Il voto ed il gassificatore, questione politica o questione tecnica?

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BARGA – Il voto amministrativo di maggio s’avvicina sempre più ed a Barga cresce inevitabilmente il fermento intorno alla formazione delle liste che correranno per la guida del comune nei prossimi cinque anni. Lo ammettiamo, fino ad oggi non serviva alcun fine analista politico per capire che la tornata elettorale sarebbe stata dominata dalla madre di ogni battaglia: la vicenda legata al progetto di realizzazione del pirogassificatore a Fornaci.

Una questione che sta toccando livelli di scontro dialettico in passato raggiunti solamente per la travagliata vicenda legata alle sorti dell’ospedale San Francesco ma che al contempo si candida purtroppo a superarli abbondantemente. Tante sono le similitudini con quegli anni infuocati quanto drammaticamente diverso appare lo sviluppo della vicenda: proviamo a spiegarci meglio.

Oggi come allora il dibattito pubblico è assorbito totalmente dalla portata della questione, come pure oggi come allora gli schieramenti politici si stanno frantumando nell’affrontarla. Se però al tempo la riforma Chiti del 1995 – attraverso la quale in Toscana si passò da 40 a 12 Asl ed in Valle all’assetto sanitario ancora in essere poggiato su due presidi ospedalieri, Barga e Castelnuovo, fra loro integrati – fu una scelta politica e quindi contrastabile, come lo fu del resto, con le “armi” della politica stessa; oggi la vicenda del progetto di realizzazione del pirogassificatore sembra aver superato più o meno indenne il “fuoco di fila” delle azioni mosse da istituzioni locali e comitati civici per contrastarlo. Anche in questo passaggio è doveroso essere più chiari.

Seppur maturate con tempi diversi e con inevitabili distinguo non troviamo ad oggi nelle dichiarazioni – ma soprattutto negli atti di indirizzo politico assunti a livello locale, provinciale e regionale – grande entusiasmo e condivisione rispetto al progetto presentato da KME da parte di nessun partito.

Andando a memoria fanno eccezione solamente: un sostanziale giudizio positivo mostrato circa un anno fa da alcuni esponenti locali della Lega smentito poi dai voti espressi dai loro vertici toscani nell’attesa seduta del consiglio regionale del 30 gennaio, ed una recente intervista rilasciata a “Repubblica” dal Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi lo scorso 6 febbraio dove, parlando della produttività che potrebbe assicurare il riutilizzo delle cosiddette “materie prime secondarie”, ha fatto esplicito riferimento al progetto di KME descrivendolo testualmente come “…un impianto modernissimo alimentato da rifiuti delle cartiere…” e dichiarando infine che, se il progetto otterrà un giudizio positivo da parte dell’istruttoria tecnica – che lo stesso Rossi assicura sarà rigorosa – non potrà che essere autorizzato.

E proprio quest’ultimo passaggio fa capire quanto difficile appaia la situazione che si prospetta:

la fase di confronto e di conseguente posizionamento delle forze politiche rappresentate nelle istituzioni appare conclusa.

La stragrande maggiorana dei comuni della Valle, la Provincia di Lucca, il Consiglio regionale della Toscana hanno espresso formalmente un giudizio negativo sulla realizzazione dell’impianto; che effetto potranno produrre queste pur chiare posizioni in un percorso che, dal momento in cui il progetto di KME è stato depositato e che l’iter per la sua valutazione è inevitabilmente partito, sembra non dover investire più la politica proprio perché di carattere tecnico-istituzionale? Quali sono le azioni concrete messe in campo dalle istituzioni locali per argomentare le loro tesi nella conferenza dei servizi chiamata ad esprimere la valutazione di impatto ambientale? Chi si candiderà a guidare il comune dal prossimo 26 maggio come intende agire concretamente su questo tema?

Queste ci appaiono le tre domande principali alle quali i cittadini attendono risposte da parte di chi oggi li rappresenta, ma soprattutto da chi si propone di rappresentarli domani.

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