Il 30 aprile di 540 anni fa saliva al cielo il Beato Michele da Barga.

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Lo scrivente più volte su questa testata ha parlato del Beato Michele da Barga (Barga 1399 – Barga 30 aprile 1479) e del quale, appunto, oggi ricorrono i 540 anni dalla morte, avvenuta a Barga, secondo l’ottocentesco storico locale Pietro Groppi, nella casa della sua famiglia che era al sommo di via di Borgo o per meglio capirci, al termine della “Salita di Piazza” che introduce alla vista del palazzo comunale, in pieno centro storico.

Il lettore, facendo ricerca su questo e altri siti, volendo, può approfondire la conoscenza del personaggio, che con certezza, resta una delle figure più belle della lunghissima storia di Barga, perché dedicò totalmente la sua vita alla ricerca della migliore via terrena, compiendo opere di misericordia e carità che ancora oggi, chi si addentrasse nelle più antiche vicende di Barga, avrebbe occasione di meditare.

Per altro, si rimanda il lettore anche a rileggere il libro pubblicato l’anno 2000, “Il culto del Beato Michele da Barga (1399 – 1479) ”, dove fu stampato per la prima volta un codice, il 140, conservato presso la Biblioteca Landau – Finaly di Firenze, che seppur senza data, sia stato certamente scritto tra gli anni finali del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento. Come pure il libro di Antonio Nardini “Il Beato Michele da Barga”, anno 2000, dove ripubblicò uno studio del citato Groppi.

Il citato codice 140 pervenne a Barga nel 1928, grazie alla trascrizione e invio che ne fece il cappuccino Padre Sisto da Pisa, anni successivi alla ricorrenza della morte di San Francesco, il 1926, quando l’allora piccola Famiglia dei Cappuccini a Barga, raccolti al Convento intitolato al Santo d’Assisi, tra i festeggiamenti allo stesso Santo, decisero di riprendere in mano la vita del Beato Michele, ricercando la via della sua canonizzazione, cioè, enumerarlo tra i santi.  Il titolo del codice è il seguente “Del Beato frate Michele da Barga” e ignoto è il suo Autore, comunque parrebbe stilato da un Frate o consimile, che ben conobbe in vita l’uomo e l’opera del Beato e per il tenore del contenuto, resta pensabile che lo avesse esteso per impetrare la sua beatificazione, forse riuscita, ma di ciò mancano gli oggettivi riscontri.

Con quest’articolo non è desiderio ripercorrere la santa vita del Beato Michele da Barga, ma solo far riflettere chi leggerà su alcuni dati della sua preziosa esistenza.          

Breve cronologia della vita del Beato Michele da Barga (Barga 1399 – Barga 30 aprile 1479)

1399: Dalla famiglia barghigiana dei Turignoli nasce Lodovico, il futuro frate Michele da Barga.

1434: Lodovico Turignoli, all’età di 35 anni, mosso dall’affascinante parola di fra’ Ercolano da Piegaro, che stava costruendo il convento in Nebbiana, nel fondo del Piangrande di Barga, poi intitolato a “Santa Maria delle Grazie”, sentì prorompente il desiderio di vestire l’abito del “Poverello di Assisi” e lasciando gli agi della famiglia, per mano dello stesso Fra’ Ercolano, vestì l’abito dei Minori Osservanti e così Lodovico divenne Fra’ Michele da Barga.

1451: Alla morte di Ercolano, presumibilmente avvenuta nel convento di Pieve Fosciana, fra Michele da Barga, per virtù acquisite, fu investito spiritualmente della sua eredità, divenendo il riferimento per tutti i frati esistenti in Valle del Serchio (Borgo a Mozzano, Barga e Pieve Fosciana) e questo, nonostante rimanesse un semplice frate. Recita il citato codice 140: “Al passaggio del Beato i giovinastri aggressori rimasero inerti, ammutoliti”.

1456: Predicatore eloquente e convincente avvicinò diverse ragazze e donne ai sacri ministeri e a vestire per sua mano l’abito del Terz’Ordine della Penitenza di San Francesco, dando impulso all’edificazione di un monastero di monache a Barga e uno a Castelnuovo di Garfagnana.

Il monastero di Barga ebbe l’ufficiale riconoscimento da parte della Chiesa con il Breve di Papa Callisto III del 1456 e assunse il nome di Santa Elisabetta d’Ungheria patrona delle Terziarie. Narra il codice 140:

“Per le prediche del Beato, Gallicano sperimentò i benefici di migliorati costumi” – “Dio confermò la dottrina del Beato quando a Villa Basilica l’albero rigoglioso all’istante inaridì” (sopra quell’albero c’erano dei giovani che schernivano e offendevano fra Michele).

1465 – 70: Quando la peste desolava Barga e, tutta la Valle, fra Michele con un suo compagno, eroicamente assisté i moribondi e seppellì circa settecento morti.

“Per lo spirito preveggente del Beato la moribonda fanciulla del Borgo di Lucca ricevé le consolazioni spirituali” (fra Michele era nel pesciatino per una sua missione e sentì prepotente il desiderio di affrettare il ritorno perché presagì quanto detto e così essere presente al letto dell’ammalata che lo invocava).

1470 – 71: Cessata la peste, per lo sperimentato beneficio avuto, i barghigiani vollero che i frati di Nebbiana restassero a loro vicini (inizialmente gli fu concessa un’abitazione presso la Chiesa del S.S. Crocifisso a Barga, e l’ufficiatura della stessa chiesa).  Ciò avvenne, e con una permuta della proprietà di un terreno appartenuto ai Turignoli di Barga, abbandonato il convento in Nebbiana, specialmente per l’azione di fra Michele, ebbe inizio l’attuale convento e chiesa di San Francesco.

“Per le fervorose preghiere del Beato, Dio fece che ritornasse alla vita il giovinetto di Brancoli” – “Fu grande la gioia di Antonio da Partiano quando Padre Michele incontrò il figlio risanato”.

1479: Così si chiude il codice 140: “Avendo consumato li sua tempi laudabilmente in molta virtù et degne operazioni, passato la età di più di ottanta anni, devotamente passò di questa vita l’anno del Signore 1479 addì 30 del mese d’aprile. Et perché non era ancora finita la nuova chiesa del loco di Barga, dopo celebrato le obsequie et visitato el suo corpo con grande divotione dalli populi, facta una fossa in terra della chiesa fu quivi sepulto. Pe’ meriti del quale operò et operare non cessa molti miracoli et gratie a quelli che devotamente si raccomandano a lui … Ad laude di Iesus Cristus et del Poverello. Amen.”

La gente di Barga e oltre, dopo la sepoltura, pregando sul tumulo mortale poi ne prelevava manciate di terra per farne, credendola miracolosa, impacchi e altri usi, tantoché, più e più volte i frati del convento di Barga dovevano aggiungerne per il pericolo che si scoprisse il corpo.

Terminiamo queste note con lo incipit e il fine di un poemetto di nove canti che scrisse sul Beato Michele il novecentesco Prof. Angelo Arrighi (Barga 1882 – Barga 1967), che fu preside dell’Istituto Magistrale di Barga, scrittore e poeta:

Messer Francesco, cavaliere

di Gesù crocifisso, in umiltade

cinse Michele della sua milizia.

Ed egli mosse, per le vie del mondo,

in fervore di spirito, gaudioso

dell’umiltade si dispetta e scura,

che di grazie fiorivagli il cammino.

……

Quando d’Aprile, turgido di fiori

volgeva al fine e tremavano in vetta

d’ogni roseto bocciuoli impazienti

alle soglie del trono di Maria

s’addormentò Michele, nel Signore.

Pier Giuliano Cecchi

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