My tastes from Italy: Lombardia & Liguria

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Brunella Ponzo ci presenta il suo libro di ricette italiane dal titolo “Tastes from Italy” dove ha raccolto molte delle ricette più sfiziose e tradizionali della nostra cucina. Ogni settimana verranno pubblicate due regioni; partiamo con la Lombardia e la Liguria.
Brunella oltre ad aver scritto con successo testi di cucina e gialli, ha il piacere di comunicarci che da pochi giorni è uscito, in formato ebook, il suo ultio testo dal titolo “lo strano caso di Albert Donà” che sarà disponibile su Bookrepublic.it ma anche su Amazon, Kobo ed Apple store.
Vi auguriamo una buona lettura.

INTRODUZIONE

Questo libro è ispirato alla mia vita in Toscana.
Vivo tra le Colline Lucchesi e la Montagna Barghigiana, ma provengo dal Piemonte, la regione dell’estremo Ovest d’Italia, dove il cibo è un elemento importante nella cultura e nella tradizione territoriale, come lo è in Toscana.
Sono sposata ad un enologo, Saverio, che ha lavorato molti anni in Chianti Classico, per poi trasferirsi in Lucchesia nel 1994, sulle verdi colline del Nord della Toscana maturando anche esperienze in Sardegna e nel Sud della Penisola, recentemente scoperta dagli amanti del vino di tutto il mondo. Non nego di essermi dedicata alla storia del cibo ancora di più da quando lo conosco, condividendo quella che è una vera e propria passione e da cui è nata l’idea di questa selezione.
Vi invito a seguirmi in questa deliziosa passeggiata gastronomica intorno all’Italia, scoprendo le ricette per me più rappresentative della Toscana e delle sue regioni sorelle, buone da visitare e …da assaggiare. Prima di ogni ricetta c’è una spiegazione, tratta dalla mia esperenza personale che desidero condividere con voi.

Potete cucinare alla moda italiana nel seguente partendo dalla materia prima, dagli ingredienti, per comporre ricette regionali.

INGREDIENTI COME NELLE SEGUENTI REGIONI

Pane Trentino Alto Adige

Pasta Lazio, Abruzzo, Molise

Riso Lombardia

Farro Toscana

Verdure Toscana, Marche, Calabria, Sicilia

Pesce Friuli Venezia Giulia, Veneto, Toscana, Campania, Basilicata, Sardegna

Vitello Emilia Romagna

Maiale Toscana

Agnello Puglia

Piccione Umbria

Formaggio Liguria

Salse speciali per intingere: Valle d’Aosta (fontina) e Piemonte (acciughe)

LE NOSTRE VENTI REGIONI

Valle D’Aosta Fonduta alla Valdostana
Fonduta al cioccolato

Piemonte Bagna Cauda

Liguria Focaccia di Recco

Lombardia Risotto alla Milanese

Veneto Sardelle in saor

Trentino Alto Adige Canederli

Friuli Venezia Giulia Crema di zucca con gnocchetti di aringa

Emilia Romagna Scaloppine alla Bolognese

Toscana Farrotto
Arista
Caciucco e Zuppa Versiliese
Zuppa di ceci

Marche Olive all’Ascolana

Umbria Piccioni alla Umbra

Lazio Spaghetti alla Carbonara

Abruzzo e Molise Spaghetti Abruzzesi-Molisani

Campania Impepata di cozze
Cozze alla marinara

Puglia Agnello al cartoccio

Basilicata Pesce di Maratea

Calabria Zuppa di fave

Sicilia Caponata di melanzane

Sardegna Tonno alla Carloforte

IN OGNI RICETTA:
Burro significa burro di latte vaccino (non margarina)
Olio significa Olio extravergine di oliva (per chi ama la cucina ayurvedica va benissimo anche l’olio non tostato di sesamo)
Acqua per la pasta: calcolate 1 litro a persona e salate solo quando prende a bollire

OGNI RICETTA E’ TARATA SU QUATTRO PERSONE

LIGURIA

Il modo migliore per scorgere la Liguria è di farlo come usavano i pirati saraceni, con il battello: dalla verde costa di Levante a quella più industriosa di Ponente. Non assalterete villaggi e castelli, ma forni e gastronomie.
Portofino e il Golfo del Tigullio vi regaleranno l’ indimenticabile immagine delle architetture colorate riflesse nell’acqua color smeraldo che, per certi versi, ricordano quelle della costa Dalmata, così intense da chiedersi: “perché ci vengo solo ora?”.
Genova è la città di Cristoforo Colombo e dei grandi navigatori, e tutto intorno ricorda le loro gesta. Una volta l’anno programmo una visita a questa incredibile città, una camminata nel centro storico, che ricorda l’Oriente, condensato in un intrigo di piccole vie chiamate “carrugi”, da cui occhieggiano barbieri di origine tunisina, panettieri genovesi da generazioni, venditori di oggetti antichi, bar smart che accolgono gli abitanti e i turisti con lo stesso calore. Genova si esprime attraverso un’atmosfera internazionale filtrata dalla sua storia centenaria e tinta dal crogiuolo di razze che l’ha abitata, come Venezia. Città di mare e di mercanti: leggetela così.
Sempre dal cuore del Mediterraneo, approdata attraverso chissà quali rotte, vi propongo una delle sue più note specialità, la “focaccia di Recco”, dall’omonima località a Sud di Genova. Ne ho trovato di simili ad Alessandria d’Egitto, consistenti in un semplice impasto di acqua e farina, farcito di formaggio fresco che, a seconda dei latti usati, acquista proprietà aromatiche del tutto diverse.
Infine, inchinandomi come di fronte ad una gloria nazionale, ricordo il “pesto genovese”: se dovessi pensare ad uno spot per la Liguria, penserei ad “una lingua di terra al profumo di basilico”.

FOCACCIA DI RECCO

250 g farina doppio zero
Acqua quanto basta
350 g stracchino (o formaggio fresco di pecora o capra per chi preferisce sapori mediterranei)
125 olio extravergine di oliva (taggiasca se lo trovate, tipicamente ligure)

Impastate l’acqua con la farina, un pizzico di sale e un cucchiaio d’olio. Lasciatela in un luogo asciutto e al coperto per un’ora. Impastatela di nuovo e dividetela in due panetti. Lavorateli con il mattarello e stendeteli a comporre due sfoglie piuttosto fini. Ungete con l’olio una teglia rettangolare e stendete una sfoglia di pasta. Spalmatela di formaggio e copritela con la seconda. Quindi spennellate con il restante olio o spalmatelo usando le dita. Praticate dei fori con I rebbi della forchetta, affinché la pasta non faccia bolle e si spacchi cuocendo. Infornatela a 200 gradi per una mezz’ora e servitela bollente, tagliata a fette da cui traspare il formaggio colante. Accompagnatela con pomodorini ciliegini.

LOMBARDIA

La Lombardia non è solo la terra dei laghi più grandi e famosi d’Italia ma, grazie a Milano, si conferma la regione della finanza e della moda italiane. Si può dire che Milano presenti il volto di una città europea, che ritorna ad essere immediatamente italiana in mezzo ad un traffico caotico tipicamente napoletano: tutti vanno, non si fermano, devi saper guidare bene a Milano. Ma è anche una delle città culturali più rappresentative del nostro Paese, e ne ospita il Teatro più noto, La Scala. Senza parlare del suo Duomo gotico, simbolo della città, sovrastato dalla sua famosa Madonnina.
Dai negozi alla moda di Via Montenapoleone ai romantici Navigli, ce n’è per tutti I gusti, e per chi vuole visitare EXPO 2015 o quello che ne resterà alla fine dell’esposizione universale, non si faccia scappare il lato moderno delle città, le architetture sublimi del Bosco Verticale e del Campo di Grano in piena city, tra grattacieli di banche e assicurazioni. Una piccola New York?
Ma a Manhattan non hanno il risotto allo zafferano. Lombardia e risaie, sono un connubio storico. Lo zafferano arrivava sia dalla rotta delle spezie che dalle coltivazioni del centro Italia. Un riso colorato, gioioso, calorico, un riso che ci induce al lavoro, assomigliando al carattere laborioso dei Milanesi.

RISOTTO ALLA MILANESE

1 piccola cipolla bianca
50 g midollo di ossobuco
200 g burro
400 g riso (meglio se di varietà Carnaroli o Arborio)
1 bicchiere di vino rosso
20 g di zafferano (meglio in pistilli)
50 g parmigiano reggiano grattugiato
2 lt brodo di carne

Se volete un buon brodo, immergete la carne in acqua fredda con gli odori. Ci vorrà almeno un’ora. Quindi iniziate a tagliare la cipolla fine fine e a dorarla con una noce di burro in un’ampia casseruola. Aggiungete il riso e rimestate delicatamente, affinché I chicchi assorbano il grasso del burro e si tostino leggermente. Aggiungete il vino e fate evaporare, continuando a girare con il cucchiaio di legno (conoscete quello con il buco in mezzo da risotto?). Aggiungete sale, pepe e due tazze di brodo. Continuate con il brodo sino a quando il riso non è quasi cotto. Infine sciogliete lo zafferano nell’ultima tazza di brodo e spargetelo sul riso, che diventerà rosso. Continuate a girare, sino a che il colore si stempererà diventando arancione e infine giallo zafferano. Spegnete il fuoco e spolverate con il formaggio, aggiungete l’ultimo burro rimasto e girate delicatamente (operazione detta mantecatura). Coprite con il coperchio per pochi minuti. Servite all’onda (ovvero il riso non deve essere asciutto, ma morbido, in modo che passando il cucchiaio da portata per servire, possa distendersi e risalire come le onde del Lago Maggiore).

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