Basta con le bufale di Kme. Così il Comitato per l’attuazione della Costituzione della Valle del Serchio

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Così il Comitato per l’attuazione della Costituzione della Valle del Serchio che interviene dopo il consiglio comunale avvenuto a Barga il 6 agosti scorso.

“Kme – scrive –  ha presentato il suo progetto di inceneritore al consiglio comunale di Barga. Tanti i presenti, in larghissima maggioranza chiaramente contrari alle pretese dell’azienda.

Parliamo di inceneritore, perché di questo si tratta, anche se il linguaggio truffaldino di questa multinazionale preferisce l’ingannevole definizione di “piattaforma energetica”, volendo così nascondere i gravi pericoli per la salute e l’ambiente del suo progetto.

In realtà la presentazione dell’amministratore delegato Pinassi non ha aggiunto molto a quel che già si sapeva. Ma se il ragionamento sulle esigenze energetiche è stato sostanzialmente quello di sempre, nuove incongruenze sono emerse nel suo discorso.

Kme, capita l’aria che tira, preferisce ora indorare la pillola. Siamo così passati dal ricatto occupazionale dei mesi scorsi (“o si fa il pirogassificatore o la fabbrica non regge”), alla promessa di 135 “nuovi posti di lavoro”. Che il ricatto sia (almeno momentaneamente) caduto è certamente positivo, ed è il frutto del rifiuto popolare di una minaccia arrogante quanto inaccettabile. E che sia caduto è anche la dimostrazione di quel che abbiamo sempre detto, e cioè che il progetto del pirogassificatore ha ben poco a che fare con l’andamento occupazionale.

La questione è adesso un’altra: quanto sono credibili le promesse occupazionali dell’azienda? Premesso che per noi la salute non ha prezzo, ci pare chiaro come i “nuovi posti di lavoro” non esistano affatto. A chiarirlo è l’ineffabile Giacomo Saisi (Uilm), apparentemente più un portavoce aziendale che un sindacalista, il quale ha esaltato i «135 posti di lavoro di cui 60 completamente nuovi». E bravo Saisi, che almeno ha chiarito che 75 posti di lavoro non sono “nuovi”, corrispondendo invece al numero dei lavoratori a zero ore, considerati fino ad oggi esuberi. Ma gli altri 60 sono invece davvero “nuovi”? Ne dubitiamo assai, dato che questo numero corrisponde alle ore in meno lavorate dagli altri dipendenti Kme in cassa integrazione a rotazione. Che sia solo un caso? Difficile crederlo. Molto più probabile che la “nuova occupazione” sia pari a zero.

Anche sul tema energetico Kme ha aggiustato in parte il suo discorso, riproponendo però ragionamenti inaccettabili e dati inattendibili. Intanto Pinassi ha parlato di un costo dell’energia elettrica superiore del 18% alla Germania, precisando che i costi energetici totali della fabbrica di Fornaci (includendo però anche il gas) sono attorno ai 10 milioni annui. Approssimativamente si avrebbe quindi una maggiore spesa di un milione e mezzo all’anno, una cifra di un certo rilievo ma non così esorbitante come si vorrebbe far credere. A noi risulta peraltro che la differenza con la Germania sia del 12 e non del 18%, col che si arriverebbe ad un gap di solo un milione di euro.

Ma dove si è arrivati al ridicolo ed alla manifesta inesattezza è sulle possibili alternative al pirogassificatore nel campo delle rinnovabili. Il ridicolo sta nell’aver dichiarato di aver preso in considerazione – come siamo bravi! – financo la geotermia: che forse a Fornaci sono stati scoperti i soffioni come a Larderello? L’inesattezza sta nei dati sul solare, non a caso snocciolati in maniera del tutto frettolosa da Pinassi. Secondo lui col fotovoltaico si potrebbe fare “solo” un impianto da 25 Mw, che coprirebbe soltanto il 5-6% del fabbisogno di Kme.

Intanto rileviamo che, dopo averci attaccati dicendo che l’irraggiamento solare a Fornaci è insufficiente, adesso si dice invece che sarebbe possibile un impianto da 25 Mw, non grande come quello da noi ipotizzato in base alla superficie disponibile, ma per nulla disprezzabile, anzi! Dunque avevamo ragione noi a prospettare il solare. Ma per Kme no. E perché no? Perché secondo loro un impianto siffatto coprirebbe solo il 5-6% di un fabbisogno quantificato in 100 milioni di Kwh. Anche quest’ultima cifra, come tutte quelle di Kme, è ballerina e da prendersi con le molle: mesi fa si parlava di 80 milioni di Kwh, mentre adesso gli fa più gioco sparare i 100 milioni, ma lasciamo perdere… Sta di fatto che, accettando un fabbisogno di 100 milioni, il 5% è ovviamente pari a 5 milioni di Kwh. Piccolo dettaglio, un impianto fotovoltaico con una potenza di 25 Mw, in una zona come la nostra, fornisce mediamente 32,5 milioni di Kwh annui, non i 5 dichiarati da Pinassi! Dunque, non il 5%, bensì il 32, o più realisticamente il 40% se rimaniamo alle cifre di Kme di qualche mese fa.

Sul capitolo emissioni la “Libellula” ha già detto quanto c’era da dire. I ragionamenti presentati dagli uomini di Kme sono fumosi come il loro pirogassificatore. Pinassi è stato però costretto ad ammettere che in Italia non esiste un impianto di gassificazione come quello che si vuole realizzare a Fornaci. Piccola imprecisione, perché invece un impianto simile era stato realizzato a Castelfranco di Sotto, peccato non abbia mai funzionato neppure per un’ora!

Vista questa difficoltà, Pinassi ha fatto riferimento a impianti presenti in “Nord Europa”. Ma il Nord Europa è grande, dove si troverebbe più precisamente un pirogassificatore alimentato a pulper di cartiera? Perché non si fa il nome di una località (una!) dove un simile impianto già esista? Ovvio che se davvero esistesse, se davvero funzionasse con emissioni accettabili, la Kme non solo conoscerebbe il suo indirizzo, ma quell’esempio ci verrebbe portato come modello pressoché perfetto da adottare anche in Italia. E invece niente, chissà perché…

La verità è che si chiede agli abitanti della Valle del Serchio di fare da cavie. E che di fronte ad una tale evidenza ci siano ancora forze politiche e sindacali che chiedono di “aspettare il progetto” è semplicemente vergognoso. Il progetto Kme c’è, ed è quello di fare affari (Pinassi ha parlato di 11 milioni all’anno) con i rifiuti delle cartiere. Il resto è solo propaganda per far passare un inceneritore che trasformerebbe Fornaci nel “paese del pattume”.

Il nostro no è dunque fermo. E a chi ci dice che l’azienda deve solo rispettare le normative e che – peggio – alla fine decideranno i “tecnici”, noi ricordiamo quanto prescrive l’articolo 41 della Costituzione, laddove afferma che: «L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana».

La comunità locale ha dunque tutto il diritto di rivendicare l’ultima parola sulla decisione da prendere. E noi non abbiamo dubbi che questa parola sarà un grande, netto ed inequivocabile NO. Kme se ne faccia una ragione.

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