Le memorie della Grande Guerra nel Comune di Barga (terza parte)

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Iniziamo quest’articolo facendo un passo indietro per tornare a Barga, dove al cimitero c’è un’altra e importante testimonianza della Grande Guerra, quella di Vincenzo detto Enzo Zerboglio, figlio del Senatore Adolfo, la cui famiglia, come vedremo, ebbe un rapporto speciale con la nostra cittadina e tra loro, anche lo stesso giovane Enzo.

Cimitero di Barga: ricordo dell’Alpino Enzo Zerboglio, Medaglia d’Oro al V. M.

Quasi un barghigiano. Questa è la sintesi che ci sentiamo di fare circa la breve vita di (Vincenzo) Enzo Zerboglio, il cui ricordo è anche nel nostro cimitero di Barga. La memoria è sulla tomba del padre Sen. Adolfo Zerboglio (Torino 1866 – Pisa 1952) e della madre Maria Badoglio (Perugia 1873 – Pisa 1946), a loro sono vicine le tombe degli altri figli: Piero, Vera e Lina. Questo a seguire lo scritto che è sulla tomba:

 

“ENZO ZERBOGLIO (Pisa 1898 – Bassano del Grappa 1918)

Medaglia d’Oro Guerra 15-18

Riposa a Bassano del Grappa.”

 

Per capire meglio il perché di questa nostra attenzione a Enzo Zerboglio, brevemente, occorre ridire cosa volle dire per la sua famiglia Barga. Infatti, Barga fu scelta come una seconda patria e questo sin da quando Adolfo Zerboglio, appassionato di montagna, nel suo pellegrinare sui nostri monti, era il 1894, scoprì la nostra città, ancor prima di Giovanni Pascoli e come il Poeta ne rimase folgorato, in seguito accostando il suo amore alla scelta dello stesso Pascoli.  Ogni estate, qui venne a villeggiare nel riposo dall’insegnamento universitario e da altre occupazioni e con lui i successivi figli, tra cui Enzo. Tutti rimanendo molto legati a questa terra sino a volerla come loro ultima casa, tranne Enzo che non fece a tempo, perché a soli vent’anni sacrificò e con sommo onore, la sua vita per Patria e il corpo è raccolto.

Per meglio comprendere ancora l’amore per Barga di Adolfo Zerboglio e di tutta la sua famiglia, facciamo ricorso agli atti del Senato, dove è raccolto il “resoconto stenografico” della sua commemorazione, avvenuta il 1° aprile, giorno successivo alla sua morte: il 30 marzo 1952.

Tra i vari ed espressivi interventi, concessa la parola al senatore Ferdinando Martini di Lucca, questi, ponendo in evidenza che seppur in Pisa avesse chiuso la terrena e laboriosa vita, a questa va aggiunta anche Barga, la patria di A. Mordini e terra di elezione di G. Pascoli, dove da oltre quarant’anni trascorreva gran parte dell’anno, “circondato dal più grande rispetto di quella popolazione … qui a Barga ha voluto riposare accanto alla sua dolce compagna, Maria, che lo ha preceduto nella tomba nel 1946. Signor Presidente (Enrico De Nicola), vi prego di voler associare, nelle condoglianze alla sua desolata famiglia, la nobile città di Barga che ha perduto l’ultimo dei suoi più illustri figli adottivi e che è chiamata a vegliare e custodire la sua tomba venerata.”

Al termine, il presidente De Nicola, accogliendo la proposta di Martini, “Mi renderò interprete del profondo sentimento di cordoglio del Senato presso la famiglia e presso la città di Barga.”

Quanto detto per far capire cosa volle dire Barga agli Zerboglio e tornando a Enzo ecco com’è presentato in  “Albo d’Onore”:

 

 

 

Zerboglio Vincenzo (Enzo) di Adolfo –DECORATO DI MEDAGLIA D’ORO AL V. M. Sottotenente di Complemento 4° Reggimento Alpini – Nato il 10 agosto 1898 a Pisa, Distretto Militare di Lucca, morto il 26 ottobre 1918 sul Monte Solarolo per ferite riportate in combattimento.

Così il padre lo ricorda nel libro “Barga memorie e note vagabonde”, Barga 1929:

“Nel 1914, nel tragico mese d’agosto io mi sono inerpicato alla “Punta dell’Omo” (Alpe di Barga), preceduto dal giovinetto che oggi è meco, nell’intimo cuore, dall’alba al tramonto, in ogni palpito ed in ogni respiro, ma dal 26 Ottobre 1918 ha lasciato noi, babbo e mamma, sconsoli pellegrini, troncando a vent’anni le sue e le nostre speranze.

Col passo della Punta dell’Omo, quel giovinetto ha marciato sul Solarolo, laggiù al lembo estremo del Grappa, sognando colla Vittoria il ritorno e trovando, colla Vittoria la morte!”

 

Loppia: 6 lapidi di marmo alla cappella del cimitero.

Come accennato nel primo articolo, al cimitero di Loppia è presente una bella chiesa realizzata nella seconda metà degli anni ’20 del Novecento, al cui interno, totalmente privo di ogni suppellettile religiosa e tra la polvere, sul muro a sinistra entrando si trovano ancora le lapidi che vi furono affisse in vari tempi in memoria dei Caduti della frazione e paesi che fanno riferimento a quel cimitero. Questi sono, oltre alla stessa Loppia: Fornaci di Barga, Filecchio, Ponte all’Ania e Pedona.

In tutto sono 6 lapidi. Due grandi, una media e tre piccole lapidi che andremo spiegando, secondo la loro disposizione a chi entrasse nella chiesa. Va detto ancora che vari nomi di Caduti sono ricordati più di una volta.

  1. a) La prima lapide s’incontra a sinistra entrando nella chiesa. Come accennato sopra, qui ci sono nomi già presenti in altra lapide, la più grande di tutte e precedente a questa, come nelle piccole lapidi che raccolgono un solo nome.

Questa prima lapide di marmo bianco di Carrara ricorda 15 nomi di Caduti nella Grande Guerra senza una data di apposizione ma per lo scritto dedicatorio, alludente a: “Avanguardia dell’Italia Imperiale”, parrebbe esser stata realizzata l’anno 1936, momento in cui l’Italia entrò in possesso dell’Etiopia, salve altre interpretazioni della stessa scritta, come vedremo a seguire circa l’ultima lapide che censiremo.

Un particolare di questa lapide è il ricordo del sacrificio nella Grande Guerra del cappellano curato di Fornaci di Barga don Nello Ciampi, il quale nato a Buti nel 1887, probabilmente era partito per il fronte proprio dalla stessa Fornaci e morì a Mestre per infortunio il 6 novembre 1917. Il nome del Cappellano Curato fu posto all’inizio dei quindici ricordi.

La lapide, che ha i nomi incorniciati in indicativi fregi artistici, si apre con:

“Caddero per la Patria”

Seguono i nomi e in fondo si può leggere:

“Le anime loro

Soffuse della gloria di Dio

Avanguardia dell’Italia imperiale

Saranno sempre

Promessa d’ogni vittoria futura”

 

 

  1. b) Tra questa lapide e l’altra più grande stanno altri quattro semplici e più piccoli ricordi, ovviamente nelle dimensioni, sempre su lastra di marmo. Due ricordi riportano un solo nome, altra ne elenca due, mentre una lastra con fregio artistico, un poco più grande delle altre, riporta 7 nomi.

 

Questi ricordi hanno la particolarità di far vedere i volti dei Caduti o meglio avevano questa caratteristica, perché molte immagini, staccatesi, oggi si sono perse. Tutte queste lapidi non hanno la data dell’apposizione.

 

Come si vede dalla foto allegata, accanto a questi ricordi, ve n’è altro relativo alla Seconda Guerra Mondiale.

 

 

  1. c) L’ultima lapide, la più grande, univa ai nomi, come le precedenti or ora ricordate, l’immagine del Caduto, purtroppo le effigi sono andate in gran parte perdute.

Si tratta di una lapide sagomata di marmo bardiglio con fregi artistici, dove in alto si vede una croce nella gloria di alloro e lauro, il tutto legato da un nastro volante. Questa poggia su un piedistallo a parallelepipedo posato di taglio e di simile materiale della lastra, con fregi guerreschi al cui centro spicca lo scudo sabaudo con croce in campo rosso.

La lapide, che non ha la data dell’apposizione, ricorda 24 Caduti. Questi sono introdotti dalle seguenti parole:

 

“Giovani Eroi che vita e speranze

Per salvare la Patria

Nella Grande Guerra

Sacrificarono generosi”

Dopo l’elenco dei ventiquattro nomi segue:

“Il Popolo di Loppia

A riconoscenza e ricordo imperituro

Dei suoi figli”

 Sul fondo, alla destra della lapide, si può leggere la firma dell’autore del lavoro: Prof. L. Colognori Barga.

La specifica dedica “Il Popolo di Loppia” parrebbe lasciare intendere che in questa lapide, qualcuno dei Caduti della parrocchia, probabilmente, era stato dimenticato. Si ricorda che sino al 1923, nella parrocchia di Loppia, oltre Filecchio, Ponte all’Ania e Pedona c’era anche parte di Fornaci di Barga. Da quest’evidenza, forse la necessità dei ripetuti ricordi di nomi nelle varie lastre che abbiamo censito in precedenza.

Quest’ultima lapide, temporalmente prima di tutte quelle presenti, fu inaugurata martedì 22 agosto 1920 e fu collocata nella Pieve di Loppia, così come ricorda il giornale La Corsonna, alla presenza e con un’orazione dell’On. Augusto Mancini e si parla anche del suo autore, che fu Luigi Colognori di Barga. Si ricorda che la chiesa del cimitero, dove oggi è esposto il ricordo, fu costruita circa l’anno 1925, deliberata dal Comune di Barga Il 28 ottobre 1924. Infatti, il Consiglio Comunale di Barga retto dal sindaco Morando Stefani, delibera due cappelle da costruirsi nei cimiteri di Barga e Loppia, dove una sezione sarà esclusivamente riservata per tumularvi le salme di quei Caduti del comune che torneranno dai campi di battaglia della Prima Guerra Mondiale.

Comunque, non è facile definire questa storica pagina della cappella cimiteriale di Loppia e anche della lapide in discorso, perché su La Corsonna del 4 settembre 1921, nell’articolo “Palpiti di bandiere a Fornaci di Barga”, si dice che, dopo una commemorazione, un patriottico corteo prenderà la via per Barga così recandosi alla cappellina del cimitero di Loppia a udire la messa ai caduti e deporre fiori alla lapide che li ricorda: quale cappella?   Qual è il ricordo marmoreo citato nel 1921?

 

Filecchio: lapide di marmo sulla chiesa.

La chiesa di Filecchio sta sulla costa che a sinistra fiancheggia la strada che conduce al centro del paese. La lapide, guardando l’ingresso della chiesa, è sul fianco destro e ben visibile dalla strada. Questo ricordo fa il paio con quello della frazione di Ponte all’Ania, che il lettore avrà occasione di notare nella scheda a seguire, questo sia per le caratteristiche dell’opera, come per le motivazioni, semplicemente uguali.

I nomi ricordati nella lapide sono 13, cui fu unita la memoria di un caduto in Africa Orientale nel 1936. Così è introdotta questa testimonianza:

 

“La Società Artigiana di Mutuo Soccorso

di

Ponte all’Ania e Filecchio

nel 25° anniversario della sua fondazione

Alla memoria gloriosa

dei

Morti di Filecchio

Per la grandezza d’Italia”

Seguono sotto i tredici nomi delle persone chiusi da “1915 – 1921” e la data dell’apposizione della lapide “17 settembre 1922”. Segue sull’angolo destro guardando la lapide, la firma dell’esecutore del lavoro, ossia la ditta “Dini Marmi Ghivizzano”. Nel complesso del ricordo marmoreo, incuriosisce il modo di definire il periodo di quella guerra, cioè 1915 – 1921, forse da intendersi come gli anni presi in considerazione per definire la lista dei nomi da incidere nel marmo. Parimenti, il simile modo appare anche in quella di Ponte all’Ania, che ora vedremo.

 

Ponte all’Ania: lapide di marmo sulle ex scuole.

La lapide, in tutto uguale a quella di Filecchio, salvo i nomi, è su una delle facciate delle ex scuole elementari a Ponte all’Ania. A questa è stata affiancata altra lapide, uguale nel formato, in cui c’è un ricordo, senza nomi, per i Caduti della frazione di Barga nella Seconda Guerra Mondiale.

Come la precedente, anche questa è introdotta da simili parole, salvo il luogo dell’affissione:

“La Società Artigiana di Mutuo Soccorso

di

Ponte all’Ania e Filecchio

nel 25° anniversario della sua fondazione

Alla memoria gloriosa

dei

Morti di ponte all’ania

Per la grandezza d’Italia”

Qui i nomi ricordati sono 14, chiusi da “1915 – 1920”, un modo che, come detto sopra, pensiamo sia da riferirsi al periodo dell’apertura e chiusura della lista dei nomi da incidere nel marmo. Segue la data dell’apposizione “17 settembre 1922” e poi la firma dell’esecutore del lavoro “Dini Marmi Ghivizzano”.

Si nota che questo ricordo e quello sopra di Filecchio ebbero un’unica volontà, quella della Società Artigiana di Mutuo Soccorso di Ponte all’Ania – Filecchio, ricevendo il pubblico battesimo nello stesso giorno.

Con il prossimo e ultimo articolo arriveremo a Fornaci di Barga, che per tutto quanto qui si mosse, dalla Fabbrica per Munizioni per il fine del conflitto, realizzata nel 1915 su commissione del Ministero della Guerra al patriottico Ing. Luigi Orlando, tra cui la realizzata idea di un Asilo Pro-Orfani di Guerra cui si aggiunsero gli Orfani Anormali Psichici, è da indicarsi tra i luoghi sacri alla memoria italiana della Grande Guerra.

 

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