La storia infinita dei pennati di Keane

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Keane a Barga lo conosciamo tutti. Non solo è un grande artista ma anche un vero e proprio  fulcro della ricerca dell’essenza che sta alla base della bellezza di questo paese. Per sua stessa ammissione ha abbracciato tanti anni fa questa cittadina; quasi come uno stile di vita.

Keane trae spunto artistico dal suo senso del luogo che si ritrova anche in un ripercorrere la storia millenaria di questo posto; ma anche il mutare dei tempi che si avverte anche in questa piccola, grande isola culturale. Così per le sue opere dedicate alla vanga, dalla storia ultra millenaria, utilizzate fin dai tempi dei romani per trasformare il suolo in coltivazioni. Una ricerca che dopo la vanga arriva adesso ad un altro strumento della vita contadina, il pennato.

Il tutto ha un doppio spunto: il pennato appunto, vecchio strumento della vita della nostra gente , ma anche la storia stessa del pennato. Nelle Alpi Apuane, l’ispirazione viene da un libro di Giancarlo Sani, sono presenti antiche incisioni rupestri raffiguranti anche i pennati. Le origini del pennato risalgono addirittura all’età del bronzo e sue immagini si ritrovano nei bronzi votivi di origine etrusca. Keane prende spunto dalle incisioni delle Apuane, da quei pennati, spesso con sopra incisa, successivamente, forse anche mille o duemila anni dopo, una croce, quasi a sfatare la sacralità pagana dei luoghi scelti per le incisioni legate sicuramente a qualche cosa considerato sacro e potente; che doveva quindi essere ricondotto nel pensiero cristiano.

Le opere dedicate ai pennati sono tutte raccolte nel suo studio. Sono diverse e lasciano il segno in chi le vede; quasi ti incidono dentro qualcosa ; proprio come esse stesse sono spesso incisioni. Nel suo studio c’è anche  una collezione di pennati di tutte le fogge e le età; presi in prestito dalle famiglie barghigiane per studiarne forme e diversità: ora composti, lì su un muro, proprio come soggetti su una tela.

Nelle opere dedicate ai pennati alla base di tutto c’è tanto genio di artista. Colpiscono i colori, le intensità delle stesse incisioni che sembrano direttamente prelevate dalle Alpi Apuane e trasferite sulla tela; c’è tutto questo nelle opere di Keane, che si distinguono anche per i materiali utilizzati. Per i pennati prevale non la tempera, non la cera, ma la cenere di faggio, proprio come i faggi tagliati nei nostri boschi da centinaia di migliaia di pennati nel corso dei secoli; una vernice utilizzata non solo per mostrare l’immagine, ma per raffigurala attraverso incisioni. Simili alle incisioni rupestri a cui si rifà l’opera di Keane.  E così alla fine l’opera non solo la vedi, ma quasi ne senti il sapore, la materia, l’essenza reale.

Tanta arte, ma anche tanti spunti di riflessione dalle sue opere. Proprio come le vanghe dalla storia secolare, sono bastati pochi decenni per rendere anche i pennati superflui, fuori dal mondo in cui viviamo. Sembra quasi un mondo che per secoli ha viaggiato alla solita velocità e che ora sta sfuggendo, velocemente, troppo velocemente, a se stesso…

Per vivere e gustare l’arte di Keane non occorre comunque fretta. Per vedere in mostra i suoi pennati e la storia di tremila anni che raccontano c’è tempo. Ne riparleremo nel 2020. Questa estate invece a Barga, la Oxo Gallery, ospiterà un viaggio artistico sulle mestaine, ma anche su quelle croci che ai bordi delle  strade raccontano di una vita spezzata. Una ricerca che si concentra sui fiori di plastica che adornano questi luoghi che dunque ora sono più veri e propri santuari di una plastica invadente e dilagante, che rischia di portarsi via tante altre nostre tradizioni.

 

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