Io, donna, e la mia vita da “preda”

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Questo è un articolo che più di parlare di stalking, vuol sensibilizzare la società a capire come ci si sente ad essere da un giorno all’altro la preda braccata di uno stalker.

Perché è così la vita di chi ha deciso di fuggire da situazioni che sono state per anni una sorta di “gabbia”.
Nel corso dell’articolo ripeterò spessissimo la definizione di preda e di predatore, perché voglio che il concetto rimbombi nelle menti e aiuti chi legge a comprendere e, soprattutto, a chiedersi come sia la vita di coloro che come “prede”, ogni giorno devono battersi per il proprio diritto di libertà.

Perché è così che ci sente uscendo di casa, sin dal giorno dopo che si è deciso di riprendersi la propria vita dopo anni di sopportazioni, comprensioni, delusioni , sofferenze, abusi etc… Ed è da quel giorno “dopo” che accade quello che io definisco il paradosso, perché la persona che si libera dalla sua ‘gabbia’, a causa di un sistema complesso e diabolico, non inizia una vita libera come dovrebbe essere, ma viene catapultata a vivere in una sorta di bracconaggio ed inizia a essere perseguitata per essere ricatturata, in questo caso da un predatore-uomo che non si rassegna alla sua preda “sfuggita”.
La persona perseguitata vive quindi in una “via crucis” che la identifica in tutto ciò che fa come preda, da preda si recherà a lavoro, da preda crescerà i figli, da preda sussulterà quando suonerà il telefono o il campanello di casa, da preda andrà a fare la spesa, da preda vivrà la sua non vita!

È così inizia la sua “latitanza”, mentre il predatore vive la sua sopravvivenza in funzione di essa, che diventa la sua ragione di vita ed esattamente come accade per il leone con la gazzella, il predatore studia, mira e vive in funzione della sua “caccia”. E, con la stessa logica e lucidità di un felino, il predatore-uomo inizierà ad agire studiando come riuscire a stanare, braccare e catturare la sua preda.
È però opportuno precisare che gli stalker/predatori non sono soggetti patologici come spesso vengono definiti e per questo quasi ormai giustificati per le loro assurde azioni. Da tecnico posso ben affermare che sì, strutturano un’ossessione e quindi un comportamento insano, ma non sono uomini affetti da patologie che comprendono nella loro sintomatologia un’incapacità a intendere e volere, anzi… la maggior parte di essi è pienamente partecipe delle azioni che compie, è razionale, è abile a progettare e a pianificare le sue mosse per aver successo nella sua “caccia”; un predatore è uno stratega a tutti gli effetti!

Nel tempo affina le sue abilità di convincimento, spesso strumentalizzando le emozioni e le relazioni, ritenendosi una vittima abbandonata, piuttosto che un innamorato disperato o ancora, se ci sono figli, un padre “espropriato” dai suoi affetti.
Ma la maggior parte dei perseguitori non è nulla di tutto questo!
Sono persone che soffocano le loro emozioni verso il fallimento una relazione che è finita, eclissando le proprie responsabilità in questo. Sono soggetti privi di metodi comunicativi, e che spesso a questi sostituiscono atti di violenza e di offesa!
Vivono le relazioni da “passionali” e come tali tendono ad esternare anche le emozioni negative con lo stesso impeto di quelle positive, e quando si sentono persi e disperati manifestano tutto in maniera esasperata, cercando così di impietosire chi ascolta, cercando di far passare il messaggio che in ciò che accade sono fragili.

Spesso, purtroppo, quest’opera di convincimento viene fatta difronte alle autorità, magari quando vengono richiamati a rispondere a denunce per i loro atti persecutori e/o violenti. E, cosa grave, purtroppo, spesso riescono in questo, riuscendo a farla franca sulle proprie responsabilità, passando loro come la parte lesa usando frasi del tipo “Io la amo! sono disperato perché mi ha lasciato!”; “lei non mi vuole più, io soffro!” “La seguo, la chiamo, ma non per lei, ma per i figli!”.

Ecco chiarito come un persecutore può riuscire a sfuggire alle proprie responsabilità penali, rimandando l’attenzione di chi osserva alla pietà che frasi simili possono suscitare, creando così alibi che limiteranno l’azione punitiva che meriterebbero.
Solo la consapevolezza di tutto questo aiuterà la società, le autorità e le istituzioni a capire cosa fare difronte al predatore-uomo. Esso va conosciuto per essere responsabilizzato verso le proprie azioni criminali, non va compreso e compatito! Urge capire che è un manipolatore che si nutre delle insicurezze altrui e che pianifica ogni sua azione a priori, strumentalizzando ogni situazione a proprio vantaggio, ma soprattutto vive con l’obiettivo di screditare la sua preda agli occhi del mondo, agli affetti più vicini come la famiglia, gli amici, i figli per riuscire a isolarla e renderla così più vulnerabile alla sua cattura!
Tratto da un’intervista a una “preda”:

“Ho denunciato tante volte il mio stalker, ma non sono stata assolutamente tutelata. Spesso sono stata invitata a capire, ad aspettare che le cose cambiassero affinché lui si calmasse, e la smettesse da solo. Ho assistito ad una vera e propria omertà, accompagnata da un’ipocrisia sociale vergognosa. Ho incontrato qualche esponente delle forze dell’ordine in gamba e professionale, ma di altri non posso dire altrettanto. Ho dovuto accettare un procedimento giudiziale in cui ho conosciuto l’assurdità della legge, attraverso la quale veniva riconosciuto qualsiasi diritto a lui e nessuno a me. Spesso mi sentivo impazzire. “Vivo” con una bambina da crescere nella paura di assentarmi come madre, perché sono continue le sue minacce. Ci sono giorni in cui mi sento pedinata dalla mia stessa ombra! Mentre lui continua a screditarmi come donna e madre, arrivando a coinvolgere persino la stampa locale, con un articolo dove dichiara che sia io quella violenta, mentre ogni giorno io deposito denunce e documenti vari che attestano il contrario! E l’unica cosa che posso fare è sforzarmi di rimanere lucida e calma, nonostante questi abusi psicologici che in me scavano una forte inquietudine, ma devo sforzarmi di essere forte per la tutela assoluta di mia figlia, ragione e colonna portante della mia vita da Madre- Preda”Il rapporto con le autoritàDesidero che questo estratto sia uno sprone per continuare a denunciare. La denuncia, al di là dei suoi percorsi burocratici lenti, ufficializza la nostra condizione, la tira via dal silenzio e questo dato è molto importante. Non è vero che denunciare è un rischio per la propria incolumità. È vero che tacere e omettere regala terreno fertile al predatore e ai suoi piani criminosi.

Cosa deve fare e non fare una Preda
-Mai accettare la propria condizione, soprattutto giustificare le azioni che si subiscono.
-Affrontare lo stato delle cose: ogni condizione può essere grave ma è modificabile e superabile.
-Mai aver paura! Ricordo che è la paura che rende forte un predatore; smettere di avere paura vuol dire rendere il predatore più debole. In questo senso consiglio di tessere intorno a se stessi una tela relazionale: chiedere sostegno ad amici e familiari e affidarsi ad uno psicologo competente vi darà sostegno e protezione.
-Parlarne con un avvocato e denunciare ogni azione che si subisce, sia fisica che mentale.
-Non essere mai impulsive, mai “perdere la testa”: un’azione dettata dall’impulso verrà usata dal predatore come un elemento a suo favore
-Mai comunicare con il Predatore, poiché non esisterà comunicazione, lui tenderà soltanto a voler controllare ogni singola espressione ascoltata e manipolarla. E preciso che tentare di costruire una comunicazione con un Predatore può solo alimentare una spirale psicologica che tende ad indebolire ed annullare la preda.
-La preda deve amarsi come persona, come genitore e come professionista. L’autostima non è soltanto una bella parola scritta sul libri, è il contatto costante della nostra mente con l’anima. Noi non siamo solo importanti, ma fondamentali a noi stessi!
– Ricordarsi che abbiamo potere personale e decisionale, possediamo una dignità da coltivare, abbiamo un talento da esprimere ed una vita da meritare.
-Vincere non è semplicemente sopravvivere e salvarsi.
-Vincere significa pretendere di essere felici e pretendere di vivere la libertà che ci spetta di diritto.
-Il predatore deve essere riconosciuto dalla vittima, ma anche dalle persone alle quali la vittima chiede aiuto.

I consigli di Mia:
Alle prede: chi vi ama non vi controlla né prima, né durante e né dopo una relazione. Non confondete la protezione con l’isolamento. L’amore è la valorizzazione dell’autonomia altrui. Non rimproveratevi per ciò che subite. Non sentitevi sole, non lo siete! Fidatevi di voi stesse, perché è l’unico modo per poterne uscire! Se possibile confrontatevi con persone che hanno vissuto la vostra stessa esperienza. Coltivate amicizie e rapporti di famiglia.
Alle persone che osservano: il predatore è l’opposto di ciò che sembra. Diffidate dalle apparenze, da quei modi gentili e puliti attraverso i quali si mostra, ma fidatevi delle richieste di aiuto della vittima, che in apparenza sembra tanto squilibrata e contradditoria. È soltanto indebolita, confusa e spaventata. Aiutatela, non abbiate paura di chi chiede aiuto ma acquisite senso civico, poiché un malessere sociale, se lasciato libero di evolversi, prima o poi colpirà tutti!
Ai predatori: usate la vostra intelligenza per capire che se state commettendo atti insani e sentite di non riuscire a controllare i vostri impulsi potreste avere aiuto prima che sia troppo tardi. Facendolo darete a voi stessi una nuova possibilità per ridare dignità, valore e serenità alla vostra vita!
Se invece fate parte di quella schiera che crede di farla franca, sappiate che vicino alle prede troverete un muro civico che le proteggerà, fatto di amici, familiari e persone consapevoli che chi va stanato e rinchiuso per pericolosità sociale siete voi!

Frase del giorno
“Ci sono abissi che l’amore non può superare, nonostante la forza delle sue ali.” Balzac-Honoré

Se la vostra vita è quella di una preda o di un predatore che intende redimersi, scrivete a parliamonealgiornaledibarga@yahoo.com prenderò in considerazione lettere in cui volete raccontare la vostra storia (anche in forma anonima), sia lettere in cui mi chiedete supporto e informazioni per trovare valide soluzioni

Un caro saluti ai lettori, dott.ssa Mia
parliamonealgiornaledibarga@yahoo.com

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