Agli impianti sportivi di Gallicano l’ultimo saluto a Laura Risaliti

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Un gran numero di persone si è ritrovato giovedì 12 luglio agli impianti sportivi di Gallicano per dare l’ultimo saluto a Laura Risaliti. Non è questa la sede per ricordare chi fosse Laura, lo abbiamo già fatto nei giorni scorsi. È doveroso però dare notizia della testimonianza di stima ed affetto tributatale da una folla eterogenea giunta fino a Gallicano per stringersi intorno alla famiglia nel suo ricordo: rappresentanti delle istituzioni ad ogni livello e gente comune, anziani e giovanissimi erano presenti e visibilmente commossi, prova vivente di quanto Laura fosse amata indistintamente da tutti e quanto lei ricambiasse, sempre pronta a regalare un aiuto, un sorriso o una parola di incoraggiamento senza mai chiedere niente in cambio.

Il luogo scelto per la cerimonia non poteva essere più appropriato: agli impianti sportivi di Gallicano Laura ed Ardelio Pellegrinotti avevano deciso di sposarsi dopo tanti anni di convivenza per poter poi iniziare la procedura di adozione che avrebbe portato ad accogliere Mahlet in famiglia (e gli occhi di Laura si illuminavano di una luce ancora più intensa quando nominava la figlia); lì si sono tenute innumerevoli edizioni della Festa dell’Unità, nelle quali Laura era sempre il fulcro e il punto di riferimento per tutta l’organizzazione. Come ha detto Vincenzo Cardone nel suo intervento, se davvero in futuro riusciremo a registrare le voci che si sono susseguite in un luogo nel corso degli anni, agli impianti sportivi risuonerebbe innumerevoli volte il nome di Laura, perché tutti facevano riferimento a lei, sapendo di poterci contare in ogni momento e per qualsiasi cosa.

Oltre a Vincenzo, a cercare le parole per ricordare Laura sfidando la commozione e trattenendo i singhiozzi ci hanno provato l’amico di sempre Roberto Rocchiccioli, Raffaella Mariani, la cara cugina Serena Carzoli ed infine Ardelio Pellegrinotti, il compagno di e da una vita. Nei discorsi di tutti, è emerso lo spessore umano, politico e sociale della persona che ci ha improvvisamente lasciato. Ascoltando i loro racconti, tornava in mente quel famoso passo in cui Antonio Gramsci si chiede se davvero si può amare una collettività senza aver amato ogni singola persona, perché la dedizione di Laura alla causa di tutti era davvero inseparabile dalla sua solidarietà ed affetto per ognuno di noi. Nel suo essere “di sinistra”, al di là delle sigle di partiti, organizzazioni e attività che cambiavano nel corso degli anni, c’era tutto questo.

Qualcun altro avrebbe dovuto parlare, ma non ce l’ha fatta ed è anche comprensibile, nonostante si fosse fatto di tutto per far assomigliare la cerimonia più ad una festa civile che ad un funerale: dalle bandiere delle organizzazioni sindacali con il loro rosso acceso, ad una banda musicale improvvisata da alcuni fra i migliori musicisti locali che ha accompagnato il feretro fino al vicino cimitero dove è stato tumulato. Negli occhi e nei volti di tutti i presenti, il dolore e la commozione per la perdita inconsolabile, ma anche compostezza ed orgoglio per aver avuto il privilegio di poter fare un pezzo di strada insieme ad una donna così speciale.

“Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l’aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.
Quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l’aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei”.
Pablo Neruda

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