Buona sanità e risparmi ridicoli: anche la volontà e l’abnegazione vittime della crisi…

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Nel titolo si riassume la testimonianza significativa e che merita di essere sottolineata di un paziente del reparto della riabilitazione del “San Francesco” di Barga, uno dei reparti che in Valle del Serchio, a differenza di qualcuno che lo vorrebbe allo sfacelo, sta continuando a fare miracoli. Miracoli non miracolosi, eclatanti, roboanti. Miracoli concreti. Fatti di lavoro, umanità e professionalità. Che sono in grado di restituire una vita apprezzabile a chi d’improvviso si è trovato gravemente disabile. A volte con risultati sorprendenti. Quasi sempre con risultati importanti e che restituiscono una vita da vivere ai pazienti. E dove questo si fa ogni giorno.
Quanto ci dice il generale Santo Praticò dei paracadutisti della “Folgore” testimonia appunto la bontà di questo reparto ed insieme quanto spesso, la buona sanità, sia costretta purtroppo a fare i conti con tagli alla spesa a volte veramente ridicoli. Spesso decisi da burocrati che sarebbe meglio che passassero qualche giorno in un letto d’ospedale prima di giocare con la matematica e con le sottrazioni.
Di fronte ad una sanità di livello eccellente i pazienti si scontrano con tagli alla spesa che farebbero sorridere se non riguardassero gente che tanta voglia di sorridere spesso non ha: acqua minerale razionata, bicchieri di plastica che non sono più passati al reparto e così i pazienti, per prendere le terapie del mattino, sono costretti a prendere l’acqua nella sciacquatura della tazza con la quale hanno fatto colazione.
Che paradosso. Esempio lampante di come è finita questa Italia. Dove siamo in grado, soprattutto grazie all’impegno della sua gente operosa, di fare grandi cose. Ma dove anche ci facciamo prendere in giro scadendo a volte nel ridicolo nel nome del dio risparmio che, purtroppo, punisce sempre la povera gente.
Abbiamo detto anche troppo. Lasciamo spazio alle parole del generale Praticò.

Da qualche giorno mi trovo a Barga; è la prima volta che vengo in questa ridente località della collina lucchese ahimè non per turismo ma per motivi sanitari.
Sono ricoverato nel piccolo ospedale di questa cittadina per un ciclo di fisioterapia.
Ho trovato un clima caldo, ma piacevole specialmente la sera quando una leggera brezza fa trascorrere minuti sereni nel giardino a colloquio con altri pazienti.
Il contesto architettonico è confortevole e luminoso, le stanze sono dotate di aria condizionata, tv, bagno con doccia e i letti sono regolabili elettricamente con il telecomando; l’igiene è molto curata.
Il personale medico, infermieristico, fisioterapico e di supporto è senza ombra di dubbio all’altezza dei compiti assegnati.
Ciò che subito salta in evidenza è la grande volontà, la disponibilità, l’educazione, la pazienza e l’impegno che in ogni circostanza, sia di giorno che di notte, viene messa a disposizione di tutti i pazienti.
Pazienti dai caratteri più variegati sofferenti di patologie complesse sia a carattere ortopedico che neurologico; autosufficienti e non.
Ho avuto modo di vedere casi veramente drammatici e ascoltare le loro storie. Dall’insorgere della malattia, che li ha resi quasi infermi, fino ad ora che, dopo poco meno di un mese , riescono a deambulare con l’ausilio di un bastone. Sono risultati di grande rilevanza frutto di quell’indiscriminato impegno profuso a tutti i livelli dal personale del reparto. Di questo ne sono rimasto favorevolmente colpito anche perché ho potuto notare macroscopiche “differenze “con altri ospedali che ho, mio malgrado, dovuto frequentare.
Altro elemento caratteristico è l’attenzione che viene posta in qualsiasi circostanza verso coloro che necessitano di particolari cure sia nei momenti diurni che notturni, nella consumazione dei pasti, nella somministrazione delle eterogenee terapie e nel vigilare per intervenire immediatamente per qualsiasi evenienza.
Questo è, in maniera sintetica perché sarebbero necessarie molte pagine per descrivere i dettagli, l’aspetto umano di questo “contesto” ; purtroppo tutti gli sforzi profusi dal personale sono a volte vanificati da situazioni indipendenti dalla loro volontà e di cui di conseguenza ne sono anche loro vittime.
Ad esempio uno dei problemi riguarda l’approvvigionamento dell’acqua, dei bicchieri di carta e dei generi di consumo per la colazione. Si verificano, purtroppo, situazioni imbarazzanti sia per i pazienti che per gli infermieri che in certi casi sono veri e propri parafulmini per i malumori rappresentati.
Diversi pazienti con particolari patologie si sono organizzati in proprio per sopperire a certe carenze. (acquisto di biscotti, acqua e bicchieri di carta ).

Qualche esempio:
BISCOTTI: a colazione sono previste due fette biscottate e una tazza di latte e caffè o orzo o the.
Non mi sembra molto sufficiente.

ACQUA : ne spetta una bottiglia ( 1,5 l. ) ogni due giorni per paziente, compresi i pasti.
Ritengo che sia da considerare tale quantità insufficiente.
Nello specifico è da apprezzare l’attenzione degli operatori finché ci riusciranno, nel girare fra i tavoli con una bottiglia di acqua per soddisfare le varie richieste.

BICCHIERI DI CARTA: a colazione, per mancanza di quell’articolo, l’acqua per l’assunzione dei farmaci viene versata nelle tazze dove poco prima è stato consumato il latte o il caffè o altro e si è intinto i biscotti; ingerendo così una sorta di sciacquatura di residui sia liquidi che solidi.

Adesso, alla luce dei fatti esposti e senza toni polemici, risulta veramente difficile credere che un “contesto” basato sulla “premura” e sulla “professionalità” debba scadere in qualità per la mancanza di alcuni generi reperibili, ritengo, con spese molto contenute.
Se la crisi è la causa di questa débâcle sarebbe necessario da parte di coloro che gestiscono le “amministrazioni” dare una priorità ai “tagli” da operare e valutare in maniera oculata ciò di cui si potrebbe fare a meno.
Inoltre, a mio parere, opportuno sarebbe, al fine di evitare spiacevoli diverbi e sollevare il personale dall’attribuzione di responsabilità non di loro pertinenza, comunicare ad ogni paziente di organizzarsi per conto proprio per i generi di cui sopra o in alternativa promuovere le opportune azioni affinché la problematica possa avere una giusta e tempestiva soluzione.

Santo Praticò

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