Regio di Lucignano, Atti Civili (1) e Atti Criminali (2); cfr. La Gazzetta Toscana, 1778, n. 38, p. 150: “Vicari: … Pietro Mordini da Lucignano a Pontremoli …”
[34]  Cfr. Sezione Archivio Di  Stato Di  Pontremoli (d’ora in poi S.A.S.P.), Repertorio di atti e cause civili dal 1772 al 1814. Il volume presenta nel frontespizio la dicitura “Archivio della Cancelleria della Com. di Pontremoli. Tomo I”, c.3, “Giovacchino Pescatori dal 1776 al 8bre 1778 da 145 a 178; Mordini Pietro dal 1778 al 9bre 1782 da 180 a 226”; cfr. inoltre Andrea Baldini, op.cit., pp. 129-150, in particolare p. 146: “Vicari Regi dal 1772 al 1808”. Segnalo, con amarezza, che il 15 novembre 2018 la Sezione Archivio di Stato di Pontremoli (dipendente dall’Archivio di Stato di Massa) è stata chiusa al pubblico perché “manca la sicurezza antincendio”: cfr. Riccardo Sordi, Disagio, stupore e preoccupazione per la chiusura dell’Archivio di Stato, in “Il Corriere Apuano”, 14 dicembre 2018.[35] Pontremoli fu dichiarata “città nobile” con decreto del 1° agosto 1778: la notizia in città fu ufficializzata il 14 agosto in seno al Consiglio Generale rappresentato dal Gonfaloniere Ottavio Cortesini che, per il giorno successivo, organizzò solenni festeggiamenti volti a celebrare l’agognato traguardo. Cfr. Nicola Michelotti,  1778 – Pontremoli,  città nobile, in “Archivio Storico per le Province Parmensi”, 4.a s., vol. XXX (1978), tomo I, pp. 93-120. Michelotti nelle prime pagine del suo studio ripercorre i diversi tentativi messi in atto negli anni per ottenere la nobiltà della città. In particolare, soffermandosi al XVIII secolo, cita i teorizzatori di questa nobiltà, ovvero Marzio Venturini, autore di un Discorso legale, istorico, politico della nobiltà di Pontremoli, stampato a Pisa nel 1725 e un’opera manoscritta del giurista e letterato Nicola Antonio Zucchi (1700-1769) risalente agli anni 1751-1758, dall’esplicito titolo Deduzione Istorico-Legale sopra il merito che ha Pontremoli d’essere considerato tra le Città Nobili della nostra Italia.
[36] Cfr. Ricerche storiche, L. Olschki, 1998, vol. 28, p. 46: “A.S.F,  Deputazione sopra la Nobiltà e cittadinanza, 116, cc. nn., il cancelliere della deputazione Simone Fabbrini al Vicario di Pontremoli Pietro Mordini, 21 luglio 1780”; p. 60, Documento VII.[37] Su Jacopo (o Giacomo) Berger cfr. Luciana Soravia, Berger Giacomo, in Aa.Vv., “La pittura in Italia. L’Ottocento”, Electa, Milano 1991, tomo II, p. 688, e Rossana Bossaglia – Vasco Bianchi – Luciano Bertocchi, Due secoli di pittura barocca a Pontremoli, Sagep Editrice, Genova 1997, pp. 35, 43 e 44. Cfr. inoltre  Paolo Bissoli – Paola Pagani – Elena Tozzi  (a cura di), La Presentazione al Tempio di Jacques Berger, in “Il Corriere Apuano”, 22 gennaio 2000, n. 3, p. 10 (Almanacco – Arte e monumenti in Lunigiana).
[38] “Per questo pregevole quadro, donato alla chiesa dal nob. avv. Ludovico Maraffi, concorse l’avvocato Stefano Zucchi Castellini, che ospitò pure il pittore e ne ebbe in dono il bellissimo bozzetto”. Cfr. Annibale Corradini, La chiesa di Santa Maria del Popolo,Tipografia Artigianelli, Pontremoli 1969, p. 29. Del Berger rimangono in casa Zucchi Castellini pure il ritratto del celebre avvocato pontremolese di fine Settecento, Stefano, e della sua consorte Maria Costa, nonché un piccolo ritratto del pittore; cfr. Pietro  Bologna, op. cit., p. 92. Sembra interessante segnalare inoltre un’istanza di Ludovico Maraffi presentata al Gonfaloniere ed ai Priori nel 1796 proprio per poter risarcire la parete ove collocare il quadro “importante la sola spesa del Pittore P.e 450  che a giorni va ad essere terminato in conformità dell’avviso avuto dal Pittore Romano”; cfr. S.A.S.P., Istanze (1794-1797), n. 176. Sull’avvocato Stefano Zucchi Castellini (1741-1833), uomo di solida cultura umanistica e buon verseggiatore, cfr. Gabriella Gray Dosi Delfini, Monacazioni e Poesia nel Settecento Pontremolese, in “Archivio Storico per le Province Parmensi”, IV s., vol. XL (1988), pp.49-68, in particolare p. 66-67.[39] Cfr. Marco Angella, La Deposizione del Duomo di Pontremoli: inediti su Cavallucci, Cades e Collignon, in “Archivio Storico per le Province Parmensi”, 4^ s., vol. LI, anno 1999, pp. 247-273.
[40] Cfr. Archivio informatico dei Registri parrocchiali della Comunità di Pontremoli, a cura di Mauro Bertocchi, morti, mfn (= numero del microfilm) 1543, Parrocchia 1, 19/11/1782, d Mordini Pietro di 46 anni, luogo di sepoltura: 1 (San Colombano), “avello nuovo in mezzo alla chiesa”.
[41] Cfr. Luigi Armando Antiga, op. cit. pp. 156-157: “Nel libro dei Morti della parrocchia di S. Colombano si può leggere ancora l’atto di morte di Pietro Mordini praetor Pontremuli pro Sua Celsitudine Petro Leopoldo Duce Aetruriae deceduto aetatis suae annorum 46 … eiusque cadaver delatum fuit a me Thoma Pizzati Rectore ad meam parrochialem ecclesiam sanctorum Ioannis Baptistae et Colombani ibique … humatum in sepulcro de novo erecto (?) in medio eiusdem ecclesiae.”
[42] Cfr. Archivio Diocesano di Massa Carrara – Pontremoli, Sezione di Pontremoli, Vicariato di Pontremoli, Parrocchia di San Colombano, b. 3, Serie Morti, Libro III, “Morti dal maggio 1761 al gennaio 1818”, cc. 17v-18, 19 novembre 1782.
[43] Cfr. La Gazzetta Toscana, 1782, n. 48, pp. 190-191: si apre con “Firenze 20 novembre”.
[44] Gian Gastone I (Firenze, 25 maggio 1671 – Firenze, 9 luglio 1737), figlio di Cosimo III de’ Medici e di Margherita Luisa d’Orléans, è stato il settimo Granduca di Toscana (1723-1737), ultimo Granduca appartenente alla dinastia dei Medici.
[45] Francesco Stefano di Lorena (Nancy, 8 dicembre 1708 – Innsbruck, 18 agosto 1765) è stato Sacro Romano Imperatore col nome di Francesco I dal 1745 alla morte. Già duca di Lorena dal 1728 al 1737 col nome di Francesco III, rinunciò al titolo cedendo la Lorena  alla Francia e acquistando in cambio la corona del granducato di Toscana.Sposò Maria Teresa d’Austria, regina di Boemia e d’Ungheria, dalla quale ebbe sedici figli, tra cui i futuri imperatori Giuseppe II e Leopoldo II e le regine Maria Carolina di Napoli e Maria Antonietta di Francia. Insieme alla moglie fu il fondatore della dinastia degli Asburgo-Lorena, che resse le redini dell’Austria e degli stati ereditari asburgici sino alla Prima guerra mondiale.
[46] La Lorena (in francese Lorraine, in tedesco Lothringen, in lorenese Louréne) è una regione della  Francia nord-orientale. Le sue città principali oltre a Metz, sono Nancy, Bar-le-Duc ed Épinal. La Guerra Franco-Prussiana costrinse i francesi a cedere nel 1871 al neonato impero tedesco la Mosella, il più importante dipartimento lorenese (per la presenza di Metz), con l’Alsazia . Il dipartimento, tuttavia, fu restituito dopo la prima guerra mondiale, come pure l’Alsazia, a seguito del trattato di Versailles con la Germania. La Lorena fu una delle principali mete di emigrazione italiana poiché ricca di miniere di carbone. Tutt’oggi è significativa la presenza linguistica tedesca nella zona.
[47] Il Ducato di Bar, originariamente Contea di Bar, era un feudo imperiale che si trovava nella parte nord-occidentale della Lorena tra i fiumi Marna e Reno, nella zona delle Ardenne. La sua capitale è sempre stata la cittadina di Bar-le-Duc.
[48] &c. = et c. = et cetera (lat.) = eccetera (e tutte le altre cose).
[49] La Gheldria (in olandese Gelderland, /’xɛldərlɑnt) è una provincia dei Paesi Bassi, situata nella parte centro-orientale della nazione. Il capoluogo è Arnhem. Le altre due città più grandi sono Nimega  e Apeldoorn. Altre città importanti sono: Doetinchem, Tiel, Harderwijk e Zutphen.
[50] Il Monferrato (Monfrà [mʊɲ’frà] in piemontese, Mons ferratus in latino) è una regione storico-geografica del Piemonte. Il suo territorio, quasi esclusivamente di natura collinare, è compreso principalmente all’interno delle province di Alessandria e Asti.
[51] Il ducato di Teschen o ducato di Cieszyn o ducato di Těšín, fu un ducato indipendente, con sede a Teschen (Cieszyn), nell’Alta Slesia, compreso entro la lega dei Ducati della Slesia (oggi regione in gran parte polacca).
[52] Charleville-Mézières, città francese delle Ardenne (regione collinare coperta da foreste, che si trova principalmente in Belgio e Lussemburgo, ma si estende fino in Francia).
[53] Pont-à-Mousson (in tedesco Brücke bei Mousson o Moselbrück) è un comune francese di 14.794 abitanti situato nel dipartimento della Meurthe e Mosella nella regione del Grand Est. Gli abitanti sono detti Mussipontains.
[54] Nomenj, città della Slovenia nord-occidentale.
[55] La Provenza (Provence in francese, Prouvènço/Provença in lingua provenzale) è un’ antica provincia  del sud-est della Francia, che si estende dalla riva sinistra del Rodano inferiore a ovest fino quasi all’attuale confine con l’Italia a est, e delimitata a sud dal Mar Mediterraneo.
[56] Vaudémont è un comune francese di 82 abitanti situato nel dipartimento della Meurthe e Mosella  nella regione del Grand Est.
[57] Blamont è un comune francese di circa 1.000 abitanti situato nel dipartimento della Meurthe e Mosella  nella regione del Grand Est.
[58] Cfr. nota 49.
[59] Saarwerden è il nome tedesco del Comune francese di Sarrewerden sito nel dipartimento del Basso Reno, regione Grand Est.
[60] La Contea di Salm sorse nel X sec. a Vielsalm, nelle Ardenne, regione dell’attuale Belgio. Essa era retta dal ramo collaterale della Casa di Lussemburgo, detta appunto Casa di Salm. Nel 1165, venne diviso nelle contee del Basso Salm, nelle Ardenne, situate in Belgio e Lussemburgo, e dell’Alto Salm, situato nelle montagne dei Vosgi, nell’attuale Francia.
[61]  L’Imperatore Giuseppe II d’Asburgo-Lorena (figlio del cit. Francesco I e di Maria Teresa) avrebbe sempre viaggiato in incognito con il titolo di “conte di Falckenstein”; cfr. Anna Bellinazzi – Alessandra Contini, La corte di Toscana dai Medici ai Lorena, Atti delle giornate di studio (Firenze, Archivio di Stato e Palazzo Pitti, 15-16 dicembre 1997), Firenze 2002, pp. 169n, 180n e 315i.

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