Al servizio della valle del Serchio e della sua gente: un ricordo di Laura Risaliti

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Non credo di essere in grado di raccontare chi sia stata e cosa abbia rappresentato Laura Risaliti per questa valle e per molti dei suoi abitanti: altri l’hanno conosciuta meglio di me o hanno partecipato insieme a lei alle mille iniziative che l’hanno vista protagonista, per quanto si sia sempre tenuta alla larga dalla ribalta e dagli onori della cronaca. Quando il direttore Galeotti mi ha chiesto la disponibilità a scrivere un ricordo di Laura, quindi, ho pensato che avrei potuto condividere soltanto le mie impressioni personali su quel piccolo tratto di strada che ho avuto la fortuna di percorrere insieme a lei. In tutta sincerità, anche questo è un compito non facile e avrei voluto evitarlo con tutte le mie forze. Visto però che gli eventi hanno preso la piega peggiore, ci proverò.

Ho incontrato Laura quando avevo vent’anni e più o meno per caso mi ero ritrovato a partecipare alle riunioni per la formazione di una lista da presentare alle elezioni comunali del 1990. In quel gruppo che aveva deciso di chiamarsi “Sinistra Unita”, fra le persone che ancora non conoscevo mi colpirono immediatamente Rolando Serafini e Laura Risaliti, con motivazioni per certi versi analoghe: entrambi erano oltremodo attenti alle opinioni e alle riflessioni di tutti, compresi quelli che come me erano poco più che ragazzi e totalmente inesperti di dibattito politico; entrambi alla fine erano capaci di fare ordine in quel mare magno a volte confusionario di parole, trovando una sintesi rispettosa di ogni singola idea e aggiungendo qualcosa di proprio, che quasi sempre era molto di più di quanto era stato detto fino ad allora. E al tirar delle somme, entrambi sapevano sempre cosa c’era da fare e come farlo, fra una battuta di spirito ed una pacca sulla spalla.

Rolando celebrò il mio matrimonio nel 1991 da consigliere comunale chiedendo la delega al sindaco Adami (le elezioni, inutile dirlo, finirono con un successo schiacciante della Democrazia Cristiana ed una sconfitta di Sinistra Unita). Riguardo a me, dopo aver messo su famiglia me ne andai quasi subito da Barga per motivi di lavoro. Seppi della scomparsa di Rolando per telefono pochi anni dopo e con Laura persi i contatti, ma entrambi rimasero impressi nella mia testa come l’esempio migliore di cosa dovrebbe essere chi decide di occuparsi di politica a livello locale: umani, attenti e rispettosi nei confronti di tutti, solidali, perspicaci, instancabili ed operativi. E anche divertenti, nel modo in cui solo le persone intelligenti sanno esserlo.

Ho ripreso a frequentare Laura una decina di anni dopo, quando sono tornato a vivere a Barga. Mi contattò per collaborare ad alcuni progetti che aveva in cantiere con l’Unione dei Comuni Media Valle: dal coordinamento per la comunicazione del sistema dei nidi d’infanzia al Museo delle Rocche e Fortificazioni sotto la Volta dei Menchi, una struttura all’avanguardia per la zona, fortemente voluta e seguita personalmente da Laura in ogni suo passo. Non più politica in senso stretto, quindi, ma politica nell’accezione più ampia e probabilmente autentica del termine: servizio alla comunità e partecipazione personale, cercando sempre di minimizzare i costi degli interventi pubblici e senza far troppo caso all’impegno richiesto, sia in termini di tempo che di energie. In questo Laura era insuperabile, o perlomeno io non ho mai conosciuto altre persone capaci di fare altrettanto. Mi si perdoni il paragone, ma fare le cose con lei mi faceva sentire come quando, da giovane, avevo la fortuna di giocare a calcio con gente molto più brava e più affidabile dietro le spalle: ti muovi sicuro, fiducioso delle tue possibilità e libero di dare il meglio, sapendo che hai qualcuno con te che sopperisce alle tue mancanze, ti indica la strada giusta da seguire e, cosa più importante, ti fa sentire parte di qualcosa assai migliore e più grande di te.

Ho saputo della sua malattia mentre stavamo ancora collaborando ad un progetto legato al Museo delle Rocche e Fortificazioni per l’Unione dei Comuni, insieme ai professori Gianluca Paoletti ed Andreina Di Brino (autori di testi e contenuti filmati), alla ditta SMAI di Pieve Fosciana e all’impresa Giacchini di Ponte all’Ania. Laura aveva in mente di aprire nuovi spazi da dedicare ad una mostra fotografica e ad un’altra installazione video: anche nei suoi ultimi giorni, ha continuato a fare progetti e seguire i lavori, compatibilmente con le cure alle quali si stava sottoponendo. Ora che purtroppo si è verificato quello che non volevamo rassegnarci ad accettare, ritengo che noi soggetti coinvolti abbiamo l’obbligo morale di portare a realizzazione questa sua ultima idea, oltre a custodire gelosamente il suo ricordo. Anzi, sommessamente a titolo personale e senza avere alcuna conoscenza delle implicazioni burocratiche, mi permetto di suggerire di intitolare a Laura Risaliti il Museo delle Rocche e Fortificazioni di Barga. Augurandomi che magari in futuro, quando qualche ragazzo di una classe in visita leggerà la targa e chiederà chi era Laura Risaliti, possa trovarsi davanti qualcuno che ha avuto la fortuna di incontrarla e abbia il coraggio di provare a raccontarla. Proprio come ho appena tentato di fare.

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