Sulla via dei Magi – Knossos – Creta – 28 dicembre

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Attraversiamo l’isola all’alba e raggiungiamo il sito archeologico di Knossos. Gaspare incontra altri due vecchi amici, di cui uno ha la stessa età di Melchiorre, una veneranda età.

Costui, tiene nei suoi campi un toro nero, simbolo del minotauro e, guardando l’animale brucare, ascoltiamo la leggenda che lo riguarda e che qui brevemente riassumo per chi non se la ricordasse.

Saltando i preamboli, il re di Creta Minosse teneva rinchiuso il minotauro, dalla testa di toro e dal corpo di uomo, nel labirinto costruito da Dedalo. Per vendicarsi del figlio ucciso dagli Ateniesi, Minosse ordinò ad Atene, che era allora sottomessa a Creta, di inviare ogni anno sette fanciulli e sette fanciulle da offrire in pasto al minotauro, che si cibava di carne umana. Sino a che Teseo, figlio del re di Atene, si offrì di far parte di uno dei fanciulli per tentare di uccidere il mostro. Gli venne in aiuto la figlia del nemico, Arianna, che si innamorò di lui. Seguendo il filo, appunto, di Arianna, Teseo affrontò il minotauro e lo uccise, uscendo velocemente dal labirinto.

Il palazzo di Knossos o Cnosso è uno dei luoghi più importanti della classicità e venne dissepolto dal famoso archeologo Sir Arthur Evans nel 1900. La datazione del sito risale al 1600 a.C. Pensate che si estendeva per 20.000 mq ed aveva oltre 1400 camere! Ma non è tutto ora quello che luccica. Abbiamo qualcosa in comune con questa isola, la sismicità. Eh sì, il declino della città incominciò dopo un terremoto di grandi proporzioni avvenuto intorno al 1450 a C.

Ma oggi sembra una bella giornata, e i nostri ospiti ci offrono una cena tipica isolana, l’AGNELLO ALLA GRECA, per l’occasione battezzato AGNELLO DEL MINOTAURO. Viene anche spiegato a Melchiorre che sarà così tenero da poterlo inghiottire senza neanche masticarlo.

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Ingredienti per quattro persone

1,5 Kg di agnello

1 porro

1 carota

Pepe nero

4 scalogni

1 cucchiaio di cannella

1 limone

Origano

Brodo vegetale (con patata e bacche di mirto o di ginepro)

Un rametto di rosmarino

Procedimento.

Tagliate a pezzi l’agnello e conditelo con una marinata composta da: succo di limone, carote tagliate a fettine, sale, origano, cannella, grattata abbondante di pepe, fettine di porro, scalogni interi, abbondante olio di oliva.

Preparate il brodo vegetale con parte delle verdure usate, aggiungendo anche una bella patata. Io uso aggiungere in tutti i brodi le bacche di mirto. Le raccolgo nei cespugli, copiosi dove abito, ma credo li possiate anche trovare in commercio. Se proprio non li trovate, mettete qualche bacca di ginepro. Queste bacche non solo conferiscono sapore, ma rendono il tutto anche più digestivo.

Aspettate almeno un’oretta, dopo di che pulite i pezzi dalla marinata, che metterete da parte, e scottateli in una padella.

Quando i pezzi saranno dorati, aggiungete la marinata e il brodo vegetale, sino a coprire l’agnello. Al bollore abbassate la fiamma e fateli cuocere a fuoco lento per un’ora. Anche qui, dipende dall’agnello: se ha pascolato sulla montagna barghigiana, un’ora non basterà. Se l’agnello è stato allevato in modo intensivo, basteranno anche 50 minuti.

Sarà pronto quando infilandoci una forchetta, entrerà nella carne senza opporre resistenza. A tal fine, se vi sembra ancora duro, aggiungete brodo vegetale, sino a che non diventa morbidissimo.

Servitelo decorandolo con il rametto di rosmarino.

Riguardo al vino, suggerisco il rosso Brania delle Ghiandaie di Colleverde.

Fine sesta tappa

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