L’allarme sismico del 23 gennaio 1985. La Valle del Serchio nella storia della protezione civile italiana e della prevenzione sismica

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Era proprio in questi giorni, esattamente il 23 gennaio del 1985, ben 34 anni fa, che la Valle del Serchio viveva un momento in parte terribile e drammatico ed in parte epocale ed importantissimo per la storia della protezione civile italiana e per la prevenzione sismica. A ricordarcelo nei giorni scorsi sui social il giornalista lucchese Paolo Mandoli.

Tutto ebbe inizio in un grigio mattino di quel mercoledì 23 gennaio quando si verificò una scossa di magnitudo stimata 4.2. Nessuno si sarebbe aspettato che da lì a poco ore lo spavento del terremoto si sarebbe trasformato in una specie di incubo. Alle ore 20,15 ai TG nazionali serali viene letto un comunicato  dove si avverte della possibilità, entro due giorni, di una forte scossa di terremoto in Valle del Serchio.

Mandoli riporta anche il testo del comunicato in diretta nazionale: “La Protezione civile, a seguito delle informazioni pervenute dalla sezione sismica della Commissione grandi rischi del Dipartimento e dall’Istituto nazionale di geofisica, ha disposto lo stato di allerta per alcuni comuni della provincia di Lucca e Modena ove esiste la possibilità che si verifichi una scossa tellurica pericolosa entro le prossime 48 ore. I comuni che possono essere interessati sono Barga, Bagni di Lucca, Castelnuovo Garfagnana, Coreglia Antelminelli, Castiglione Garfagnana, Villa Collemandina, Pieve Fosciana e Fosciandora”.

La Valle del Serchio si ritrovò d’improvviso catapultata in quello che sembrava appunto l’inizio di un incubo ed iniziò una mobilitazione generale, per abbandonare i centri storici e le case più a rischio che non ha avuto mai eguali nella storia legata ai terremoti. Si mobilitò l’esercito e tutte le istituzioni, furono inviati convogli ferroviari speciali per accogliere la gente, furono avviati i primi soccorsi, anche se preventivi, alla popolazione. Durò, il tutto, appunto due giorni. Encomiabile e storica fu la riposta della popolazione. La reazione fu incredibilmente controllata; ci fu una prova di grande civiltà nell’affrontare sia l’evacuazione che i disagi che seguirono. Con la gente sfollata accampata alla meno peggio nelle case di amici o parenti, nelle auto, in roulotte, o nei bus e nelle carrozze ferroviarie messe a disposizione.

Quell’allarme sismico è stato il primo e l’unico nella storia mondiale, tanto che in Valle del Serchio arrivò addirittura la televisione giapponese, meravigliata del fatto.

Tutto ruotò attorno appunto all’unica scossa che venne registrata la mattina di quel 23 gennaio.  A dare il via all’allerta il ministero dopo un summit di tre ore con i membri della Commissione Grandi Rischi tra cui Enzo Boschi e Franco Barberi. Dal Dipartimento di scienze della terra dell’università di Pisa era partita la stima di un molto probabile rischio di una forte scossa che avrebbe avuto come epicentro Barga. Fu preso ad esempio il terremoto distruttivo del 1920 che il giorno precedente era stato anticipato .da una scossa, probabilmente di magnitudo 4.0 o 4.2. Si temeva dunque che il movimento mattutino del 23 gennaio 1985 potesse essere un precursore di un altro terremoto ben più forte, entro i due giorni successivi. Insomma che potesse ripetersi quanto avvenuto nel 1920.
I timori fecero decidere per informare le istituzioni ai massimi livelli, fino alla decisione che fu presa dall’allora ministro alla protezione civile Giuseppe Zamberletti che poi dichiarò di aver preferito un eventuale falso allarme ad una possibile tragedia. Ci fu anche una indagine della magistratura che mise sotto accusa Zamberletti per procurato allarme, ma questa è un’altra storia.

Quell’evento oggi che cosa ci lascia oltre alla storia? Sicuramente è servito a far nascere nella coscienza nazionale ed anche locale una migliore e maggiore cultura della prevenzione sismica, dando il via alla nascita di un organismo nazionale di Protezione Civile, ed avviando, un meccanismo virtuoso di prevenzione sismica; un progressivo intervento di messa in sicurezza di tanti edifici pubblici ed anche privati che partì proprio dopo l’allarme del 1985.

I risultati li si sono visti in Garfagnana non molti anni fa, il 21 giugno 2013, giorno in cui si è verificato un terremoto di magnitudo 5.1, mai così forte dal 1939: “A differenza di altri terremoti di identica forza in Garfagnana e Lunigiana – scrive Mandoli – non ci sono stati né morti, né feriti, né crolli di edifici; soltanto lesioni più o meno vistose”. Ha ragione. Sono stati momenti difficili certo, ma non drammatici come avrebbero potuto essere. “Merito questo – dice ancora Mandoli – anche della campagna di sicurezza sismica che fu avviata proprio all’indomani dell’allarme sismico del 1985”. Furono investiti allora i primi 40 miliardi per l’adeguamento degli edifici pubblici strategici e tanta strada si è fatta in questi 34 anni sia nel pubblico che nel privato”. Certo, resta tanta strada ancora da fare, ma è già importante essere certi che questa è senza dubbio la strada giusta che ci ha lasciato in eredità l’allarme sismico del 1985 che di fatto, tanti ne sono convinti fu più che un allarme la prima vera e propria esercitazione sismica di protezione civile della storia.

Merita ricordare, quasi uno scherzo del destino, che proprio in Valle del Serchio il tutto si è ripetuto in maniera quasi uguale nel gennaio 2013, dopo il terremoto di magnitudo 4.8 del25 gennaio ed il successivo sciame sismico: stavolta a diffondere l’allarme non è stata una velina letta da un giornalista  alla tv nazionale  ma i social network: un pasticcio causato da una nota di prassi redatta dall’INGV e trasmessa dalla protezione civile, forse senza le dovute cautele e le necessarie spiegazioni, ai sindaci della Garfagnana. Che si sono trovati a dover interpretare un documento “ordinario” per gli addetti ai lavori ma allarmante per chi ha la responsabilità dell’incolumità dei propri cittadini, scegliendo la via più sicura ma meno tranquilla: preparare la popolazione al peggio.

E’ stata anche quella alla fine, prendiamone ancora una volta il lato positivo, una grande esercitazione di protezione civile che ha reso senza dubbio più consapevole tutta la popolazione della Valle.

 

 

ECCO IL VIDEO DI UN SERVIZIO REALIZZATO DALLA RAI DURANTE L’ALLARME E PUBBLICATO SULLA PAGINA DI YOUTUBE DI ALDO POLI

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