Garfagnana: IMU disincentivo all’insediamento agricolo nelle aree montane, 4.300 aziende “chiuse” dagli anni ‘90

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L’Imu sui terreni agricoli imprimerà una violenta accelerazione al processo di spopolamento delle aree marginali della Provincia di Lucca concentrare tra la Garfagnana e l’Alta Versilia. Ne è convinta Coldiretti Lucca (info su www.lucca.coldiretti.it e www.facebook.com/ColdirettiLucca): “se il Governo non cambierà la norma – spiega la principale organizzazione agricola – gli effetti sull’agricoltura potrebbero essere devastanti. Le aziende agricole situate nelle zone cosiddette marginali o svantaggiate, come lo sono quelle montane, dovrebbero essere sostenute e non penalizzate così come andrebbero stimolati nuovi insediamenti”. I numeri dicono purtroppo che questo processo lento e progressivo di “abbandono” delle superfici agricole montane ha giù portato alla chiusura di 4.300 aziende (-65%) dagli anni ‘90 ad oggi (fonte Istat) per lo più concentrate in Garfagnana. La stangata Imu potrebbe avere un ulteriore effetto domino.

A far scattare il pagamento – ricorda Coldiretti – non è più la posizione dei terreni aziendali in montagna, ma l’altitudine in cui si trova il palazzo comunale: se è al di sotto dei 280 metri sul livello del mare, anche se il terreno è sopra i 600 metri, il titolare sarà chiamato a pagare. La franchigia totale, quindi l’esenzione, rimarrebbe solo in alcuni centri dell’alta Garfagnana: Careggine, Giuncugnano, Minucciano e Sillano mentre una parte dei comuni transiterebbe dall’esenzione totale a quella riservata ai professionisti o ai coltivatori diretti: si tratta di Barga, Camporgiano, Castiglione, Coreglia, Fabbriche di Vergemoli, Fosciandora, Molazzana, Pescaglia, Piazza al Serchio, Pieve Fosciana, San Romano, Vagli, Villa Basilica e Villa Collemandina. I due comuni principali, Capannori e Lucca (finora classificati come parzialmente montani) ricadrebbero anch’essi nell’esenzione parziale. Ma peggio di tutti andrebbe a chi passerà dalle stelle alle stalle, cioè della massima esenzione al “massimo pagamento”: si tratta di Bagni di Lucca, Borgo a Mozzano, Castelnuovo e Gallicano. Continuerà a pagare la totalità dei contribuenti, invece, ad Altopascio, Montecarlo e Porcari. Questo il quadro.

 
Intanto “trapela” proprio in queste ore l’ipotesi da parte del Governo di riportare il parametro dei pagamenti alla classificazione dell’Istat dei comuni “montani” o “parzialmente montani”. Coltivatori diretti ed imprenditori agricoli sarebbero, in questi due particolari casi, esentati dall’Imu così come avveniva in precedenza. “La norma attuale – spiega ancora Coldiretti – crea una inspiegabile disparità di trattamento tra campi confinanti appartenenti addirittura allo stesso proprietario, ma ricadenti all’interno di Comuni con i centri amministrativi su altitudini diverse”. Tra le categorie più penalizzate quella dei pensionati già costretti a vivere con pensioni così come molte aziende che hanno dovuto fare i conti con una stagione agricola molto negativa a causa della scarsa prodizione di olio, castagne e miele, solo alcuni dei prodotti più importanti. Resta però il problema della scadenza del pagamento il 26 gennaio, una scadenza – sottolinea Coldiretti – troppo ravvicinata visto che mancano solo due settimane, considerando anche che per il 21 gennaio è anche atteso il pronunciamento del Tar del Lazio sulla conferma della sospensione del pagamento dell’Imu nelle zone montane adottata dallo stesso Tar il 23 dicembre scorso. Anche per questo motivo Coldiretti sostiene la richiesta da più parti avanzata, che venga prorogato il termine per il pagamento in modo da mettere i contribuenti in grado di adempiere alle pratiche necessarie.

 
Coldiretti auspica che si arrivi ad un provvedimento chiaro, che non penalizzi le aziende delle zone disagiate. Un ruolo questo che svolgono anche gli imprenditori agricoli in pianura che con la loro attività mantengono il paesaggio e il territorio. Ruolo che è stato riconosciuto proprio con l’applicazione dell’Imu in pianura per cui il Governo ha ridotto il moltiplicatore della rendita da 110 a 75 per i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali, riconoscendo il terreno come strumento di lavoro. Un riconoscimento che Coldiretti auspica possa avvenire anche nella prossima revisione del catasto dei terreni perché la tassazione tenga presente i profondi cambiamenti avvenuti in agricoltura dove la redditività dei terreni e fortemente diminuita.

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