Lettera aperta del sindaco Michele Giannini sul pirogassificatore

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Leggo sulla stampa le prese di posizione di diversi esponenti politici che sempre più stanno plaudendo al progetto di un pirogassificatore o comunque lo stanno facendo credere il male minore, quasi una scelta dovuta, per salvare posti di lavoro o ne giustificano la realizzazione ponendo l’obbiettivo di accertare dopo la sua realizzazione se effettivamente è dannoso.

Rispetto a questa scuola di pensiero, senza alcuna polemica, mi sento in dovere nel mio ruolo istituzionale, politico e per la mia storia personale di dissentire prendendo pubblicamente posizione in modo da lasciare traccia pubblica del mio pensiero a riguardo.

Già nel passato spesso sono stato additato per esser uno che dice anche cose spiacevoli, cose poco comode elettoralmente ma frutto di un pensiero ragionato indipendente e fortemente legato al proprio territorio; questo fu il caso di quando si parlava dello stato di salute della società Severa, di quando si parlava di fare un ospedale unico, di accorpare i comuni o di bruciare i medicinali scaduti toscani nell’inceneritore di Castelnuovo. Come allora non mi nascosi dietro a mezze frasi per cercare di mantenere la cosiddetta barca pari, allo stesso modo ora mi espongo contro il pirogassificatore, cercando di motivare il mio pensiero e non sottraendomi alle critiche di chi ci lavora e che comprensibilmente accetterebbe qualsiasi possibilità, soprattutto se presentata come innocua, pur di lavorare.

Partiamo dalle ovvietà, il grave stato di saluto della popolazione della Valle del Serchio è conosciuto da oltre un decennio, così come sono palesi gli eccessi di mortalità per alcune particolari tipologie di malattie, dati oggettivamente allarmanti, che non si possono considerare slegati da qualche agente esterno al territorio. Detto ciò non ci scordiamo che con il Piragassificatore le emissioni in area aumenteranno rispetto alla situazione attuale, perché ricordiamoci che il tanto vituperato Forno Asarco, per la produzione di rame da riaccendere a gas è spento da anni, per cui è palese, e credo incontrovertibile, che in caso venisse realizzato un pirogassificatore le emissioni aumenteranno rispetto al livello attuale. E a chi mi dice che allora potrebbero mettere in funzione detto forno rispondo con semplicità: quanto potrebbe stare accesso con una elevata, pur autorizzata, emissione inquinante? Le autorizzazioni del forno mi risultano debbano scadere nel 2022 ed il forno è degli anni 70, per cui dare scontato che avrebbe facilmente nuove autorizzazioni mi pare molto difficile? I tempi cambiano cosi come cambiano le sensibilità fortunatamente; tutti noi cittadini siamo sempre più informati e meno propensi a cedere sul diritto più importante di tutti: la nostra salute.

Mi si permetta poi un ulteriore riflessione: se questo progetto è così privo di effetti collaterali sotto il profilo delle emissioni, se non vi sono pericolosità ne presenti, ma soprattutto future, perché le varie cartiere multinazionali che hanno sede nella Piana, e che sono uno dei maggiori poli Mondiali, non smaltiscono in loco il loro pulper? Perché devono pagare qualcuno per farlo smaltire? Devono pagare qualcuno per farlo trasportare fino quasi in Garfagnana? Loro non hanno le tecnologie? Non gli serve la corrente elettrica? Non sono in grado di avere le autorizzazioni? In diversi addetti ai lavori siamo concordi nel dire che il pulper potrà forse esser bruciato i primi anni poi si dovrà andare verso altri materiali, è scontato ed inutile nasconderlo.

Ed a coloro che stanno perdendo qualche minuto a leggermi chiedo di soffermarsi soprattutto sul futuro, su come gli accertamenti cambiano, su come cambiano le tecnologie e non sempre in meglio… Ad esempio, ai tempi dell’inceneritore di Castelnuovo, ricordo benissimo durante un incontro a Bruxelles fu spiegato da un funzionario che si occupava di emissioni aeree e di inquinamento in generale che ogni volta che l’Unione Europea poneva un vincolo alla dimensione delle particelle inquinanti, le aziende riuscivano a renderlo più piccolo; non toglievano la sostanza inquinante ma la rendevano più piccola e quindi non soggetta alla legge che le vietava.

Vi sono poi ulteriori aspetti che da amministratore mi preoccupano molto: l’impatto sulla viabilità? Ipotizzando che il Pirogassificatore non emetta alcuna sostanza nell’aria quanto inquinamento porteranno i mezzi di trasporto che devono conferire il pulper? Quanti disagi per la circolazione quotidiana? Inquinamento e disagi importanti che potrebbero essere annullati costruendolo nella piana. E poi a quanto ammonterebbe il deprezzamento delle nostre case? Una cosa è essere una valle turistica, altro è essere una valle con connotazione industriale, senza poi, tra l’altro, avere le industrie. Quando si parla di business plan giustamente l’azienda mostra i suoi conti ma quelli di tutti gli altri operatori chi li mostra? Tocca noi amministratori parlarne, tocca alla Regione valutarli od accettare che la popolazione gli e le sottoponga.

Alcuni amici propongono di creare l’impianto e poi controllarlo assiduamente ma io ho un dubbio: dopo un investimento del quel tenore che potere avrà la politica per controllare realmente la situazione? E con quali tempi. L’esempio della diossina dell’impianto di Castelnuovo Garfagnana deve essere presente in tutti noi. Ora i nostri amici, i nostri parenti stanno pagando per quella scelta; la pagano ora e non 20 anni fa quando ci fu la fuoriuscita. Così come non ci si può scordare quello che è successo al Pollina a Pietrasanta; e solo per fare qualche piccolo esempio locale.

A Fabbriche di Vergemoli poi abbiamo cancellato la possibilità di costruire un impianto a biomasse di notevoli dimensioni modificando il regolamento urbanistico prima ed il piano strutturale poi. Se ora venisse fatto un impianto del genere a Fornaci di Barga che fine farebbe il nostro sacrificio? Che fine farebbe la battaglia per non creare un impianto a biomasse a Gallicano? O quelle per non far smaltire il pulper a Borgo a Mozzano o a Castelnuovo?

Io mi continuo a domandare perché fare questi impianti, pur legittimi, in una valle stretta e chiusa, con già gravi problemi endemici dovuti all’assenza di circolazione dei venti e rinunciare a farli nella piana dove questi scarti per la maggior parte vengono creati e dove comunque l’area circola di più?

A mio avviso incide molto un sottile ricatto comune nelle aree più in crisi: vuoi lavoro accetti l’inquinamento. In questo caso però si aggiunge, almeno per me, un ulteriore preoccupazione: Ma veramente questi posti di lavoro verranno salvati? Veramente dopo l’azienda continuerà negli investimenti dando lavoro per i prossimi 50 anni? Perché alla fine è bene ricordare che il pirogassificatore vive di vita propria; produce energia che può essere utilizzata dalla fabbrica ma anche venduta, a mio avviso anche con maggior guadagno, per cui chi ci garantisce che dopo qualche anno tutto non tornerà come ora, chi ci garantisce che l’energia elettrica non sarà venduta ed in più noi ci ritroveremo questo mega impianto? Chi ora propone il pirogassificatore lo scorso anno ci diceva che il futuro della KME erano pomodori e insalata. Ora la proprietà e la dirigenza di KME ci chiedono di difenderla dimenticandosi che lo stato attuale è frutto del trasferimento in Germania delle eccellenze che la fabbrica aveva; penso alla Luvata, ai super conduttori. Ribadisco quali garanzie ci sono che una volta realizzato l’impianto altri pezzi importanti non se ne vadano visto che la proprietà già nel passato ha palesato i suoi indirizzi a favore di altri stabilimenti europei? Ci dicono che saranno investiti oltre 70 milioni in questa operazione ma a me risulta che riguarderanno tutti il pirogassificatore e la consequenziale modifica degli impianti oggi presenti, se è così dove sarà lo sviluppo della Fabbrica. Dove sono i nuovi posti inerenti all’attività fusoria che dovrebbero essere creati, come potrebbe aumentare la produzione dei lavorati metallurgici? Chi ci dice che questi famigerati nuovi posti di lavoro non verranno invece coperti dagli attuali lavoratori della Kme che così potrebbe chiudere definitivamente la sua attività metallurgica rimanendo uno scheletro che brucia unicamente pulper, rifiuti o quant’altro?

Sarei felice di essere completamente smentito dai fatti e non da parole, lo sarei molto e sono profondamente addolorato per la situazione in cui si trovano gli operai e gli impiegati della KME. A loro sono vicino come lo sono sempre stato, purtroppo però non credo che il pirogassificatore sia la loro soluzione. Personalmente credo che siano solo usati per farlo realizzare.

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Commenti

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  1. Tutti i sindaci dovrebbero prendere una posizione molto chiara su questa situazione , e non nascondersi dietro si ne ma ,e se , al di là delle ideologie politiche , e pensare in modo consapevole ,intelligente, per dare un futuro alla Valle del Serchio senza essere imparziali e andare contro il benessere di altri per il proprio.


  2. Bravo Sindaco Giannini. Analisi che condivido in pieno. Come vorrei che anche i Sindaci di Barga, Castelnuovo, Borgo, Bagni di Lucca, Coreglia e di tutta la Garfagnana, si unissero al Suo pensiero e avessero la stessa schiettezza nello schierarsi contro il “mostro” che crea cancro. Da parte mia, invito il mio Sindaco, Marco Bonini, il Senatore Andrea Marcucci e Ilaria Giovannetti a fare proprie le considerazioni da Lei espresse.
    Giuseppe Luti. Barga.
    * NO INCENERITORE*
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    “NON VIVIAMO PER LAVIORARE, MA LAVORIAMO PER VIVERE.”
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  3. Michele Giannini, guardando oltre il partito d’appartenenza, è stato chiaro, limpido, come ogni pubblico amministratore dovrebbe essere.

    GRANDE !

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